Robert Jon (Robert Jon Burrison, voce e chitarra)
e la backing band dei The Wreck - Andrew Espantman (batteria), Henry James
Schneekluth (chitarra), Warren Murrel (basso) and Jake Abernathie (tastiere)
- li avevamo già incrociati tempo addietro con un disco - Shine
a Light On Me Brother- che non ci aveva entusiasmato, southern rock
sì, ma piuttosto raffazzonato e radiofonico. Saranno riusciti a
fare di meglio e a regalarci un lavoro interessante? Vediamo. Intanto
questo disco, edito dall’etichetta di Joe Bonamassa, la Journeyman Records,
è stato prodotto da Kevin Shirley (Aerosmith, Black Crowes) e, recita
il comunicato stampa, è un mix di southern rock, ritmi funk e testi sagaci.
Di solito roboanti comunicati nascondono una solenne fregatura...
Partiamo con la tracklist senza troppi indugi. L’inizio di Stone Cold
Killer è abbastanza raggelante, come da titolo. Banalità a profusione
e un rock che non si sentiva dai tempi dei Guns N' Roses (ma loro erano
meglio, sia chiaro). Il seguito, Trouble, non si sposta di molto,
è un po’ come sentire una band come i Nickelback che cercano di sembrare
classic rock. E il dito corre veloce verso lo skip. Poteva mancare la
ballatona del cuore spezzato da un amorazzo finito male? Ovviamente no,
Ballad Of A Broken Hearted Man ci racconta i patimenti sentimentali
di qualcuno della band: li comprendiamo, ma diciamo anche che avremmo
preferito non avessero messo in musica e parole questi struggimenti d’animo,
perché se loro hanno sofferto, non vediamo proprio il motivo per far soffrire
anche noi.
La title track di Red Moon Rising ha un incedere tra il
surf e il funk, e nella mischia si tratta forse del brano che si ascolta
con meno fatica. E via con Dragging Me Down: sarà la voce di Robert
Jon Burrison che ricorda più Phil Collins che Greg Allman a rendere così
discutibile il tutto? Lasciamo la domanda aperta, per passare a Hold
On, che riprende i soliti stilemi, ritmi sentiti e risentiti. Down
No More è un ibrido sinceramente inclassificabile, come se John Mayer
si mettesse cappello da cowboy e poncho e scrivesse una improbabile canzone
soft pop in versione southern rock. Aspettate però… era un incubo o è
successo davvero? Un episodio quasi riuscito è Help Yourself, nonostante
pure questo musicalmente non dica nulla di veramente nuovo. Sempre in
stile Mayer, Worried Mind, ballata che porta alla conclusiva Give
Love, anche qui sulla stessa falsariga, che arranca già dalle prime
note.
L’aspetto migliore di questo disco è la breve durata, dopodiché l’etichetta
di southern rock appiccicata al gruppo nasconde in realtà una patina pop
radiofonica che rimanda semmai ai gruppi di inizio anni 2000 in stile
Train o i citati Nickelback. Puro terrore, altro che Shining. E
chiudiamo la recensione ricordando che il 12 luglio 2024, data ufficiale
di uscita del disco di Roebrt Jon & The Wreck, è anche la data in
cui la grande attrice Shelley Duvall ci ha lasciato. Lei sì che aveva
saputo terrorizzarci, ma con cognizione di causa.