E' una storia tipicamente americana quella che accompagna
la vita e le canzoni di Dolly Parton. Come potrebbe essere altrimenti:
figlia di una povera famiglia del Tennessse, piccola star della musica tradizionale
e della televisione fin dalla tenera età di tredici anni, madrina di gran
parte dell'universo country femminile da quasi quarant'anni ed oggi stimata figura
di riferimento nel campo Americana. L'immagine a volte non è tutto:
si, è vero, Dolly Parton è anche quella pomposa donna, stile giunonico
e spesso patriottismo a profusione, che il mercato discografico internazionale
ha imparato a conoscere negli anni, nessuno nega tutto questo. Ma il talento e
la voce non si possono cancellare con un colpo di spugna, neanche quando si sono
fatte scelte in carriera che spesso e volentieri hanno avuto più a che
fare con lo star system e la pop music più zuccherosa. A trentacinque anni
dalla pubblicazione del suo esordio per la RCA, Just Because I'm a Woman,
la sua nuova etichetta (Sugar Hill), ha pensato bene di omaggiare il songwriting
di Dolly Parton (mai troppo lodato e in tempi recenti in netta ripresa), riunendo
nuove e navigate stelle della canzone femminile. Nelle accorate note di copertina
del cd Emmylou Harris è prodiga di complimenti: non sappiamo se
avvallare la sua tesi di una Parton vista come poetessa, forse una semplice iperbole
di presentazione, certo non si può sottovalutare la forza di un songbbok
sconfinato (una produzione che non conosce confini tra dischi ufficiali e raccolte)
e di una voce davvero strepitosa (in fondo basta sentire la versione in chiusura
della stessa Just Because I'm a Woman, da brividi). In questo tributo sono
state chiamate a cimentarsi con un breve sunto delle sue canzoni più famose,
artiste dall'estrazione più diversa. A loro agio certamente Alison Krauss
(la classica 9 to 5), Shelby Lynne (The Seeker), Kasey
Chambers (Little Sparrow) ed una sorprendente Shania Twain (in
coppia con la Krauss e i suoi Union Station per Coat of Many Colors). Di
Emmylou harris (To Daddy) non ci sarebbe nemmeno da scrivere. Il background
con queste ultime è condiviso, si parla il linguaggio del country rurale
più sincero, ma chi sorprende veramente sono le voci "altre".
Una Norah Jones sempre dolcissima in una The Grass is Blue che si
colora di gospel-soul, la brava Joan Osborne alle prese con Do I Ever
Cross Your Mind e più di tutte una Sinead O'Connor accompagnata
da Jerry Douglas, Stuart Duncan e altri musicisti di Nashville in una ruspante
e passionale Dagger Through The Heart. In tono minore le sole Allison
Moorer (Light of a Clear Blue Morning), Me'Shell N'Degeocello
(Two Doors Down) con il suo r&b modernista un po' fuori luogo nella
raccolta e infine Melissa Etheridge, per via della infelice scelta di interpretare
I Will Always Love You (proprio quella...e ora sapete chi ha scritto l'originale),
resa in versione soft-rock che non cancella la patina di miele. Un originale punto
di partenza per rivalutare una delle voci, volenti o nolenti, più importanti
della moderna country music (Fabio Cerbone) |