È una di quelle strane alchimie che di tanto in tanto
nascono seguendo percorsi insondabili, sintonie artistiche, sensibilità
che non hanno una ragione altra se non quella della bellezza. La musica
e le canzoni di Townes Van Zandt appartengono alla stessa categoria
estetica, sono diventate negli anni ancora più apprezzate, venerate, un
oggetto di culto che ha reso giustizia, sempre postuma purtroppo, alla
poetica di un folksinger che ha cantato i luoghi bui della sua anima e
li ha riflessi nell'America dei margini. L'Italia in particolare sembra
essersi trasformata in una seconda casa per l'autore texano e per i tanti
discepoli, più e meno giovani songwriter sparsi per il mondo, attratti
dal fascino romantico e perdente delle sue composizioni.
È a Figino Serenza, in un piccolo angolo del comasco a nord della Brianza
lombarda, che da diversi anni si svolge il "Townes Van Zandt Festival",
per iniziativa del cantautore e promoter locale Andrea Parodi. Un teatro
cittadino anima la serata chiamando a raccolta il pubblico degli appassionati,
mentre decine di musicisti, più e meno noti, italiani e stranieri, affollano
il palco proponendo il loro omaggio personale. Sono passati nomi importanti
e semplici sconosciuti da queste parti, annullando le distanze geografiche
e artistiche, nell'idea di una comunità vasta ed eterogena che provasse
soltanto a trasmettere il proprio amore per l'eredità musicale di Van
Zandt. Un progetto come When the Wind Blows, fortemente
voluto da Parodi, che ne cura la produzione artistica con il supporto
del musicista americano Jono Manson, giunge a completamento di questo
percorso, un po' per celebrare quello che è stato, un po' per rilanciare
l'iniziativa, che l'anno prossimo festeggerà i quindici anni di vita.
Trentadue brani, altrettanti artisti, un doppio album generoso nei contenuti
e meritevole nella qualità, fin dalla cura della copertina, un ritratto
dello stesso Van Zandt dipinto dalle mani del songwriter Sam Baker, cui
si aggiungono, impressi sul cd, alcuni bozzetti di Ivan Graziani, indimenticato
chitarrista e autore che morì lo stesso giorno di Townes, il 1 gennaio
del 1997. Un breve pensiero di Mary Gauthier, fra gli ospiti del festival
nelle passate stagioni, è impresso all'interno del booklet, del quale
potrete trovare tutte le informazioni e i crediti delle registrazioni
all'indirizzo townesvanzadtfestival.com.
La chiave è la naturalezza, anche la spontaneità con cui i singoli protagonisti
si approcciano all'opera di Van Zandt, ai suoi blues, come li definisce
la stessa Gauthier, che hanno reso il mondo un posto migliore.
L'abito sonoro è in prevalenza acustico, fedele alla sceneggiatura country
folk di partenza, dritto al cuore della migliore canzone d'autore texana,
con le differenze di personalità che gioco forza entrano in campo quando
si affrontano tributi di questo genere. Eppure la coerenza musicale di
When the Wind Blows è uno dei suoi indiscutibili punti a favore, anche
quando il rispetto frena alcuni partecipanti dall'osare di più in fase
interpretativa. Poco male, perché nel suo sviluppo appaiono piccole rivelazioni,
solide certezze, autori che toccano vertici di intensità ed altri che
mantengono una semplicità negli arrangiamenti che fa emergere il lirismo
di Van Zandt, le poetica inquieta delle sue parole.
Impossibile, anche superfluo citare qui ogni singola traccia, poiché è
l'insieme a rendere When the Wind Blows una raccolta onesta, e aggiungiamo
curiosa per chi ama i sentieri del suono Americana. Sono qui presenti
autentici maestri, nonché vecchi compagni dello stesso Van Zandt, quali
il Joe Ely che interpreta If I Needed You o il Terry
Allen di White Freightliner Blues, manco a a dirlo tra i passaggi
più belli del doppio album. E ancora degni allievi e mai abbastanza decantati
autori come il citato Sam Baker (Come Tomorrow), Malcolm Holcombe
(una spiritata Dollar Bill Blues) o Gurf Morlix (tra le più originali
e coraggiose la sua Marie). Al loro fianco qualche nome nuovo,
giovani promesse e outsider per vocazione: dal gruppo escono allo scoperto
il Thom Chacon dalla voce rude in Still Looking For You, il sempre
bravo Christian Kjellvander (Tower Song) e la coppia di texani
Slaid Cleaves (Colorado Bound) e Matt Harlan (You Are Not Needed
Now), un James Maddock insolitamente rock rispetto al resto (Loretta),
ma soprattutto, secondo preferenza del tutto personale, il Tim Grimm di
Colorado Girl, il drammatico Michael McDermott alle prese conil classico Waiting Around to Die e un commosso Radoslav Lorkovic
alla pianistica Flyin' Shoes.
C'è anche un pezzo d'Italia in scaletta ed è doverosamente lo stesso Andrea
Parodi a ritagliarsi questo spazio, con una credibile trasposizione
in italiano della tragica storia narrata dal capolavoro Tecumseh Valley,
lì dove la protagonista Caroline diviene figlia di un minatore sardo,
gettata nelle strade della prostituzione fra i carrugi di Genova. La canzone
e l'intero When the Wind Blows vanno idealmente ad aggiungersi a questo
sorprendente, persino singolare affetto dimostrato dalla comunità di musicisti
di casa nostra - ricordando infatti il non lontano tributo
che i Lowlands di Edward Abbiati dedicarono all'ultima setlist suonata
da Townes in vita - verso quella figura complessa e tormentata che è
stato Van Zandt in vita.