Townes Van zandt
Be here to love me

Townes Van Zandt
Be Here to Love Me - A film about Townes Van Zandt
(Egge/ Tomato 2005)

 

Due cd ed una trentina di brani per raccontare la fragile esistenza e la tragica bellezza di un songwriter assolutamente unico nella storia della canzone d'autore americana: capace come pochi di lasciare un segno tra i colleghi che lo hanno conosciuto, eppure totalmente estraneo al successo. Sono passati quasi nove anni dalla sua scomparsa, quel 1° gennaio del 1997, ma la leggenda di Townes Van Zandt sembra non perdere un briciolo del suo fascino, che è in fondo quello del loner per eccellenza, un cane randagio, un lupo solitario che ha attraversato trant'anni di musica vivendo sull'orlo di un precipizio, tra sanità e follia, tra gioia e depressione, prima di arrandersi definitivamente alla vita. Lo testimonia il fatto che Be Here to Love Me non è semplicemente una raccolta delle sue opere, tutt'altro: è la colonna sonora di un documentario girato lo scorso anno da una giovane cineasta di Austin, Margaret Brown, per la Palm Pictures ed in distribuzione proprio in questi mesi sul mercato americano, di cui è prevista anche una edizione in DVD per i primi mesi del 2006. Si tratta di una raccolta di esibizioni ed interviste dello stesso Townes Van Zandt, accompagnate da foto e situazioni inedite riguardanti la sua vita, oltre ad una serie numerosa di interventi e testimonianze da parte di colleghi più o meno illustri e di molti amici e familiari. Compaiono nel cast Willie Nelson, Kris Kristofferson, Emmylou Harris, Joe Ely, Guy Clark e naturalmente Steve Earle, legatissimo al personaggio, tanto da dichiarare in una frase ormai celebre che "Townes Van zandt è il più grande songwriter del mondo e lo dirò in piedi, con i miei stivali da cowboy, sul tavolino da caffè di Bob Dylan". Se dunque il documentario si presenta come un progetto importante per far luce su un autore mai arrivato al grande pubblico, persino a quello oggi interessato al genere Americana, la colonna sonora si rivela un'introduzione quanto meno disordinata alla sua produzione. Composta in gran parte da materiale edito, proveniente dalle uscite ufficiali pubblicate per la Tomato, Be Here to Love Me non è da prendere come un vero e proprio best, anche se chi fosse a digiuno di Townes Van Zandt potrebbe trovarvi un punto di partenza. Meglio tuttavia rivolgersi alle numerose compilation uscite negli anni passati, oppure ripescare direttamente dal suo catalogo gioielli come Our Mother the Mountain, The Late Great Townes Van Zandt e il Live At The Old Quarter. Be Here to Love Me opta invece per una sequenza caotica di brani dal vivo, solo voce e chitarra, con registrazioni originali di studio: ci sono i brani più immortali, da Pancho and Lefty a If I Needed You, da High Low and In Between a Rex's Blues, passando per Flyin' Shoes, At My Window, Highway Kind, Snake Song ecc. Il problema resta tuttavia la mancanza di un filo conduttore, che forse solo le immagini del documentario possono ricomporre. Per i vecchi fans invece l'unica presenza appetibile sono gli inediti Nothin', Black Crow Blues e To Live's to Fly tratti dalla collezione personale del manager di Van Zandt, Harold F. Eggers, e alcune versioni alternative o dal vivo dei brani più famosi
(Fabio Cerbone)

www.townesthemovie.com
www.townesvanzandt.com

 

 


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