Dolly Parton
Just Because I'm a Woman - The songs of
Artisti vari
Just Because I'm a Woman, The Songs of Dolly Parton

(Sugar Hill 2003)
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E' una storia tipicamente americana quella che accompagna la vita e le canzoni di Dolly Parton. Come potrebbe essere altrimenti: figlia di una povera famiglia del Tennessse, piccola star della musica tradizionale e della televisione fin dalla tenera età di tredici anni, madrina di gran parte dell'universo country femminile da quasi quarant'anni ed oggi stimata figura di riferimento nel campo Americana.
L'immagine a volte non è tutto: si, è vero, Dolly Parton è anche quella pomposa donna, stile giunonico e spesso patriottismo a profusione, che il mercato discografico internazionale ha imparato a conoscere negli anni, nessuno nega tutto questo. Ma il talento e la voce non si possono cancellare con un colpo di spugna, neanche quando si sono fatte scelte in carriera che spesso e volentieri hanno avuto più a che fare con lo star system e la pop music più zuccherosa. A trentacinque anni dalla pubblicazione del suo esordio per la RCA, Just Because I'm a Woman, la sua nuova etichetta (Sugar Hill), ha pensato bene di omaggiare il songwriting di Dolly Parton (mai troppo lodato e in tempi recenti in netta ripresa), riunendo nuove e navigate stelle della canzone femminile. Nelle accorate note di copertina del cd Emmylou Harris è prodiga di complimenti: non sappiamo se avvallare la sua tesi di una Parton vista come poetessa, forse una semplice iperbole di presentazione, certo non si può sottovalutare la forza di un songbbok sconfinato (una produzione che non conosce confini tra dischi ufficiali e raccolte) e di una voce davvero strepitosa (in fondo basta sentire la versione in chiusura della stessa Just Because I'm a Woman, da brividi). In questo tributo sono state chiamate a cimentarsi con un breve sunto delle sue canzoni più famose, artiste dall'estrazione più diversa. A loro agio certamente Alison Krauss (la classica 9 to 5), Shelby Lynne (The Seeker), Kasey Chambers (Little Sparrow) ed una sorprendente Shania Twain (in coppia con la Krauss e i suoi Union Station per Coat of Many Colors). Di Emmylou harris (To Daddy) non ci sarebbe nemmeno da scrivere. Il background con queste ultime è condiviso, si parla il linguaggio del country rurale più sincero, ma chi sorprende veramente sono le voci "altre".
Una Norah Jones sempre dolcissima in una The Grass is Blue che si colora di gospel-soul, la brava Joan Osborne alle prese con Do I Ever Cross Your Mind e più di tutte una Sinead O'Connor accompagnata da Jerry Douglas, Stuart Duncan e altri musicisti di Nashville in una ruspante e passionale Dagger Through The Heart. In tono minore le sole Allison Moorer (Light of a Clear Blue Morning), Me'Shell N'Degeocello (Two Doors Down) con il suo r&b modernista un po' fuori luogo nella raccolta e infine Melissa Etheridge, per via della infelice scelta di interpretare I Will Always Love You (proprio quella...e ora sapete chi ha scritto l'originale), resa in versione soft-rock che non cancella la patina di miele. Un originale punto di partenza per rivalutare una delle voci, volenti o nolenti, più importanti della moderna country music
(Fabio Cerbone)



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