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Robert Jon & The Wreck
Red Moon Rising
[Journeyman Records 2024]

Sulla rete: robertjonandthewreck.com

File Under: (too late for) southern rock


di Pie Cantoni (06/08/2024)

Robert Jon (Robert Jon Burrison, voce e chitarra) e la backing band dei The Wreck - Andrew Espantman (batteria), Henry James Schneekluth (chitarra), Warren Murrel (basso) and Jake Abernathie (tastiere) - li avevamo già incrociati tempo addietro con un disco - Shine a Light On Me Brother- che non ci aveva entusiasmato, southern rock sì, ma piuttosto raffazzonato e radiofonico. Saranno riusciti a fare di meglio e a regalarci un lavoro interessante? Vediamo. Intanto questo disco, edito dall’etichetta di Joe Bonamassa, la Journeyman Records, è stato prodotto da Kevin Shirley (Aerosmith, Black Crowes) e, recita il comunicato stampa, è un mix di southern rock, ritmi funk e testi sagaci. Di solito roboanti comunicati nascondono una solenne fregatura...

Partiamo con la tracklist senza troppi indugi. L’inizio di Stone Cold Killer è abbastanza raggelante, come da titolo. Banalità a profusione e un rock che non si sentiva dai tempi dei Guns N' Roses (ma loro erano meglio, sia chiaro). Il seguito, Trouble, non si sposta di molto, è un po’ come sentire una band come i Nickelback che cercano di sembrare classic rock. E il dito corre veloce verso lo skip. Poteva mancare la ballatona del cuore spezzato da un amorazzo finito male? Ovviamente no, Ballad Of A Broken Hearted Man ci racconta i patimenti sentimentali di qualcuno della band: li comprendiamo, ma diciamo anche che avremmo preferito non avessero messo in musica e parole questi struggimenti d’animo, perché se loro hanno sofferto, non vediamo proprio il motivo per far soffrire anche noi.

La title track di Red Moon Rising ha un incedere tra il surf e il funk, e nella mischia si tratta forse del brano che si ascolta con meno fatica. E via con Dragging Me Down: sarà la voce di Robert Jon Burrison che ricorda più Phil Collins che Greg Allman a rendere così discutibile il tutto? Lasciamo la domanda aperta, per passare a Hold On, che riprende i soliti stilemi, ritmi sentiti e risentiti. Down No More è un ibrido sinceramente inclassificabile, come se John Mayer si mettesse cappello da cowboy e poncho e scrivesse una improbabile canzone soft pop in versione southern rock. Aspettate però… era un incubo o è successo davvero? Un episodio quasi riuscito è Help Yourself, nonostante pure questo musicalmente non dica nulla di veramente nuovo. Sempre in stile Mayer, Worried Mind, ballata che porta alla conclusiva Give Love, anche qui sulla stessa falsariga, che arranca già dalle prime note.

L’aspetto migliore di questo disco è la breve durata, dopodiché l’etichetta di southern rock appiccicata al gruppo nasconde in realtà una patina pop radiofonica che rimanda semmai ai gruppi di inizio anni 2000 in stile Train o i citati Nickelback. Puro terrore, altro che Shining. E chiudiamo la recensione ricordando che il 12 luglio 2024, data ufficiale di uscita del disco di Roebrt Jon & The Wreck, è anche la data in cui la grande attrice Shelley Duvall ci ha lasciato. Lei sì che aveva saputo terrorizzarci, ma con cognizione di causa.


    


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