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Carter Sampson
Live at the Blue Door
[Horton records 2025]

Sulla rete: cartersampson.net

File Under: stripped


di Marco Restelli (10/07/2025)

Fra le tante songwriter d’oltre oceano che seguo da diversi anni grazie a RootsHighway, Carter Sampson è fra quelle che considero fra le più interessanti. Certamente ha influito la possibilità, quasi due lustri fa, di intervistarla in occasione di un suo concerto ad Amsterdam. In quell’occasione ebbi modo di conoscerla meglio e ricordo che rimasi colpito soprattutto dai suoi racconti della vita on the road, e del fatto di aver deciso di vivere in una roulotte. Il fatto di sentirsi molto attaccata alla sua terra - tanto da guadagnarsi il nickname di Queen of Oklahoma (dal titolo di un suo vecchio brano) - e nel contempo di avere una vita da “nomade”, la portava ad alternare momenti di profonda nostalgia ad altri in cui si riteneva fortunata di poter vivere nella dimensione più consona alla propria personalità.

Dopo tato girovagare fra States ed Europa, era forse anche logico che prima o poi Carter decidesse di permettere ai suoi fan, e a chi non ha mai avuto modo di ascoltarla dal vivo, di ripercorrere il meglio del suo repertorio in una veste totalmente stripped. Live At Blue Door è la registrazione integrale di un suo concerto tenuto in solitaria, accompagnata dalla propria chitarra, in uno dei locali di Oklahoma City ai quali si sente particolarmente legata, come spiega simpaticamente lei stessa al microfono dopo aver cantato il primo brano, raccontando tra l’altro un divertente aneddoto del passato. La set list riprende brani da tutta la sua carriera artistica e i primi quattro episodi sono tutti pescati da Gold (suo ultimo disco in studio, del 2023). Fra questi quello che preferisco è There’s Always Next Year perché in qualche modo sintetizza perfettamente il mood dolceamaro che attraversa molti testi della Sampson, basati sul contrasto fra le difficoltà della vita e la certezza che dentro di noi c’è la forza per superarle.

Altro disco particolarmente “saccheggiato” risulta Lucky, del 2018, dal quale fra le altre propone Hello Darlin’ - cover semisconosciuta di Zac Copeland, che incanta per la sua dolcezza e i suoi versi particolarmente romantici - e la più ritmata Peaches dedicata ai suoi nonni dai quali era solita passare le vacanze da bambina, vivendo spensierata e soprattutto, come di solito capita a molti nipoti, senza alcuna regola. Fortunatamente c’è spazio anche per un paio di episodi da Wilder Side (disco che amo particolarmente), come la bellissima title track, che chiude il concerto e See the Devil Run che, sempre durante l’intervista sopra citata, mi raccontò di aver scritto dopo aver visitato una chiesa animata da un coro gospel particolarmente gioioso, in netto contrasto con i cori un po’ monocordi delle vecchiette ai quali era abituata.

Non mi rimane che chiudere augurando ai nostri lettori di avere la fortuna di assistere; almeno una volta nella vita, a un concerto di Carter Samson per poter godere di emozioni senza soluzione di continuità.



 

 

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