Siamo abituati
a considerare il trio olandese dei DeWolff da Geleen come una band
giovane, ma in realtà se guardiamo al loro percorso sono attivi da più
di 15 anni, nel corso dei quali hanno inciso una decina di album in studio
e quattro dal vivo, che hanno ottenuto un notevole riscontro soprattutto
in Olanda, Scandinavia e Germania. In Italia li abbiamo visti in concerto
come supporto dei Black Crowes nel 2022 e poi da soli, ma non sono ancora
conosciuti come meriterebbero.
Formati dai fratelli Pablo e Luka Van De Poel, il primo alla voce e chitarra
e il secondo alla batteria, con il tastierista Robin Piso all’organo Hammond
e al Wurlitzer, hanno un suono decisamente vintage tra soul e rock con
venature psichedeliche, ma ci hanno abituato a cambiamenti notevoli da
un disco all’altro. Riferendoci solo alle uscite più recenti hanno pubblicato
Tascam Tapes, una raccolta incisa in modo spartano, seguita da
Wolfpack registrato separatamente durante la pandemia e da Love
Death And In Between, un disco festoso e liberatorio in cui si sono
circondati di una robusta sezione fiati e di coriste e che è stato presentato
nel tour fotografato da Live & Outta Sight III.
Muscle Shoals, dal canto suo, sembra proseguire nel solco
del precedente, influenzato da un viaggio a Memphis e da una conseguente
iniezione potente di soul e rhythm and blues, che non poteva che essere
riaffermata da un disco che porta il nome della cittadina dell’Alabama
sede dei famosi studi Muscle Shoals Sound e Fame, nei quali è stato inciso
per scelta del trio. Questi luoghi ci riportano a momenti storici della
musica che amiamo e a registrazioni di artisti come Aretha Franklin, Wilson
Pickett, Etta James, Rolling Stones, Lynyrd Skynyrd e più recentemente
Black Keys, spesso accompagnati dalla leggendaria sezione ritmica degli
Swampers. Seguiti dal produttore Ben Tanner (Alabama Shakes), i ragazzi
hanno vissuto questa esperienza con emozione ed entusiasmo, dichiarando
di avere sentito nell’aria le vibrazioni emanate da strumenti e apparecchiature
utilizzati da grandi artisti.
Ne sono stati degni?
Tutto sommato sì, perchè Muscle Shoals è un disco impregnato di
soul mischiato a blues e rock, vitale e pieno di energia, con un suono
che richiama quel periodo a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta che
è il loro principale riferimento. Se c’è qualche manchevolezza è a livello
compositivo, dove gli olandesi denotano dei limiti in alcune tracce un
po’ monocordi, anche se complessivamente il disco regge più che onorevolmente.
La scanzonata partenza del funky-soul In Love, il riff dinamico
di Natural Woman e il mid-tempo soul
Out Of The Town, che ricorda i primi Deep Purple con riusciti
intrecci di hammond e chitarra, lanciano positivamente Muscle Shoals,
album che rallenta con l’avvolgente ballata Let’s Stay Together,
riprendendo vigore con l’incalzante Ophelia,
venata di psichedelia, e con il robusto rock di Truce in cui si
inserisce un sax tagliente.
La parte centrale è appesantita da un paio di brani meno riusciti, ma
nel finale l’ipnotico ritmo della doorsiana Winner, il rock-blues
Fools & Horses e l’epica ballata Snowbird
con un notevole break strumentale di chitarra e organo jazzato che fanno
risalire l’attenzione fino alla conclusione di Ships In The Night
che alterna momenti soul, blues e rock.