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Jesse Malin
Sad and Beautiful World
[Wicked Cool 2021]

Sulla rete: jessemalin.com

File Under: rock ballads

di Fabio Cerbone (25/09/2021)

“Il mondo triste e bello” che Jesse Malin scorge fuori dal suo appartamento di New York è quello generato da due anni che hanno fermato il tempo, piagato la vita delle persone, messo in discussione tutte le nostre certezze. Un altro disco nato sotto l’influenza di un forzato ritiro artistico da pandemia sarebbe una lettura riduttiva del qui presente Sad and Beautiful World, ma è pur vero che nella sua varietà di spunti tematici, quello che emerge dalle liriche è la ricerca di una rinascita, uno scontro fra solitudine e isolamento da una parte, redenzione e incontro dall’altra. “Questo album è per quelli che rimettono insieme i pezzi e trovano la bellezza nella follia”, così afferma Jesse Malin, intenzionato a bilaciare le sue anime, quella del rocker urbano e quella del songwriter sensibile, in un doppio disco che le raccolga entrambe.

Dopo l’incontro, un po’ irrisolto artisticamente, con Lucinda Williams nel precedente Sunset Kids, disco che faceva trapelare una certa routine musicale, Sad and Beautiful World ha se non altro il pregio di serrare le fila intorno alla band che collabora da tempo con Jesse. Molti brani sono firmati, prodotti e arrangiati con la partecipazione attiva di Derek Cruz (chitarre) e Rob Clores (synth, piano), oltre a segnalare la collaborazione di HR, voce storica dei Bad Brains, presente in Todd Youth, nonché delle voci, sparse in lungo e in largo, di vecchi compagni di strada (da Ryan Adams a Joseph Arthur e Tommy Stinson). Tutto ciò non risolve tuttavia l’impressione che Malin sia un po’ a corto di fiato rispetto alla spavalderia rock dei suoi esordi, e questo nonostante l’entusiasmo con il quale egli stesso presenti convintamente questa manciata di canzoni, a suo dire capaci di sintetizzarne al meglio la molteplice personalità musicale.

Diviso in due atti (quattro facciate nell’edizione in vinile, che prevede anche tre brani indediti in più), Sad and Beautiful World contiene il primo tempo di “Roots Rock” e il secondo di “Radicals”, così sono intitolate le sue parti: la differenza emerge a tratti, più spesso resta impercettibile, ma l’approccio pare mantenersi sui tempi medi di una ballata rock con qualche tensione latente. L’effetto è quello di una ripetizione degli schemi, con il tono Americana, romantico e dedito alle brillantezze del folk rock, che prevale nell’avvio di Greener Pastures, Before You Go e in una agrodolce cover acustica di Crawling Back to You di Tom Petty, lasciando di tanto in tanto emergere quel carattere elettrico, agile e urbano, che ha reso Malin un discepolo di una lunga tradizione (il singolo State of the Art, quintessenza del suo stile, la più languida Lost Forever), la stessa che da Springsteen passa per Joe Strummer e arriva all’amico Willie Nile.

A prevalere è comunque una tenerezza di fondo e una serie di confessioni (l’intensità di Tall Black Horses, la coperta di archi che avvolge con eleganza Sinner), che si pestano un poco i piedi a vicenda, prima che Backsabbers apra ufficialmente il secondo movimento di “Radicals”. Affiora quindi un’aria più pop e scanzonata (Todd Youth, il passo funk disco della ritmica di Little Death), qualche pronuncia rock più marcata (The Way We Used to Roll, che risale alla produzione precedente con la Williams e Tom Overby, o ancora la crudezza blues di Dance With the System) ma anche episodi come Almost Criminal o il finale di Saint Christopher, che non sembrano giustificare la netta separazione operata da Sad and Beautiful World.

Luci e ombre, come il mondo che Jesse descrive là fuori, forse questa volta frenato in parte da una registrazione che spesso lo ha costretto a collaborare a distanza con i suoi stessi musicisti.


    



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