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Sean Rowe
The Darkness Dressed in Colored Lights
[Fluff & Gravy 2021]

Sulla rete: seanrowe.net

File Under: american darkness


di Fabio Cerbone (01/11/2021)

Quando non è impegnato nella sua attività di house concert (adesso tramutata nelle dirette streaming, causa pandemia), oltre che di organizzatore di un laboratorio per insegnare scrittura musicale e persino di “cercatore di cibo” (proprio così!), esperto di piante selvatiche e tecniche di sopravvivenza nella natura, Sean Rowe si ricorda ancora di avere una carriera solista da mandare avanti. Fatta eccezione per l’ep di cover Used Songs del 2019, passato un po’ inosservato, era dal 2017, con l’uscita di New Lore, che il folksinger di origini newyorchesi non dava segnali di ripresa.

Espressione quest’ultima che non arriva a caso, perché quell’album, che con il senno di poi ha segnato la chiusura del suo sodalizio discografico con la Anti, mostrava un po’ la corda, con idee troppo ambiziose e a volte semplicemente confuse sulla direzione da prendere: da una parte l’adesione al linguaggio folk più profondo degli esordi (Magic) e le sue gradazioni country dark (l’ottimo The Salesman and the Shark), dall’altra qualche esperimento con ritmi e suoni che forse dovevano ancora trovare un loro equilibrio inerno. Rowe sembra quasi toccarlo con mano nel nuovo lavoro The Darkness Dressed in Colored Lights, comparso senza grandi annunci e con un cambio di “casacca” in questo autunno del 2021, ora pubblicato dall’indipendente Fluff & Gravy, vivace etichetta di Portland, Oregon.

L’avvicinamento di Rowe è avvenuto grazie alla stima per la musica di Anna Tivel, parte integrante della stessa scuderia Fluff & Gravy, coinvolgendo quindi alcuni musicisti della band di quest’ultima, tra cui il batterista Shane Leonard, il bassista Jeremy Boetcher e Ben Lester alle tastiere e pedal steel. La collaborazione con Brian Joseph (apprezzato al fianco di Bon Iver) nei suoi studi isolati tra le colline del Wisconsin e la chiamata come complice del vecchio amico e produttore Troy Pohl rimettono parzialmente le cose al loro posto, senza rinunciare ad ambientazioni sonore più moderne e sfruttando sempre le atmosfere risonanti create dalla voce di Rowe. È ancora lei la protagonista principale, a dare calore e struggimento, a seconda dei casi, vagando tra le leggiadre carezze acustiche di una ballata d’amore e sentimento come l’iniziale What Are We Now e le contaminazioni tra pop d’autore e soul di To Make It Real e Little Death, qui coinvolgendo una sezione fiati a soffiare un briciolo di vento sulla rotta del brano.

In altri passaggi la classica scrittura folk di Sean Rowe, come anticipato, non rinuncia a un confronto con piccoli escamotage ritmici, ma con un maggiore autocontrollo (Honey in the Morning, Rabbit Hole), che evita di sconfinare nell’enfasi toccata in passato. Il baritono tutto tremori soul del protagonista è ancora al centro dei riflettori, a volte persino in maniera eccessiva, eppure inevitabile visto il fascino che emana, mentre tutto intorno si costruisce un sound che strizza l’occhio all’Americana (intensa l’interpretazione di I Won’t Run) e alle ombre di Johnny Cash e Leonard Cohen, oppure all’amato Tom Waits (Squid Tattoo), ma senza diventarne schiavo, dilatando piuttosto gli ambienti di queste canzoni (Married to the Lord, Tornado Head).

The Darkness Dressed in Colored Lights non evita del tutto qualche eccesso di artificiosità nella produzione, ma si difende con emozioni e calore umano.


    


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