Rock'n'roll disease : intervista con Luca Milani

A cura di Fabio Cerbone
foto: © Elena Barusco

"Persi per il rock'n'roll", a quanti di noi è capitato di pensarlo: da diverse angolazioni, un po' tutti siamo caduti nella rete di questo sentimento, lo stesso che ci fa inseguire un ultimo concerto, un nuovo disco, una chitarra sognata o un verso che ci è rimasto nella testa, accorgendoci poi di avere sacrificato un pezzo della nostra vita a questa passione. Luca Milani ha tradotto queste impressioni in musica, nel suo terzo lavoro in inglese, Lost for Rock'n'roll appunto. E' l'album che segna il passo dalle atmosfere più acustiche e alternative-country che contrassegnavano il già ottimo Sin Train, per approdare ad una forma di ballata rock elettrica e vibrante, a metà strada fra le radici, la scuola del cosiddetto Jersey sound e il nuovo romanticismo rock di band quali Gaslight Anthem. Un lavoro in presa diretta, chitarre spianate, ma anche la conferma per Luca Milani di essere una delle migliori voci del genere in Italia. Abbiamo scambiato per la prima volta qualche battuta con lui, cercando le ragioni del passaggio da Sin Train al più recente lavoro, così come del salto dal teso rock in italiano dei File (la sua prima band) e dalle radici punk e grunge degli esordi a questo trittico di dischi solisti che potremmo definire semplicemente della maturità.

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L'intervista
(a cura di Fabio Cerbone)


Nella recensione facevo notare, in senso positivo, come secondo me non ci fosse un distacco così netto tra Sin Train e questo nuovo Lost for Rock’n’roll, almeno non nel modo di scrivere e nella caratterizzazione della tua voce. Il suono però, è innegabile, si è fatto più rock: raccontami allora di questo passaggio e di come è nata l’esigenza di un disco più elettrico.

Premesso che sono sempre stato molto più vicino a suoni elettrici che non acustici, vedi il mio passato con i File o comunque il fatto che tra i miei gruppi preferiti ci siano Nirvana, Social Distortion, Ramones, ecc… Dopo i File, quando ho iniziato a lavorare al mio progetto solista volevo fare qualcosa di diverso, che potesse mantenere il mio animo grunge ma esternando anche il mio lato più "roots" e essendo un grande fan di Johnny Cash e Hank Williams (oltre che di Bruce Springsteen e il resto dei personaggi del genere) ho registrato "Scars and tattoos" il mio primo Ep totalmente acustico, chitarra e voce (pubblicato da un etichetta americana). Quello è stato un buon punto di partenza, da lì il percorso per arrivare a "Lost for rock'n'roll" è stato abbastanza naturale. Senza dimenticare "Sin train", disco di mezzo e fondamentale per collegare il suono acustico e scarno del primo Ep con il puro rock di "Lost for rock'n'roll". E' stato un percorso ragionato ma allo stesso tempo istintivo. "Lost for rock'n'roll" lo considero forse il mio disco migliore, dove penso di essere riuscito a mettere insieme Hank Williams, i Clash, Bruce Springsteen, i Pearl Jam e Johnny Cash tutti in un sound che, per quanto alla fine sia "solo" rock'n'roll, è abbastanza personale.

Hai lavorato con la nuova etichetta pavese, Martinè records: come si è sviluppato il lavoro con William Novati? L’impressione è che l’approccio sia stato molto live, diretto, almeno dal sound che è stato catturato alla fine…

Si, il disco è stato registrato quasi live, in presa diretta… Con poche sovraincisioni e, come faccio quasi sempre in studio, con molti arrangiamenti improvvisati al momento, lasciandomi trasportare dal suono. William è stato molto bravo a capire che tipo di disco volevo fare e come doveva suonare. Naturalmente in studio non sono mancati i momenti in cui ci si confrontava riguardo a certe scelte e anche questo è stato interessante.

Il titolo affascina fin dal primo impatto perché sembra racchiudere le storie, l’immaginario di molti di noi: Lost for Rock’n’roll raccoglie la tua vita, è molto autobiografico in questo senso oppure è una fotografia su più persone che hanno condiviso con te questo tipo di approccio alla musica? Cosa significa perdersi nel rock’n’roll per Luca Milani?

Per la prima volta in vita mia mi è successo di avere il titolo del disco ancora prima di finire di scrivere le canzoni, non so perché, è stata molto strana questa cosa per me. Per certi versi il titolo "Lost for rock'n'roll" mi ha indicato la via, il tipo di suono e che tipo di disco avrei dovuto fare. E' stata magica questa cosa, non mi era mai successa e anche per questo considero questo disco "magico". Un giorno mi sono ritrovato circondato dai soliti demoni che cercavano di prendere il sopravvento e nello stesso momento ho pensato che erano passati gia dieci anni dall'esperienza con i File sui "grandi palchi", esperienza che a 24 anni avrebbe potuto salvarmi facendomi afferrare il sogno del Rock'n'roll, ma che invece mi ha lasciato semplicemente più "affamato" di prima. In quel momento ho iniziato a pensare a quello che avevo perso per il rock'n'roll: amicizie, opportunità varie, fidanzate… Essere persi per il rock'n'roll è un po' come vendere l'anima al diavolo, ti permette di rimanere giovane per sempre. Il sogno e la speranza ti accompagnano in questa "missione" per la salvezza che probabilmente non arriverà' mai.

Ho letto fra le righe delle canzoni alcuni passaggi molto onesti, sai essere diretto e semplice nelle immagini, il che è sempre una buona cosa secondo me per questo tipo di rock’n’roll: c’è della malinconia e della speranza che mi pare si alternino nel disco. È così e in ogni caso da dove nascono questi sentimenti?

Esatto, c'è della malinconia per tutto ciò che è andato e che non tornerà' e c'è della speranza per quello che arriverà'. Io sono così' da sempre, è tutto onesto, questo sono io nel bene e nel male… Comunque malinconia e speranza le vedo un po' come il fatto di, nonostante tutto, non arrendersi. Se ti abbattono tu trova l'appiglio per rialzarti, se sei perso per il rock'n'roll è l'unica cosa che puoi fare se non vuoi "morire"

Spesso ho notato, anche nel tuo precedente Sin Train, collegamenti con il paesaggio urbano, in generale una certa sensazione di perdersi nella città: dove nasce l’ispirazione per queste immagini nelle canzoni? C’è un brano in particolare che racconta meglio di altri la tua esperienza molto personale con Milano e la città?

Questa sensazione di perdersi nella città è data forse dal fatto che spesso le canzoni comunicano desolazione e come nelle grandi città a volte ti senti solo un puntino di cui nessuno importa. La sensazione di vagare nel vuoto, incompreso. Posti dove la gente passeggia indifferente in vie e quartieri senza sapere che per te e i tuoi vecchi amici quel posto una volta era tutto un mondo. Non saprei indicarti un brano in particolare, certo la title track di "Lost for rock'n'roll" racchiude bene quasi tutto il senso di essere persi per il rock'n'roll.

In qualche punto – penso a Second Chance, Party Dress - non ho potuto fare a meno di notare dei riferimenti ad un preciso modo di scrivere rock, e inevitabilmente capita di ricadere su Springsteen e tutto quel mondo. Potrei sbagliarmi o solo essere molto pigro nel trovare questi legami: personalmente ti senti ispirato da quel particolare sound?

Come ho detto prima tra gli artisti che mi piacciono e seguo c'è Bruce Springsteen e tutto quel tipo di rock, quindi sicuramente ci sono riferimenti verso quel sound… Ma sempre senza tralasciare il sound di Seattle dei primi anni 90.

Qualche anno fa eri partito proprio cantando un certo tipo di grunge rock in italiano con il trio dei File. Da un certo punto di vista Sin Train potremmo dire che ha avviato un po’ il tuo percorso verso la “tradizione”, il cantato in inglese, quei suoni più acustici, roots e country, che ritornano secondo me sotto traccia nel nuovo disco: come ti sei avvicinato a questo cambio di stile?

E' stato un bisogno personale quello di variare un po' il modo di scrivere rispetto a quello che facevo con i File. E un fatto di curiosità quello di andare a esplorare altri territori. Semplicemente non mi sono fossilizzato sui miei cantanti/gruppi preferiti, alla fine tutti gli artisti che noi ascoltiamo hanno a loro volta dei punti di riferimento musicali e ho cercato di capire quali fossero.

Inoltre ha spesso presentato dal vivo il tuo lavoro, da Sin Train in poi, in una formula acustica, da folksinger direi, chitarra acustica e armonica. Stai comunque pensando ad un tour elettrico, full band? Le canzoni di Lost for Rock’n’roll sembrerebbero dirigersi naturalmente verso questa formula…

Si, l'8 novembre con la prima data a Spaziomusica di Pavia partirà il tour elettrico di "Lost for rock'n'roll", Luca Milani & The Glorious Homeless, ad accompagnarmi ci saranno Carlo Lancini alla chitarra, Daniele Togni al basso (entrambi dei Mojo Filter), Giacomo Comincini alla batteria e in qualche caso ci sarà anche Riccardo Maccabruni al piano Hammond. Siamo tutti molto eccitati e carichi per questi prossimi live elettrici… Io in particolare, come dicevi tu, dopo i File è da anni ormai che giro da solo in acustico e questa per me è l'occasione di tornare a fare quello che mi riesce meglio, alzare il volume dell'amplificatore e suonare al massimo… Penso ne vedremo delle belle.

A proposito di live, sappiamo bene delle difficoltà enormi nell’affrontare un tour: dal tuo punto di vista come vedi la situazione delle esibizioni e dei locali in Italia? Negli ultimi anni sembra essersi sviluppata una scena sempre più ricca e ispirata intorno ad un certo tipo di rock di ispirazone "Americana": credi che abbia migliorato le cose anche da un punto di vista di opportunità per suonare?

Effettivamente negli ultimi anni si è creato un certo interesse verso questo tipo di sound e questa cosa a me piace molto. Forse qualche posto in più dove poter suonare è comparso… Quindi la "missione" del rock'n'roll può' andare avanti!




 


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