L'intervista
(a cura di Fabio Cerbone)

La cura della grafica,
fin dalla copertina, sembra circoscrivere uno stile molto preciso per i Mojo Filter:
insomma, mi pare che risulti chiaro in quale ambito si muove il vostro modo di
fare rock. Siete d'accordo con questa impressione e come avete scelto il percorso
sonoro e grafico che vi ha portati all'incisione del disco? Diciamo
che il tutto prende forma dalle intenzioni che la band ha sempre avuto, fin dagli
esordi nel 2006. La strada del rock 60s e 70s è stata segnata naturalmente dal
background di Alessandro Battistini e Daniele Togni soprattutto. A fine 2009 abbiamo
iniziato a lavorare ad alcuni brani originali orientati al rock di matrice vintage,
abbiamo infilato il primo ep, forse più mod, e poi il resto. La grafica è il prodotto
del nostro rock: ci ha sempre affascinato l'artwork dei manifesti del Fillmore
di San Francisco, per esempio. Ferdinando Lozza ha capito al volo la direzione
da prendere: ed ecco copertina e locandina del tour.
Avendovi sentiti in diverse occasioni dal vivo, mi pare che anche la vostra immagine
sul palco e la scelta della strumentazione sembrino descrivere una scelta di campo
precisa: raccontano molto delle vostre radici musicali. Avete mai avuto dei dubbi
sulla strada musicale scelta, sullo stile? O è venuto del tutto naturale?
Si, ritengo che immagine e strumentazione dicano già molto sulle nostre intenzioni.
Il punto è che non è stata una scelta stilistica: quando pensiamo alle chitarre
vediamo solo Gibson e Fender e quando pensiamo ad amplificatori arriviamo a Fender
e Marshall quasi senza pensarci. Dirti se abbiamo avuto dei dubbi…direi di no!
Lo stesso vale per lo stile. Alla fine il background è quello, forse con qualche
singola sfumatura. Pensate che questo
forte richiamo ad un certo suono definibile come "classic rock" possa essere stato
un ostacolo? Mi spiego meglio: pensate in qualche modo che il vostro modo di intendere
e suonare rock'n'roll possa essere visto fuori moda o addirittura "superato" e
precludervi qualche opportunità, anche dal vivo? In
Italia, in una fase come questa, dove la scena indie nostrana sta vivendo una
nuova primavera, forse il nostro rock sembra troppo classico. E sì, alcune strade
sono precluse. Ma non ce ne preoccupiamo: i Mojo Filter sono questo e non potrebbero
essere altro. Però mi fa sorridere il fatto che all'estero il vintage rock sta
tornando d'attualità, vedi Rival Sons, Vintage Trouble e Sheepdogs.
Raccontami un po' della genesi della band: possiamo definire comuni i gusti all'interno
del gruppo o ci sono storie e influenze diverse in ciascun componente? Alessando
Battistini e Daniele Togni hanno formato i Mojo Filter nel 2006. Alessandro si
è fatto le ossa nell'underground milanese per una quindicina d'anni, mentre Daniele
macinava chilometri fra Bergamo e Milano. Loro due sono cresciuti a pane e Led
Zeppelin, Who e Hendrix. Come ben sai, io sono salito sul treno in corsa, nel
2009, mentre la band iniziava a mettere mano a brani originali. Il mio backgound
è sempre riconducibile a quel periodo, ma più orientato allo swamp dei Creedence
e al folk-rock di The Band e di quel filone americano. Ma è stato piuttosto semplice
inserirmi nei meccanismi già rodati della band. Nel 2010 è arrivata Jennifer Longo
a sostituire Gio Riggi alla batteria. Onestamente nessuno ha capito i motivi che
hanno portato all'avvicendamento alla batteria. Fatto sta che oggi ci ritroviamo
Jennifer dietro ai tamburi. Lei è una grandissima fan dei Grand Funk Railroad.
Come è nata invece la collaborazione
con Jono Manson, che ha curato insieme a voi la produzione del disco? Che tipo
di esperienza pensate che abbia apportato nella lavorazione del disco? Conosco
Jono da una quindicina d'anni. Ha seguito le evoluzioni della band fin dall'ep
The Spell. Verso la fine del 2010, quando le canzoni del nuovo disco iniziavano
ad avere una forma, Jono ha lavorato con noi alla direzione, dando alle tracce
un'omogeneità che si è rivelata fondamentale. Ci ha dato fiducia sapere che le
sue intenzioni erano anche le nostre, sia per quanto riguarda i suoni che i metodi
e il luogo di registrazione. Dopo aver lavorato con il sound engineer Mauro Galbiati,
Jono ha preferito fare il mixaggio nel suo studio a Santa Fe. Sarà l'aria del
New Mexico, ma Mrs Love Revolution è un disco che respira e fa respirare un'aria
vintage, com'era nei nostri propositi.
La vostra musica risulta decisamente "live" nell'attitudine, mi pare evidente
anche nella resa in studio: come stanno evolvendo i brani dal vivo e quanto spazio
date, per esempio, all'improvvisazione? Apprezzate insomma un'idea più "libera",
orientata magari alla jam, che deriva in fondo da certo rock anni 70 a cui vi
ispirate? Dici bene, l'attitudine è sicuramente live,
vuoi anche perché non amiamo le sovraincisioni. Viviamo in una condizione di urgenza
e vogliamo che le canzoni possano essere suonate in presa diretta, senza doverci
tornare sopra troppo. Per la loro natura estremamente rock and roll, quasi mod,
alcuni brani come What I've Got e Lick Me Up devono essere come un pugno nello
stomaco. Invece The River, decisamente swamp, può svilupparsi diversamente, verso
un sentiero più jam, tant'è che anche nel disco la parte centrale è piuttosto
libera, solo con chitarra e batteria. Dal vivo utilizziamo anche alcune cover
sulle quali improvvisare un po'. Avete
intenzione di seguire sempre questo metodo di incisione o vi piacerebbe in futuro,
avendone il tempo le possibilità, poter sperimentare di più anche in studio?
Credo che le registrazioni in presa diretta saranno sempre il nostro
strumento di lavoro. Ciò non toglie che qualche giorno in più in studio credo
possa aiutare alcuni processi, soprattutto se penso che una parte molto importante
del riff di Ragged Companion è arrivata alle 8 di mattina, mentre aspettavamo
di iniziare il secondo giorno di registrazioni.
A tratti ho colto, nel vostro modo di recuperare una certa estetica del suono
rock, alcune intuizioni che riportano a gruppi come Black Keys e White Stripes,
che mi pare a tratti affiorino nel disco. Vi sentite vicini a questo tipo di approccio?
Più in generale quali sono le band o i singoli musicisti con cui attualmente sentite
di avere delle forti affinità? Non sei l'unico ad
aver trovato nei Mojo Filter alcune affinità con i Black Keys: credo che il trait
d'union fra noi, la band di Akron e i White Stripes sia Jimmy Page. Le soluzioni
apparentemente spartane sono un altro elemento di congiunzione e guarda caso i
Black Keys e Jack White sono gli artisti attuali che apprezziamo di più. Ci metto
anche Black Crowes e Rival Sons. Dal
passato invece certi punti di riferimento sembrano essere abbastanza chiari…Creedence,
Stones, Led Zeppelin, Who…ne ho certamente dimenticato qualcuno, ma in ogni caso
cosa vi affascina di più di quel suono e di quel periodo musicale?
Un certo tipo di rock, quello che amiamo, è nato in quegli anni. I nostri suoni
sono figli di quei suoni (o addirittura gli stessi), figli delle intuizioni di
Pete Cornish e dei metodi di lavoro di Fogerty e Page. Exile On Main St è un disco
illuminante per come è stato concepito. In quel periodo tutto era ad un livello
artigianale e sostanziale. Oggi c'è chi è tornato a lavorare in analogico e su
bobina. Il motivo è presto detto: è tutto più vero.
Avete avuto modo di condividere sul palco, con qualche musicista in particolare,
italiano o straniero, una attitudine simile, dei gusti comuni, una stessa visione
della musica? Sicuramente quelli più vicini a noi sono
i North Mississippi Allstars, Luther e Cody Dickinson. Anche l'approccio di Jonny
Kaplan ci è piaciuto molto, forse per quel suo atteggiamento decisamente californiano.
Abbiamo vissuto entrambe le situazioni con estrema naturalezza anche se non ti
nascondo che dividere il palco con i fratelli Dickinson è stato qualcosa di importante,
anche alla luce del peso specifico del padre Jim.
Sia nel vostro primo ep che in Mrs. Love Revolution di tanto in tanto affiora
un aspetto meno irruento del sound, a volte ai confini con il southern rock e
meglio ancora con certe ballate country rock alla Stones anni 70: se state lavorando
a materiale nuovo in questo periodo, come si sta evolvendo il suono dei Mojo Filter?
Ci sarà più spazio anche per un sound acustico e tradizionale ad esempio, in un
percorso verso le radici? Dopo aver lavorato a Mrs
Love Revolution, mentre Jono mixava il disco, Alessandro ha scritto moltissimo.
Abbiamo quindi parecchio materiale sul quale lavorare. Alcune delle nuove canzoni
le stiamo già proponendo dal vivo ed il loro indirizzo è più verso soluzioni e
suoni aspri, d'estrazione rock. In questa fase abbiamo delle tracce più acustiche,
anche se non delle vere e proprie ballate. Alessandro è autore instancabile, che
lavora molto e su molti fronti, dando sfogo ad intuizioni anche più introspettive.
Scusa ma per ora posso aggiungere altro. |