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The Bluest Sky
Raindancer
[The Bluest Sky 2024]

Sulla rete: thebluestsky.bandcamp.com

File Under: alternative country, roots rock


di Remo Ricaldone (19/09/2024)

Chiusa la lunga parentesi dei Bean Pickers Union con ben quindici anni di attività e sette pubblicazioni discografiche (5 albums e due ep), Chuck Melchin, che ne era la figura guida sia dal punto di vista compositivo che da quello musicale, ha voltato pagina in maniera decisa passando da suoni prettamente acustici debitori dell’eredità musicale degli Uncle Tupelo in primis a un marcato accento elettrico, senza però rinnegare l’amore per certo l’alternative country ‘fedele alla linea’.

Il singer songwriter di Exeter, New Hampshire mantiene comunque quella cifra profondamente cantautorale che lo ha fatto considerare dalla critica attenta alle fascinazioni roots come uno tra i più interessanti musicisti indipendenti delle ultime decadi, e il progetto The Bluest Sky è subito partito con il piede giusto con l’omonimo disco dello scorso anno bissato dopo relativamente poco tempo da questo Raindancer, segno chiaro di un’ispirazione che è proseguita con entusiasmo e passione. Poche sono le differenze tra i due album con la produzione saldamente nelle mani di Chuck Melchin, la sua scrittura solida e pregna di esperienze personali e di considerazioni interessanti sui rapporti interpersonali e il coinvolgimento più o meno dello stesso giro di sidemen, dalle chitarre ispiratissime di Andy Santospago e di Gary Goodlow, già protagonisti del precedente lavoro, con l’aggiunta del bravo Mike Giordano, alla sezione ritmica nelle mani di David Breen al basso e Rick Cranford alla batteria, quest’ultimo a dividersi il lavoro con Karen Goodlow, fino alle tastiere di Duncan Watt a ‘sfumare’ i suoni grazie ad un notevole gusto melodico.

Detto del cambio di marcia, questo avviene soprattutto con Girl From My Building in cui le chitarre di Andy Santospago lasciano il segno all’interno di una melodia dalla freschezza che rimanda alle cose migliori dei Jayhawks, con Skinny Lady e Queen Of The Sick Burn a spingersi in territori decisamente rock’n’roll e dai temi gustosamente ‘southern’, mentre The Circle e Smuggling rappresentano un alt-country sicuramente derivativo ma estremamente piacevole. E’ presente comunque il lato più introspettivo di una scrittura ispirata, dove emergono melodie che conquistano come l’affascinante waltz-time di This Is What Poet Means in cui Chuck Melchin è accompagnato dal solo Duncan Watt a piano e organo Hammond, Crop Circles, ballata elettrica interpretata con toni stimolanti, 6280 Feet frutto di un viaggio nelle magnifiche Canadian Rockies e di ritorno nell’area tra Montana, Wyoming e Colorado, e infine Battlefield, riflessione sulla fine di una storia d’amore e la conseguente capacità di imparare dagli errori compiuti.

È questo sotto il nome di The Bluest Sky un percorso che, complice una ormai maturazione completa di Chuck Melchin, sta regalando frutti gustosi e in linea con i suoni ‘tracciati’ dalle band sopra citate.


    


<Credits>