Hans Theessink
70 Birthday Bash
[Blue Groove/ IRD 2019]

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File Under: live celebration

di Matteo Fratti (02/09/2019)

C’è tutta l’atmosfera di una bella festa in questo doppio per i 70 anni di Hans Theessink. E come aveva fatto per i suoi sessanta, così come ai sessantacinque, il chitarrista e performer olandese con l’esperienza musicale di mezzo secolo riunisce in concerto ospiti da tutta Europa e Nord America, per un evento ormai piacevolmente condiviso: quello dei Birthday Bash, in cui amici, musicisti e collaboratori di una vita si riuniscono sullo stesso palco per alcune serate assieme all’artista col quale hanno spartito una parte del loro cammino professionale e non solo, negli innumerevoli progetti la cui compartecipazione non gli rimane soltanto alle spalle. Molti dei suonatori del suo entourage infatti sono con lui anche in queste sere tra il 4 e il 7 aprile 2018 al celebre Metropol di Vienna, e pure amici e ospiti quali Blind Boys of Alabama, Ernst Molden, Willi Resetarits, Jon Sass, Dorretta Carter, Alee Thelfa, Sassi Holzinger, Knud Moller, Insingizi, Meena Cryle, Chris Fillmore, R.&B. Guggenbichler, Champagne Charlie, Schiffowitz, Bernhardt Rabitsch, Herbert Graf e Herbert Novacek.

Un bell’elenco di conoscenze note o meno note dal punto di vista internazionale, ma che hanno arricchito il lavoro del nostro rendendo in questi due dischi una fantastica documentazione sonora, mai forzata ma oltremodo spontanea, a testimoniare feeling e confidenza tanto quanto col repertorio di Hans Thessink, oltre che con alcune cover o traditionals selezionate e fatte proprie dal canzoniere folk & blues tra le due sponde dell’oceano. Nel doppio allora, una scaletta con 13 o 14 tracce per disco, impreziosite poi da un booklet a raccontarci cos’abbiano avuto a che fare col festeggiato i vari nomi di cui sopra, qui a fare gli onori di un palcoscenico che ormai è un po’ anche casa. E proprio il palco è la dimora di una vita nomade, il fermo-immagine di un carrozzone itinerante di un tour infinito e non a caso in comune persino alla vita familiare di Hans e consorte, quella Milica Theessink che è poi anche responsabile della produzione di 70 Birthday Bash, dedicato alla memoria dell’amico Terry Evans, impareggiabile assenza proprio dal gennaio 2018 e di cui si ricorda in passato la storica collaborazione con Thessink per alcuni dischi.

L’approccio dal vivo riconsegna all’ascolto la percezione di un unplugged in grande stile, avvolgente e corale senza mai essere enfatico, ma suonato nella raffinata cornice di un teatro viennese come sulla veranda di un’antica magione del Sud degli States. Le atmosfere che i festeggiamenti sonori di Mr. Theessink ci restituiscono sono così raffinate e leggere come la brezza fresca di una sera sul finire dell’estate, quando la calura comincia a confinarsi ai pomeriggi assolati e le sere un po’ più scure. Non si sente il pubblico mentre Stormwarning apre in un canonico blues con la voce calda di Theessink il primo cd, che decolla sommessamente coll’intenso supporto dei suoi Blue Groove. Ma è Honest I Do che evoca umori cui accennavamo poc’anzi, in un rimando stilistico a cose quasi stile Peter Green & Splinter Group, aggiunta di fiati a renderci il brano come una vecchia parata nel Vieux Carré di New Orleans, Meena Cryle e Chris Fillmore special–guests voce e chitarra e grandi scrosci di applausi.

Ci piace quindi suggerire all’ascolto una bella reinterpretazione della mitica Walkin’ The Dog di Rufus Thomas, resa acusticamente con una grinta da vendere, prima di fare il paio con una fantastica Change Is Gonna Come in cui torna sola alla voce l’ospitata della Cryle. E non andiamo oltre, nell’offrirvi l’idea dell’album, se non per completezza raccontandovi di come sul secondo cd appaiano a nostro avviso grandiose, cose come la crepuscolare If I Needed You di Townes Van Zandt o la grintosa Stop That Alabama Bus, con Champagne Charlie alla voce e gli Insingizi, per un brano insieme laid–back e potente grido antirazzista di Will Hairston. Non manca poi qui, come sul primo disco, l’intervento etnico che trova appaiate nell’uno Zambezi e ivi Sabela, con altri giochetti che evocano cenni di musica popolare africana ed europea in un’estensione di generi che copre un vero e proprio arco di musica roots dall’impronta folk-blues e corale, per un doppio live veramente apprezzabile, a compensare il rimpianto talora sognante per i bei dischi dal vivo, che è sempre quello di non esserci stati.



    

 


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