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Under: rock (with a bit of blues)
di Paolo Baiotti (11/06/2019)
Se a 42 anni Kenny Wayne
Sheperd volesse fare un primo bilancio della sua storia musicale,
non gli mancherebbe il materiale da esaminare, avendo iniziato a suonare
la chitarra a sette anni, debuttato su un palco a tredici, invitato da
Bryan Lee, firmato il primo contratto a sedici ed esordito due anni dopo
con l’esplosivo Ledbetter Heights, disco di platino replicato dal
successivo Trouble Is. Con queste premesse la carriera del chitarrista
di Shreveport, Louisiana, sembrava destinata a replicare il successo del
suo idolo Stevie Ray Vaughan, l’artista che lo convinse a suonare con
serietà quando lo incontrò alla verde età di sei anni (!).
Invece Shepherd ha proseguito tra alti e bassi, con momenti di incertezza
e lunghe pause (un solo disco tra il 1999 e il 2007). Per ritrovare le
sue radici, il ragazzo ha affrontato con umiltà un tour con alcuni grandi
vecchi del blues nero (Clarence Brown, Bryan Lee, B.B. King, Hubert Sumlin
e altri), culminato nel progetto 100 Days Out: Blues From The Backroad,
un cd/ dvd che lo ha rilanciato e che resta il momento più puro della
sua parabola, replicato dal notevole Live In Chicago del 2010,
che ha ribadito il ritrovato stato di grazia. In questo decennio Kenny
ha pubblicato tre dischi in studio nei quali ha ripreso a miscelare rock
e blues, con qualche venatura pop e soul, mantenendo un profilo di un
certo livello (pur senza ritrovare la popolarità degli esordi), anche
per merito del progetto parallelo di The Rides con Stephen Stills e Barry
Goldberg, autori di due album apprezzati da critica e pubblico.
The Traveler prosegue nel solco di Lay It Down del
2017, con il produttore Marshall Altman e una band che da tempo si fonda
sulla voce potente e impetuosa di Noah Hunt e sulla batteria di Chris
Layton (Double Trouble, Arc Angels), con l’aggiunta più recente dell’esperto
tastierista Joe Krown e del bassista Kevin McCormick, affiancati da una
sezione fiati. Dalle prime note della ritmata e ossessiva Woman
Like You, con i fiati in ritmica, si intuisce che il rock primeggia
sul blues, impressione ribadita dall’energica Long Time Running.
In entrambi i brani non mancano gli interventi solisti puntuali e calibrati
di Shepherd, ma l’attenzione è sulle canzoni e sugli arrangiamenti, non
sulla chitarra solista, che ha uno spazio maggiore nel cadenzato blues
I Want You in cui fiati, organo e
chitarra si mischiano agilmente. L’apprezzabile ballata di stampo sudista
Tailwind precede il singolo Gravity, rock un po’ banale
con venature pop cantato da Kenny, molto migliorato dal punto di vista
vocale dopo l’esperienza con The Rides e la bluesata We All Alright
cantata a due voci.
Nella parte finale si alternano due brani originali e due covers: da un
lato il rock melodico Take It On Home
illuminato da un epico assolo di Kenny e l’insipida Better With Time,
dall’altro la ripresa di due classici del rock, Mr
Soul dei Buffalo Springfield, suonata per la prima volta in
un evento benefico con Stills & Young, potenziata con i fiati e una chitarra
arrembante e Turn To Stone di Joe Walsh, solido rock-blues con
due gloriosi break strumentali di tastiere e chitarra. The Traveler è
un buon disco, forse troppo spinto nella direzione di un rock radiofonico
(ammesso che esistano ancora radio interessate a questo genere), con qualcosa
in meno rispetto ai precedenti Goin’
Home e Lay It On Down.