C’è tutta l’atmosfera di una bella festa in questo doppio
per i 70 anni di Hans Theessink. E come aveva fatto per i suoi
sessanta, così come ai sessantacinque, il chitarrista e performer olandese
con l’esperienza musicale di mezzo secolo riunisce in concerto ospiti
da tutta Europa e Nord America, per un evento ormai piacevolmente condiviso:
quello dei Birthday Bash, in cui amici, musicisti e collaboratori
di una vita si riuniscono sullo stesso palco per alcune serate assieme
all’artista col quale hanno spartito una parte del loro cammino professionale
e non solo, negli innumerevoli progetti la cui compartecipazione non gli
rimane soltanto alle spalle. Molti dei suonatori del suo entourage infatti
sono con lui anche in queste sere tra il 4 e il 7 aprile 2018 al celebre
Metropol di Vienna, e pure amici e ospiti quali Blind Boys of Alabama,
Ernst Molden, Willi Resetarits, Jon Sass, Dorretta Carter, Alee Thelfa,
Sassi Holzinger, Knud Moller, Insingizi, Meena Cryle, Chris Fillmore,
R.&B. Guggenbichler, Champagne Charlie, Schiffowitz, Bernhardt Rabitsch,
Herbert Graf e Herbert Novacek.
Un bell’elenco di conoscenze note o meno note dal punto di vista internazionale,
ma che hanno arricchito il lavoro del nostro rendendo in questi due dischi
una fantastica documentazione sonora, mai forzata ma oltremodo spontanea,
a testimoniare feeling e confidenza tanto quanto col repertorio di Hans
Thessink, oltre che con alcune cover o traditionals selezionate e fatte
proprie dal canzoniere folk & blues tra le due sponde dell’oceano. Nel
doppio allora, una scaletta con 13 o 14 tracce per disco, impreziosite
poi da un booklet a raccontarci cos’abbiano avuto a che fare col festeggiato
i vari nomi di cui sopra, qui a fare gli onori di un palcoscenico che
ormai è un po’ anche casa. E proprio il palco è la dimora di una vita
nomade, il fermo-immagine di un carrozzone itinerante di un tour infinito
e non a caso in comune persino alla vita familiare di Hans e consorte,
quella Milica Theessink che è poi anche responsabile della produzione
di 70 Birthday Bash, dedicato alla memoria dell’amico Terry
Evans, impareggiabile assenza proprio dal gennaio 2018 e di cui si ricorda
in passato la storica collaborazione con Thessink per alcuni dischi.
L’approccio dal vivo riconsegna all’ascolto la percezione di un unplugged
in grande stile, avvolgente e corale senza mai essere enfatico, ma suonato
nella raffinata cornice di un teatro viennese come sulla veranda di un’antica
magione del Sud degli States. Le atmosfere che i festeggiamenti sonori
di Mr. Theessink ci restituiscono sono così raffinate e leggere come la
brezza fresca di una sera sul finire dell’estate, quando la calura comincia
a confinarsi ai pomeriggi assolati e le sere un po’ più scure. Non si
sente il pubblico mentre Stormwarning
apre in un canonico blues con la voce calda di Theessink il primo cd,
che decolla sommessamente coll’intenso supporto dei suoi Blue Groove.
Ma è Honest I Do che evoca umori cui
accennavamo poc’anzi, in un rimando stilistico a cose quasi stile Peter
Green & Splinter Group, aggiunta di fiati a renderci il brano come una
vecchia parata nel Vieux Carré di New Orleans, Meena Cryle e Chris Fillmore
special–guests voce e chitarra e grandi scrosci di applausi.
Ci piace quindi suggerire all’ascolto una bella reinterpretazione della
mitica Walkin’ The Dog di Rufus Thomas,
resa acusticamente con una grinta da vendere, prima di fare il paio con
una fantastica Change Is Gonna Come in cui torna sola alla voce
l’ospitata della Cryle. E non andiamo oltre, nell’offrirvi l’idea dell’album,
se non per completezza raccontandovi di come sul secondo cd appaiano a
nostro avviso grandiose, cose come la crepuscolare If I Needed You
di Townes Van Zandt o la grintosa Stop That Alabama Bus, con Champagne
Charlie alla voce e gli Insingizi, per un brano insieme laid–back e potente
grido antirazzista di Will Hairston. Non manca poi qui, come sul primo
disco, l’intervento etnico che trova appaiate nell’uno Zambezi e ivi Sabela,
con altri giochetti che evocano cenni di musica popolare africana ed europea
in un’estensione di generi che copre un vero e proprio arco di musica
roots dall’impronta folk-blues e corale, per un doppio live veramente
apprezzabile, a compensare il rimpianto talora sognante per i bei dischi
dal vivo, che è sempre quello di non esserci stati.