Nome di punta
del nuovo rinascimento blues&soul di questi anni, il georgiano (da Atlanta)
Brooke Mason Kelly in arte Eddie 9V sembra proseguire quel percorso
di metamorfosi stilistica che aveva già annunciato con il precedente Capricorn,
disco ricco di suggestioni rhythm’n’blues e funk inciso nell’omonimo studio
della storica etichetta discografica legata al rock sudista degli anni
Settanta. Questa volta concentrandosi maggiormente sulla scrittura e l’arrangiamento
dei brani, e lasciando in disparte i bollenti spiriti blues della sua
chitarra, quelli che avevano fatto sobbalzare di piacere in occasione
dell’exploit di Little
Black Flies del 2021, Eddie 9V cerca una sintesi fra passato e presente,
fra il revival che lo ha imposto tra i talenti di queste stagioni e la
contemporaneità di un suono più ammiccante e groovy.
Saratoga è un disco dalla doppia faccia, qualche volta in
contraddizione, capace di momenti di assoluto coinvolgimento ritmico e
di interpretazioni vocali da manuale del soul classico, ma anche indeciso
se imboccare definitivamente una strada più moderna o restare ancora agganciato
al treno della nostalgia. Registrato fra gli Echo Deco Studios di Atlanta,
casa natale del musicista, e il Crown Lanes Studio di Denver in due sessioni
distinte che hanno coinvolto, mai come prima, il fratello Lane Kelly (anche
bassista della formazione) nella stesura dei brani, nonché servendosi
dei contributi essenziali delle tastiere di Spencer Pope, Saratoga
è il classico album nato “sulla strada”, cogliendo suggestioni di una
vita in tour e liberando le ambizioni di Eddie 9V come autore.
L’omonima traccia di apertura detta le nuova linea di condotta, introducendo
il sacro fuoco soul che brucia nell’ugola del protagonista, oggi più che
mai cantante prima ancora che chitarrista, tanto è vero che spesso saranno
i contributi esterni di Cody Matlock o Dustin McCook ad arricchire alcuni
parti soliste, come avviene rispettivamente in Tides e Halo.
Quest’ultima ribadisce il diverso approccio del disco, il suo groove moderatemente
modernista, che in Love Moves Slow si struscia con un blando ritmo
danzereccio, mentre la citata Tides insegue palesemente un assetto
sonoro r&b più attuale. I contrasti a cui si accennava poc’anzi emergono
con il numero da vecchia scuola southern soul di Cry
Like a River, con una prova vocale di Eddie 9V da applausi,
ma anche un conflitto con quello che adesso il musicista vorrebbe far
emergere: Delta è la sintesi di questo incontro/scontro, che prosegue
con più decisione in Wasp Weather, intrugli di r&b, pulsioni rock’n’roll
e battito funk con abbondanza di fiati e cori che ricordano da vicino
l’estetica sonora di alcune produzioni di Dan Auerbach.
La riprova di questa doppia anima, e anche del doppio passo dell’intero
Saratoga, è nel trittico finale, dove una irresistibile Love
You All the Way Down, tutta struggimenti soul blues, si libera
finalmente per cinque minuti abbondanti, tra i migliori della raccolta,
prima che la curiosa cover di Chamber Of Reflection (Marc De Marco)
faccia riemergere il nuovo corso e The Road to Nowhere torni ancora
indietro con la macchina del tempo, mandando tutti a casa con un saluto
da crooner che mima l’Elvis più romantico.