Michael Epstein
LennoNYC
+ Immagina una città. L'utopia di John Lennon
(a cura di Marco Denti)
[Feltrinelli Real Cinema 2013]

di Matteo Fratti (23/07/2013)


Ce l'abbiamo tutti un personale John Lennon. E abbiamo tutti una città in cui vorremmo vivere, se già non ci stiamo davvero. Potremmo quasi aggiungere che New York è per l'ex-beatle quello che Parigi fu per Jim Morrison, che in realtà anche di Jim vale la regola "a ciascuno il suo". Ma se è forse più probabile che qualcuno abbia sentito parlare dei Beatles anziché dei Doors (coi Rolling Stones la partita è ancora aperta) è comunque sempre personale o soggettiva qualsiasi relazione con ciò con cui entriamo in contatto: luoghi, città, persone (vicine o lontane, vere o immaginarie). La loro conoscenza, con tutto quel che di oggettivo vi si possa aggiungere, non è meno reale del nostro stesso immaginario, passa dal nostro io e quel che ne rimane è ciò che conta di più. Ecco allora come le dinamiche di storie obiettivamente differenti incontrano affinità elettive, spazi condivisi o luoghi letterari, paesaggi sonori o laboratori urbani più o meno lontani che una geografia della percezione ci colloca invece molto più vicini di quanto possa esserlo la capitale naturale del nostro stato, o addirittura casa nostra. E potrebbero anche essere medesime le ragioni che implicitamente hanno fatto delle due metropoli mondiali le mete di rottura, che furono per "Un Americano a Parigi" o un "English man in New York" ciò che ha reso il primo un outsider tanto quanto il secondo, lasciandosi alle spalle lo star-system sì con lo sguardo al passato di chi voleva essere un poeta, così come al futuro di chi si è battuto, immaginando un mondo di pace. Che, seppur gli sia stato fisicamente negato, nessuno ha più potuto fermare. Loro i celebri migranti sui quali, senza troppi approfondimenti psicologici o sociali, conveniamo abbiano in comune non solo il fatto di rappresentare qualcosa per molti. Per tutti poi, vengono a identificarsi con la libertà di andare, di essere o di vivere che troppe volte noi, incasellati nella nostra stessa quotidianità e nel ruolo affibbiatoci da essa, forse non sappiamo cogliere.

Qualcuno invece l'ha colta davvero, questa libertà, o quantomeno ha accolto a braccia aperte molte delle suggestioni che il Lennon "americano" (ma, a dispetto della scrittura LennoNYC, sarebbe meglio dire Lennon e basta) ci ha lasciato in eredità, facendo di quel "rumore delle idee" lo slogan di un mondo come vorremmo che fosse. E se il "rockumentario", come attualmente piace chiamare i lavori come quello di Michael Epstein, ci racconta quelle suggestioni attraverso le testimonianze dirette di chi con John ha vissuto (in primis, la commossa narrazione di Yoko Ono) il contributo testuale collettivo a cura di Marco Denti (sua la dettagliata prefazione, qui si, coi dovuti approfondimenti psicologici e sociali) si avvale proprio dell'esperienza di una città come Pavia, che ha dalla sua un "deus ex -machina"come Daniela Bonanni e uno storico locale come Spaziomusica, da dove è partito tutto l'inesauribile fermento culturale del movimento Imagine. Pavia: dalle bands del disco A Day In The Life. John Lennon Rivisited (Martiné Records/Downtown Studios 2010) a trent'anni dalla scomparsa, attraverso il tam-tam che Daniela stessa (fondatrice di Spazio e formidabile operatrice culturale, nonché insegnante in pensione) ha lanciato ai quarant'anni di Imagine, coinvolgendo un'intera città attraverso le scuole che ben conosce e una vera progettualità educativa alla pace, dall'asilo all'università, fino ad approdare alla raccolta dei più vivi contributi letterari inseriti nel libro, qui abbinato al DVD.

Un compito a casa, che ha visto molte delle conoscenze del circuito pavese scrivere insieme a John Lennon la propria visione delle cose "..di pace e di diritti, di sogni e sognatori.." ridisegnando attraverso la sua utopia una città che lo ha visto rivivere. E che rinasce come potrebbe rinascere qualsiasi luogo in cui la gente non venga abbandonata a sé stessa, ma coinvolta, resa partecipe e viva, cosciente e libera di cantare per strada All We Are Saying Is Give Peace A Chance. Così, nel testo ritroviamo un divertente patch-work della prima volta con John Lennon, ma anche della seconda, della terza e di tutte quelle che ciascuno chiamato in causa si sia sentito di raccontare, in un gioco di parole che potrebbe estendersi all'infinito, a muovere l'onde attraverso cui si incontrano storie d'umanità e si mobilita il pensiero. Lo stesso che ci fa credere che se fosse una comunità più grande, quella capace di sognare, le cose potrebbero migliorare; che se così fosse, magari nemmeno Jim sarebbe mai andato a Parigi o John a New York. Ma che se anche noi stessimo bene dove stiamo, forse non andremmo proprio da nessuna parte…
(Matteo Fratti)


Power To The People
di Daniela Bonanni e Marco Denti
(Tratto da Immagina una città. L'utopia di John Lennon, © Feltrinelli)

È stato esempio di cultura diffusa e partecipata. Dal basso. Una cultura che nasce dai crossroad e dagli incroci di persone e di idee e che, più che di grandi budget, ha bisogno di passione, di creatività e di entusiasmo. Un'intera città, Pavia, che si è unita intorno ai messaggi di pace e di impegno civile di John Lennon e alla forza evocativa e poetica delle sue canzoni, a partire da Imagine per l'intero anno, il 2012, del suo quarantesimo anniversario. Una metamorfosi che, partita da A Day In The Life: John Lennon Revisited, un'antologia e un omaggio prodotto dallo storico locale di Pavia, Spaziomusica e dai Downtown Studios, si è estesa a macchia d'olio nel ricordare, John Lennon "the dreamer" prendendo il nome di Imagine.Pavia (www.imagine.pavia.it). In un mondo che vive di prove di forza, Imagine.Pavia è stata la nutopia della gentilezza, le scuole sobillate dalla prima infanzia all'università, l'albero dei sogni addobbato dai bambini, Imagine (la canzone) riletta in tutti i dialetti e lingue straniere a immaginarla inno di un mondo libero e cosmopolita, il bed in rivisto e declinato in flash mob, persino storie, relazioni, fili che si sono intrecciati in una sciarpa lunga un mondo e non poteva mancare un sottomarino giallo a solcare il fiume longobardo. Con il gran finale, in una bella sera di primavera, con l'intera città a spiegare che Imagine. Pavia è stata soltanto l'occasione per dire, tutti insieme, "all we are saying is give peace a chance". Era mezzanotte, tra Pavia e New York non c'era in mezzo un oceano perché John Lennon era lì con noi.


     


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