Rockin' in a Hard Place
Intervista con Mojo Filter

I Mojo Filter sono una delle ormai numerose, interessanti realtà che stanno animando quel sottobosco di rock'n'roll band italiane (dagli apripista Cheap Wine ai Miami & The Groovers fino ai veterani Mandolin' Brothers, per intenderci) che guardano alla classicità rock e alle radici stesse di questa musica con una rinnovata maturità, senza più paura insomma di doversi misurare come "cugini minori" degli artisti d'oltreoceano. Ci provano se non altro e i risultati, con tutte le differenze di stile ed esperienza, cominciano a farsi sentire, attraverso dischi diretti, pensati con anima e passione. Nel caso dei Mojo Filter (nella foto: Alessandro Battistini, Carlo Lancini, Jennifer Longo, Daniele Togni), ultimi arrivati in questa grande famiglia, la strada è appena cominciata, ma la collaborazione con Jono Manson (dal New Mexico ai Barnetti Bros passando per New York, un vero rock'n'roll heart) è già una bella dimostrazione della loro voglia di crescere: dall'ep The Spell al più recente Mrs Love Revolution il passo in avanti è evidente al primo impatto, nel segno di un rock poderoso e settantesco che si colora di hard blues. Di questo amore incondizionato per una musica fuori tempo (e fuori del tempo) ne abbiamo parlato con la chitarra ritmica e anima promotrice instancabile della band, Carlo Lancini.

www.mojofilter.it


L'intervista (a cura di Fabio Cerbone)

La cura della grafica, fin dalla copertina, sembra circoscrivere uno stile molto preciso per i Mojo Filter: insomma, mi pare che risulti chiaro in quale ambito si muove il vostro modo di fare rock. Siete d'accordo con questa impressione e come avete scelto il percorso sonoro e grafico che vi ha portati all'incisione del disco?

Diciamo che il tutto prende forma dalle intenzioni che la band ha sempre avuto, fin dagli esordi nel 2006. La strada del rock 60s e 70s è stata segnata naturalmente dal background di Alessandro Battistini e Daniele Togni soprattutto. A fine 2009 abbiamo iniziato a lavorare ad alcuni brani originali orientati al rock di matrice vintage, abbiamo infilato il primo ep, forse più mod, e poi il resto. La grafica è il prodotto del nostro rock: ci ha sempre affascinato l'artwork dei manifesti del Fillmore di San Francisco, per esempio. Ferdinando Lozza ha capito al volo la direzione da prendere: ed ecco copertina e locandina del tour.

Avendovi sentiti in diverse occasioni dal vivo, mi pare che anche la vostra immagine sul palco e la scelta della strumentazione sembrino descrivere una scelta di campo precisa: raccontano molto delle vostre radici musicali. Avete mai avuto dei dubbi sulla strada musicale scelta, sullo stile? O è venuto del tutto naturale?

Si, ritengo che immagine e strumentazione dicano già molto sulle nostre intenzioni. Il punto è che non è stata una scelta stilistica: quando pensiamo alle chitarre vediamo solo Gibson e Fender e quando pensiamo ad amplificatori arriviamo a Fender e Marshall quasi senza pensarci. Dirti se abbiamo avuto dei dubbi…direi di no! Lo stesso vale per lo stile. Alla fine il background è quello, forse con qualche singola sfumatura.

Pensate che questo forte richiamo ad un certo suono definibile come "classic rock" possa essere stato un ostacolo? Mi spiego meglio: pensate in qualche modo che il vostro modo di intendere e suonare rock'n'roll possa essere visto fuori moda o addirittura "superato" e precludervi qualche opportunità, anche dal vivo?

In Italia, in una fase come questa, dove la scena indie nostrana sta vivendo una nuova primavera, forse il nostro rock sembra troppo classico. E sì, alcune strade sono precluse. Ma non ce ne preoccupiamo: i Mojo Filter sono questo e non potrebbero essere altro. Però mi fa sorridere il fatto che all'estero il vintage rock sta tornando d'attualità, vedi Rival Sons, Vintage Trouble e Sheepdogs.

Raccontami un po' della genesi della band: possiamo definire comuni i gusti all'interno del gruppo o ci sono storie e influenze diverse in ciascun componente?

Alessando Battistini e Daniele Togni hanno formato i Mojo Filter nel 2006. Alessandro si è fatto le ossa nell'underground milanese per una quindicina d'anni, mentre Daniele macinava chilometri fra Bergamo e Milano. Loro due sono cresciuti a pane e Led Zeppelin, Who e Hendrix. Come ben sai, io sono salito sul treno in corsa, nel 2009, mentre la band iniziava a mettere mano a brani originali. Il mio backgound è sempre riconducibile a quel periodo, ma più orientato allo swamp dei Creedence e al folk-rock di The Band e di quel filone americano. Ma è stato piuttosto semplice inserirmi nei meccanismi già rodati della band. Nel 2010 è arrivata Jennifer Longo a sostituire Gio Riggi alla batteria. Onestamente nessuno ha capito i motivi che hanno portato all'avvicendamento alla batteria. Fatto sta che oggi ci ritroviamo Jennifer dietro ai tamburi. Lei è una grandissima fan dei Grand Funk Railroad.

Come è nata invece la collaborazione con Jono Manson, che ha curato insieme a voi la produzione del disco? Che tipo di esperienza pensate che abbia apportato nella lavorazione del disco?

Conosco Jono da una quindicina d'anni. Ha seguito le evoluzioni della band fin dall'ep The Spell. Verso la fine del 2010, quando le canzoni del nuovo disco iniziavano ad avere una forma, Jono ha lavorato con noi alla direzione, dando alle tracce un'omogeneità che si è rivelata fondamentale. Ci ha dato fiducia sapere che le sue intenzioni erano anche le nostre, sia per quanto riguarda i suoni che i metodi e il luogo di registrazione. Dopo aver lavorato con il sound engineer Mauro Galbiati, Jono ha preferito fare il mixaggio nel suo studio a Santa Fe. Sarà l'aria del New Mexico, ma Mrs Love Revolution è un disco che respira e fa respirare un'aria vintage, com'era nei nostri propositi.

La vostra musica risulta decisamente "live" nell'attitudine, mi pare evidente anche nella resa in studio: come stanno evolvendo i brani dal vivo e quanto spazio date, per esempio, all'improvvisazione? Apprezzate insomma un'idea più "libera", orientata magari alla jam, che deriva in fondo da certo rock anni 70 a cui vi ispirate?

Dici bene, l'attitudine è sicuramente live, vuoi anche perché non amiamo le sovraincisioni. Viviamo in una condizione di urgenza e vogliamo che le canzoni possano essere suonate in presa diretta, senza doverci tornare sopra troppo. Per la loro natura estremamente rock and roll, quasi mod, alcuni brani come What I've Got e Lick Me Up devono essere come un pugno nello stomaco. Invece The River, decisamente swamp, può svilupparsi diversamente, verso un sentiero più jam, tant'è che anche nel disco la parte centrale è piuttosto libera, solo con chitarra e batteria. Dal vivo utilizziamo anche alcune cover sulle quali improvvisare un po'.

Avete intenzione di seguire sempre questo metodo di incisione o vi piacerebbe in futuro, avendone il tempo le possibilità, poter sperimentare di più anche in studio?

Credo che le registrazioni in presa diretta saranno sempre il nostro strumento di lavoro. Ciò non toglie che qualche giorno in più in studio credo possa aiutare alcuni processi, soprattutto se penso che una parte molto importante del riff di Ragged Companion è arrivata alle 8 di mattina, mentre aspettavamo di iniziare il secondo giorno di registrazioni.

A tratti ho colto, nel vostro modo di recuperare una certa estetica del suono rock, alcune intuizioni che riportano a gruppi come Black Keys e White Stripes, che mi pare a tratti affiorino nel disco. Vi sentite vicini a questo tipo di approccio? Più in generale quali sono le band o i singoli musicisti con cui attualmente sentite di avere delle forti affinità?

Non sei l'unico ad aver trovato nei Mojo Filter alcune affinità con i Black Keys: credo che il trait d'union fra noi, la band di Akron e i White Stripes sia Jimmy Page. Le soluzioni apparentemente spartane sono un altro elemento di congiunzione e guarda caso i Black Keys e Jack White sono gli artisti attuali che apprezziamo di più. Ci metto anche Black Crowes e Rival Sons.

Dal passato invece certi punti di riferimento sembrano essere abbastanza chiari…Creedence, Stones, Led Zeppelin, Who…ne ho certamente dimenticato qualcuno, ma in ogni caso cosa vi affascina di più di quel suono e di quel periodo musicale?

Un certo tipo di rock, quello che amiamo, è nato in quegli anni. I nostri suoni sono figli di quei suoni (o addirittura gli stessi), figli delle intuizioni di Pete Cornish e dei metodi di lavoro di Fogerty e Page. Exile On Main St è un disco illuminante per come è stato concepito. In quel periodo tutto era ad un livello artigianale e sostanziale. Oggi c'è chi è tornato a lavorare in analogico e su bobina. Il motivo è presto detto: è tutto più vero.

Avete avuto modo di condividere sul palco, con qualche musicista in particolare, italiano o straniero, una attitudine simile, dei gusti comuni, una stessa visione della musica?

Sicuramente quelli più vicini a noi sono i North Mississippi Allstars, Luther e Cody Dickinson. Anche l'approccio di Jonny Kaplan ci è piaciuto molto, forse per quel suo atteggiamento decisamente californiano. Abbiamo vissuto entrambe le situazioni con estrema naturalezza anche se non ti nascondo che dividere il palco con i fratelli Dickinson è stato qualcosa di importante, anche alla luce del peso specifico del padre Jim.

Sia nel vostro primo ep che in Mrs. Love Revolution di tanto in tanto affiora un aspetto meno irruento del sound, a volte ai confini con il southern rock e meglio ancora con certe ballate country rock alla Stones anni 70: se state lavorando a materiale nuovo in questo periodo, come si sta evolvendo il suono dei Mojo Filter? Ci sarà più spazio anche per un sound acustico e tradizionale ad esempio, in un percorso verso le radici?

Dopo aver lavorato a Mrs Love Revolution, mentre Jono mixava il disco, Alessandro ha scritto moltissimo. Abbiamo quindi parecchio materiale sul quale lavorare. Alcune delle nuove canzoni le stiamo già proponendo dal vivo ed il loro indirizzo è più verso soluzioni e suoni aspri, d'estrazione rock. In questa fase abbiamo delle tracce più acustiche, anche se non delle vere e proprie ballate. Alessandro è autore instancabile, che lavora molto e su molti fronti, dando sfogo ad intuizioni anche più introspettive. Scusa ma per ora posso aggiungere altro.

 


 


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