Cantautrice texana, Kelley Mickwee interrompe
un silenzio discografico, almeno in termini solistici, che durava da ben
dieci anni, tanto è passato dal suo esordio You
Used to Live Here (2014). Credo valga la pena quindi riassumere un
po’ le tappe intermedie di questa musicista, che in realtà non si è mai
fermata, ma ha preferito spostarsi un po’ dietro le quinte. Innanzi tutto
ha curato la conduzione dello show radiofonico 'River Girl Radio' (dal
nome di una sua apprezzata canzone), andato in onda per cinque anni su
una seguitissima stazione locale di Austin, con ospiti e musica dal vivo.
Ha poi fatto parte della carovana al seguito degli Shinyribs, la band
multiforme creata da Kevin Russell (leader anche dei Gourds), con la quale
ha suonato in numerosi e fortunati tour nel ruolo di corista, formando
le cosiddette Shiny Soul Sister. Il lavoro vocale l’ha tenuta impegnata
anche in diverse session di registrazione con molti artisti della scena
country rock, tra i quali Ray Wylie Hubbard, Charley Crockett e i Reckless
Kelly.
L’idea di tornare a riprendersi la sua carriera, dopo peraltro avere fatto
parte in passato delle Trishas (gruppo formato insieme alle colleghe Liz
Foster, Savannah Welch e Jamie Lin Wilson) è nata dall’incontro con il
produttore David Boyle e dall’esigenza di prendere una direzione meno
legata alle radici country del passato. Boyle ha messo così a disposizione
della Mickwee un parterre di musicisti di prima qualità, gente che vanta
collaborazioni nei dischi di Black Pumas, Gary Clark Jr. e Band of Heathens,
caldeggiando l’intenzione di Kelley di incidere un album dal respiro soul,
ispirato per stessa ammissione della protagonista al capolavoro di Dusty
Springfield, Dusty in Memphis.
Ora, sgombrato subito il campo da paragoni insostenibili e anche da quelle
suggestioni spesso un po’ forzate, sicuramente va ammesso che Everything
Beutiful è una raccolta di ballate soul con venature blues e gospel
che effettivamente sembra un’emanazione del suono classico di Memphis
e molto meno del Texas in cui è stato registrato, presso i locali Church
House Studios. Se volessimo azzardare un accostamento stilistico, cominciando
dall’innodica apertura di Joyful,
sincopata e carica di afflato gospel, potremmo tracciare una linea che
va da Bonnie Raitt e arriva a Susan Tedeschi. Senza mai utilizzare una
più “scontata” sezione fiati e lavorando invece sulle sfumature di organo,
piano e chitarre bluesate, oltre a un corposo contributo delle backing
vocals, tutto l’album è costruito intorno all’intensità soul del canto
di Kelley Mickwee, che è davvero brava a muoversi su questo terreno. Dominano
quasi esclusivamente i toni morbidi della ballata, anche se spesso accalorata
come richiede il genere (Force of Nature),
toccando momenti di assoluta qualità interpretativa, anche da parte degli
strumentisti, in Verge of Tears, Comes Out Wrong e nel finale
romantico rappresentato dalla stessa Everything Beautiful.
Un disco che gioca tutte le sue carte sul suono d’ambiente, forse uscendo
raramente dalla bella calligrafia, ma suonato e arrangiato con estremo
gusto, in adorazione della cosiddetta “sweet soul music”.