Down in the Bowery
Intervista a Jesse Malin

Jesse Malin pensa al rock'n'roll, alla prossima serata, al bancone del bar dove dividere un bicchiere con i musicisti, o magari conoscere il prossimo produttore dei suoi dischi. Pensa anche di incontrare la prossima donna della sua vita, di innamorarsi sotto la pioggia e in mezzo al traffico e al frastuono della metropoli. L'importante è che ci sia sempre New York al suo fianco, la città che lo ha abbracciato al primo istante e lo ha visto crescere, che infine ha ispirato quell'immaginario di backstreets, corse nella notte e tre accordi in nome del punk rock. Love it to Life riassume bene la filosofia del personaggio, contenendo le diverse anime del suo songwriting ma nello stesso tempo tornando verso un suono più livido ed eccitante: nella Bowery che Jesse Malin vorrebbe tanto incendiare ci sono ad accompagnarlo anche le parole di Salinger, l'autore immortale de "Il Giovane Holden", recentemente scomparso. E' stato indirettamente quest'ultimo ad ispirare la nascita del nuovo disco e a battezzarlo con una curiosa disavventura: Jesse parte proprio da questo episodio per raccontarci il nuovo corso inaugurato con un'ambiziosa etichetta - la Side One Dummy - e nuovi compagni di strada che nella figura di Ted Hutt riassumono un intero universo, lo stesso che di recente è appartenuto a Gaslight Anthem e Lucero. Poche chiacchiere per Jesse, lo noterete, piccole conferme semmai e la voglia di mettersi subito sulla carreggiata del "saturday night", con i suoi sogni di eterno adolescente del rock'n'roll. Un personaggio da tenersi stretto.
(intervista a cura di Fabio Cerbone)

www.jessemalin.com


L'intervista

Partiamo dal tuo "incidente" a casa del grande scrittore Salinger, anche perchè mi pare di avere capito che il disco ha preso forma da quel momento...hai voglia di raccontarmi come è andata?

Mi è stato chiesto di scrivere qualche canzone per un film dedicato a Salinger, che al tempo era ancora in vita. Ho pensato che sarebbe stato interessante cercare di incontrarlo o dare un'occhiata furtiva su come vive e si rintana su nel New Hampshire. Io e il mio amico Robert siamo andati laggiù e prima che potessimo avvicinarci alla casa la polizia ci ha arrestato e condotti alla stazione. Ho cercato di spiegare che ero un autore che stava facendo una ricerca e che incido dischi. Le cose sembravano mettersi male fino a quando uno degli ufficiali ha tirato fuori un mio clip su Youtube, mentre cantavo Broken Radio con Bruce Springsteen. Ci hanno rilasciato e siamo tornati a New York. Sono tornato indietro scrivendo poi cinque canzoni mentre Salinger sarebbe morto l'anno seguente.

The Archer e Lonely at Heart se non sbaglio sono state proprio ispirate da questa esperienza, giusto?

Queste due canzoni in particolare sono saltate fuori dopo l'esperienza di cui ti dicevo con Salinger. The Archer essendo incentrata sulle lettere che Salinger avrebbe scritto a diverse donne e che mi ha ricordato il mito delle frecce di Cupido, mentre Lonely At Heart è sommariamente basata su "For Esme With Love and Squalor" dai 9 racconti di Salinger, così come su un paio di biografie che ho letto su di lui e naturalmente sulle mie personali battaglie.

In effetti pensandoci bene molti dei caratteri che popolano le tue canzoni sembrano arrivare da influenze letterarie, da un certo immaginario. Quali sono state le letture fondamentali per il tuo songwriting?

È sempre una sorta di combinazione di due situazioni, da una parte la vita reale e dall'altra uno stimolo che arrivava dalla letteratura. Tra le mie letture più formative che hanno avuto un forte impatto sulla mia scrittura possono citare Lenny Bruce, Tennessee Williams, Arthur Miller, Robert Frost, Allan Ginsberg e…Joe Strummer.

Ascoltando brani come All The Way From Moscow e Black Boombox viene naturale pensare che tu sia tornato prepotentemente alle tue radici punk rock. Non che tu ti sia mai allontanato definitivamente da quel suono, ma oggi suoni più livido e diretto.

Volevamo che questo nuovo lavoro fosse più grezzo rispetto ai dischi passati, lo abbiamo registrato in fretta, con meno mezzi e grazia alla magia del produttore Ted Hutt e di quello che chiamo il suo punk rockethos.

Quanto ha influito la produzione di Ted Hutt su queste scelte? Cosa apprezzi del suo modo di lavorare? Conoscevi già il lavoro che aveva svolto con Lucero e Gaslight Anthem?

Si, mi sono piaciuti i dischi dei Gaslight Anthem e dei Lucero. Con Ted ci siamo incontrati in un bar dopo un concerto dei Flogging Molly (punta di diamante dell'etichetta Side One Dummy, ndr), ormai qualche anno fa e mi è subito piaciuta la sua energia. È innanzi tutto un grande musicista, un esperto che definirei un "rockologist", un serio lavoratore e inoltre possiede un approccio molto spirituale ma nello stesso tempo diretto e semplice nel concepire i dischi.

Anche questa volta non hai nascosto la tua forte relazione con New York, a cominciare da una canzone come Burning the Bowery? Quanto è importante la città per il tuo processo di scrittura?

New York è sempre stata una sorta di buona metafora per me. Sono nato e cresciuto in questo posto e ci abito ancora, anche se mi piace molto viaggiare. Fortunatamente spero che queste canzoni possano comunicare il loro feeling anche a persone situate da altre parti del mondo e non solo a New York.

In effetti Love it To Life potrebbe essere quasi una summa delle tue diverse anime e influenze: classic rock, punk, glam, pop music. Pensi lo si possa vedere come un nuovo punto di partenza per la tua carriera, anche con il cambio di etichetta, o soltanto un altro passo dopo Glitter in the Gutter?

Si, penso che in solo colpo riesca a catturare il mio intero viaggio musicale, dai giorni degli esordi con l'hardcore attraverso l'avventura con i D Generation (la prima band di Jesse, ndr) fino agli ultimi otto anni da artista solista. È realmente un disco distillato e molto concentrato sull'obiettivo. Non ho idea di come suonerà il prossimo lavoro ma sono certo che queste canzoni saranno un vero divertimento da suonare dal vivo.

Lowlife in High Rise è una canzone delizosa, con questo gioioso profumo sixties e molto pop: è una componente che è sempre rimasta latente nel tuo songwriting, anche quando suoni più grezzo ed elettrico. Hai mai pensato di farti trascinare in un disco più pop e magari acustico?

Continuo a ripetermi che prima o poi un giorno lo farò, ma ogni volta mi tiro indietro per paura. Se dio vuole molto presto sarò abbastanza coraggioso da farlo.

Personalmente resto molto legato al tuo secondo album, The Heat, un disco malinconico, piovoso, che cattura bene il suono di New York. Esiste un tuo disco a cui ti senti particolarmente vicino?

Sono tutti scatti, istantanee o cartoline che arrivano da determinati periodi della mia vita. Non riesco ad andare indietro e ad ascoltarli molto spesso, ma a volte suoniamo queste canzoni dal vivo e mi riportano verso diversi momenti di malinconia, questo si.

Restando sempre ancorati al suono dei tuoi dischi: senti un forte legame oggi con qualche particolare songwriter o rock'n'roll band? Qualcuno con cui pensi di condividere la stessa strada e la stessa concezione di musica...

Come dico nella presentazione del nuovo disco "Il rock'n'roll è una sorta di esorcismo che ha inizio ogni sera quando il sole tramonta, la musica comincia a suonare e gli spiriti cominciano ad uscire fuori." Adoro Hold Steady, Wilco, Connor Oberst, Gaslight Anthem, Gogol Bordello e naturalmente Ryan Adams.

A proposito di Ryan Adams: ai tempi del tuo esordio solista sono nati molti paragoni fra voi due, ti hanno mai infastidito? Ti senti comunque legato con Ryan a quel movimento chiamato Americana e ne apprezzi alcuni aspetti?

Come già ti accennavo prima adoro la musica di Ryan Adams tanto quanto quella di altri protagonisti del genere come Wilco, Lucinda Williams, Steve Earle e molti molti altri. Possiedono canzoni e anima. Sai a volte tutto quello di cui hai bisogno è una chitarra acustica e tre accordi.

L'anima esce fuori anche nelle scelte per le tue copertine, come sul retro di On your Sleeve, quando sei ritratto in questo vecchio negozio di dischi immerso nei vinili: sembra parlare della tua passione di ascoltatore e di rock'n'roll fan...

Si, ho sempre cercato di far uscire tutti i miei dischi nel formato del vinile. Continuo a suonarlo a casa il vinile, sai quel suono denso sul quale tutto il rock'n'roll è stato costruito, cera calda!

 

 


 


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