Collettivo musicale proveniente
dall’area di Boston, aperto alle più disparate collaborazioni, cinque
membri attualmente in pianta stabile che si giostrano più strumenti (il
leader Ry Cavanaugh, chitarre, organo, basso; Dinty Child, piano, organo,
accordion, mandolino, banjo; Jimmy Fitting, armonica; Billy Beard, batteria;
Jon Bistline, basso) e una lista abbondante di amici e voci ospiti che
supera qui la dozzina, Session Americana si conferma un progetto
interessante per l’approccio rispettoso ma non necessariamente convenzionale
che ha mostrato nei confronti della matrice folk, nelle sue varianti dall’acustico
all’elettrico, a volte jazzata e notturna, altre più spiccia e rurale.
Li avevamo apprezzati con Pack Up the Circus, album prodotto insieme
alla cantautrice Anais Mitchell, proseguendo quindi con ottimi risultati
nel successivo Great
Shakes, entrambe raccolte di materiale originale che provava
a mantenere fede alla ragione sociale di partenza, una session spontanea,
democratica, votata alla libertà di approccio dei linguaggi che costituiscono
la spina dorsale della tradizione americana. Northeast è
da questo punto di vista un approdo, anche se nascosto sotto le mentite
spoglie di un “semplice” disco di cover: l’attitudine della band, la scelta
del repertorio, l’interessante concept che risiede alle spalle lo definiscono
tuttavia come un lavoro meno scontato del previsto. L’anima musicale è
nel New England, terra di rivoluzione industriale e di ancestrali lignaggi
inglesi, che Steven Beeber, fra le note allegate al disco (edizione italiana
Appaloosa, con i tre brani inizialmente inclusi solo nella versione digitale)
definisce come il “Mississippi Delta” della folk music del nord, per la
sua ricchezza di contributi, bacino culturale da cui attinge Session Americana
per omaggiare autori e musicisti in apparenza distanti fra loro.
Altrimenti non si spiegherebbe la presenza fianco a fianco di Riding
on a Railroad di James Taylor (il timbro vocale di Cavanaugh
assai affine all’originale), Merrimack County di Tom Rush (alla
voce il battersita Billy Beard), Here Comes Your
Man dei Pixies (in una curiosa veste rootsy), The
Night di Mark Sandman (Morphine), Dim All the Lights
di Donna Summer (l’ospite John Powhida al canto, con insolito tono acuto)
e Roadrunner dei Modern Lovers di Jonathan Richman (qui interpretata
da Dinty Child). Solo un veloce campionario, sia detto, che tuttavia rende
già l’idea dell’eclettica formula di Session Americana, accresciuta inoltre
dalla folta rappresentanza di invitati al banchetto, soprattutto di voci
soliste, tra cui si distinguono diverse protagoniste femminili come la
co-produttrice Kris Delmhorst (in Air Running Backwards),
Rose Polenzani (You Go Your Way) e Jennifer Kimball (che rilegge
la Patty Griffin di Goodbye).
Nessuno si pesta i piedi, le incisioni mantengono una certa apertura mentale
e inventiva di fondo, magari senza particolari picchi, ma l’agilità del
repertorio è la chiave di lettura finale.