:: Michael Ubaldini
Rock'n'roll Poet

Avenue of Ten Cent Hearts
è stata una delle prime sorprese di questo 2005: ovviamente stiamo parlando di outsider per vocazione, dischi da strade blu e periferia rock che mai riceveranno le attenzioni del grande pubblico. Michael Ubaldini ci piace anche per questo: è un eroe minore conscio del suo ruolo, ma fiero di essere un poeta della strada, un rappresentante di quella miniera d'oro di songwriter e rocker americani che credono nelle miglia percorse e nelle facce della gente che incontrano ai loro concerti. Lo si capisce dalle sue parole, in questa lunga intervista che ci ha rilasciato: Michael è un inguaribile sognatore e ne vorremmo di più di gente come lui. Richiama l'età dell'innocenza del rock'n'roll, mischiando chitarre elettriche, soul, country e blues in una musica che suonerà fresca anche fra cent'anni...basta che provenga dal cuore, parola di un "rock'n'roll poet"
(di Fabio Cerbone)

Recensione di Avenue of Ten Cent Hearts


L'intervista

Una delle migliori qualità del tuo disco è questo brillante mix di vecchio rock'n'roll americano, canzoni come la stessa Ave. of Ten Cent Hearts o Smoke’n’Fire: pensi ci sia ancora lo spazio per suonare una buona rock'n'roll song al giorno d'oggi

Grazie mille. Be', io sono un fan del buon vecchio rock'n'roll, ed anche della vecchia country music, del folk e del blues. Credo ci sia sempre la possibilità di scrivere e suonare un buon rock'n'roll, se lo fai partendo dal cuore…nessuno potrà portartelo via. Mi piace attraversare gli stili e rielaborarli in un suono che sia il mio, e credo di averlo raggiunto con questo disco.

Ma che opinione ti sei fatto, vista la tua esperienza, dello stato attuale dell'industria musicale?

Non ci sono regole. Oggi il mercato musicale non è interessato in musica che venga dal cuore. C'è stato un tempo in cui la radio suonava qualsiasi canzone avesse voglia di trasmettere, oggi sfortunatamente negli Usa c'è un controllo delle grandi majors sulle programmazioni radio e video. È una farsa. Anche quelle band che sono promosse come "controcorrente", per esempio un sacco del nuovo punk rock, sono una presa in giro. Non hanno nulla in comune con Johnny Thunders o i Ramones, lo spirito dei primi punkers Sembra persino che le case discografiche decidano come vestire questi gruppi…non voglio affatto sembrare cinico, è semplicemente una situazione buffa. Per quanto riguarda il passato dell'industria musicale, molti musicisti jazz e blues erano soliti gestire direttamente le etichette, come hanno fatto Ameht Ertegun della Atlantic records o Sam Phillips alla Sun. Prendevano i loro rischi. Non vedo tutto questo oggi, band come i Rolling Stones registrano il disco, lo danno alla casa discografica e questa lo pubblica, occupandosi dell'aspetto promozionale. Adesso ci sono manager che cercano di controllare l'artista e creare prodotti, non è una buona cosa per qualsiasi tipo di musica. Dovrebbero attenersi all'aspetto del business e lasciare i musicisti liberi

E cosa ne pensi di questa nuova etichetta, Americana? Ti senti parte di questo presunto movimento o credi sia solo un'altra invenzione del mercato?

Non so se faccio parte di qualche movimento, eccetto il fatto che suono la musica che esce dalla mia anima. Sono contento che i fans del cosiddetto stile Americana abbiano apprezzato la mia musica. Ma non mi piace essere dentro nessuna categoria e questo perché finiscono per darti delle regole. Mi piace girare intorno ai generi. Spero comunque che il genere Americana non diventi un'altra etichetta del marketing, dove devi vestirti come Gram pasons o Steve Earle per farti accettare dal pubblico. Spero rimanga puro, anche perché la cosa bella dell'Americana è che abbraccia diversi stili di roots music e una volta questo era semplicemente chiamato rock'n'roll

Mi piace la definizione che ti sei dato, "Rock'n'roll poet", mi ha riportato ad un immaginario classico del rock. Cosa volevi esprimere con questo appellativo?

È divertente perché ho sempre scritto poesie e piccole storie e nel frattempo ho sempre scritto canzoni. Ogni volta che ho pubblicato un cd la gente si è come divisa, alcuni mi hanno definito un poeta, altri un rock'n'roller. Ho cantato durante qualche readings di poesia e sono sempre stato invitato a leggere le mie liriche da altri poeti. Il pubblico diceva semplicemente "Michael Ubaldini is a Rock N Roll poet", hanno cominciato a chiamarmi così ed ecco come la cosa ha preso il via. Forse perché apprezzo allo stesso modo Jack Keruac, Dante e Chuck Berry!

E quali pensi siano i più importanti "rock'n'roll poet" che hanno influenzato la tua musica? Con quali dischi sei cresciuto?

Credo che Chuck Berry, Bob Dylan e Willie Dixon, anche Jim Morrison, erano tutti a loro modo grandi poeti, ognuno differente dall'altro. John Fogerty ad esempio ha un piccolo Mark Twain dentro di sé. Ti dirò, sono veramente tanti i miei dischi preferiti: adoro Highway 61 Revisited e Time out of Mind di Dylan, Revolver dei Beatles, Cosmo's Factory dei Creedence. Mi piace tutta la folk music degli anni precedenti la seconda guerra mondiale, ci sono un sacco di grandi storie e belle belodie li dentro. Apprezzo moltissimo Hank Williams, mio padre mi ha insegnato a suonare alla chitarra Jamblaya quando avevo sette anni. È stata la prima canzone che ho imparato, la seconda fu What I' Say di Ray Charles. Mio dio, Ray Charles e Otis Redding, le loro voci erano poesia. E poi Muddy Waters e Howlin' Wolf. E mi sono sempre piaciuti i Clash

Spesso la tua tendenza a mischiare soul e rock mi ha riportato per forza di cose a Bruce Springsteen e Southside Johnny: li hai ascoltati? Ti senti legato alla tradizione del cosiddetto blue collar rock?

Di Bruce mi piace Greetings from Asbury Park, il suo disco migliore per me. Ma adoro anche Born to Run perché mi ricorda i dischi di Phil Spector e quelli di Roy Orbison In generale i primi dischi di Bruce sono quelli che ho amato di più, mi piace quell'idea di essere un figlio della Working Class che scaturisce dal concetto di blue collar rock Ho aperto un concerto di Southside Johnny nel sud della California un paio di anni fa, ma è strano perché non sono così influenzato dalla loro musica come puoi pensare. Sono piuttosto ispirato da Sam Cooke, Jackie Wilson e la musica della Stax, il Memphis Soul e il rock degli anni cinquanta. Forse sono queste radici che abbiamo in comune ad unirci. Magari potremmo suonare della buona musica insieme in un bar della East Coast! Un mucchio di ribelli italo-americani!

Dalle tue note biografiche ho letto che il tuo esordio è stato prodotto da Lee Rocker degli Stray Cats e che hai suonato con lui e Brian Setzer: rockabilly, blues, roots music, quali chitarristi ti hanno formato come musicista?

Il mio primo cd si chiamava Mistery Train, prodotto da Lee Rocker. È uscito per la EMI sul mercato giapponese. Ho incontrato Lee e Brian Setzer quando dovevo aprire i concerti per la reunion degli Stray cats. Ho ottenuto un contratto e Lee si è reso disponibile per produrre il disco. Brian ha partecipato suonando la chitarra nel brano Don't Say Goodbye, ci siamo scambiati qualche infuocato assolo. Brian è un grande chitarrista, ovviamente, e durante un mio show al Viper Room lui e Joe Strummer dei Clash si sono uniti con me sul palco. Ho anche aperto alcuni show della big band di Brian, solo io, la mia chitarra acustica e l'armonica, stile Woodie Guthrie. I miei musicisti preferiti sono personaggi come Robert Johnson, Cliff Gallup (suonava nei Blue Caps di gene Vincent), Keith Richards, Chuck Berry e Scottie Moore. Anche Stevie Ray Vaughn, Steve Cropper e Robbie Robertson sono tra i miei preferiti.

Quello che hai in comune con loro forse è che la tua musica è semplice, diretta, melodica e forte allo stesso tempo, un po' come insegnava John Fogerty: credi che la semplicità sia importante per scrivere una canzone?

Be' grazie, sono onorato di essere accostato a John Fogerty, è certamente uno dei migliori di sempre. A volte penso che non abbia raccolto quanto meritava. Penso che questi elementi che tu hai citato sono essenziali per una grande canzone, ma non ci penso veramente quando compongo. Scrivo delle canzoni e lascio che mi portino da qualche parte. Troppa gente ci riflette sopra, come tutta questa gente che scrive pop songs a Nashville. E tutti questi manuali su "come scrivere una canzone" penso che stiano uccidendo la musica. Prendono le vere emozioni, l'onestà e le uccidono. La mia ricetta è di lasciarle semplicemente sgorgare, scrivile dal cuore e dall'anima. Sono i tuoi sentimenti, la tua visione, non lasciare che qualcuno te la porti via

Ma cosa cerchi prima di tutto quando componi una canzone? Cosa esce prima: la melodia, che mi sembra molto importante nei tuoi brani, o le liriche?

Difficile da dire, a volte ho in testa un titolo o un'idea, altre un sacco di storie o di piccole poesie, altre ancora un riff di chitarra o una melodia. Il fatto principale è che non vado alla ricerca di qualcosa di particolare, ma vedo come si sviluppa il tutto. Parlo della vita che ho vissuto, delle esperienze che ho fatto, buone e cattive, della gente che ho incontrato. Tutto finisce dentro una canzone. A volte anche una bella donna può ispirarmi a scrivere una canzone, forse…o forse ti fa venir voglia di saltare da un ponte nel nome dell'amore!

Ho trovato davvero molto gradevoli certe influenze soul in River of Time e Old Time Radio. Immagino che la soul music sia fondamentale nel tuo songwriting

Sono contento tu l'abbia notato. Ho sempre sentito una sorta di legame con questo suono, non so spiegare il motivo ma suonava giusto. È onesto, semplice. Ho ascoltato il vecchio Memphis Soul fin da piccolo. Credo che questo dia alla mia musica un'impronta differente rispetto ad altri artisti della scena Americana Potrei paragonare la mia adolescenza a quella del bambino del film "Cinema Paradiso" con l'unica differenza che lui era innamorato del cinema, era un fatto magico, e per me è stata la stessa cosa con la musica soul. Ho sempre amato Otis Redding, soprattutto perché era un mix di spirito blues e country. E poi Smokey Robinson and The Miricles, Sam Cooke, Wilson Pickett, Booker T and the MG's, Carla Thomas, The Impressions, il gruppo di Curtis Mayfield. E mi piaceva la Street Corner Music come Frankie Lymon. E ovviamente Ray Charles

Altre volte invece ti sposti su un versante più country, come in Stone Cold Heart. Non conosco la tua discografia precedente: hai mai registrato o vorresti registrare un disco a carattere più acustico, tra folk e country

Ho registrato un paio di dischi a tema country e folk. Su uno di questi, Acoustic Rumble, ho chiuso con una semplice canzone country che ho chiamato Moonlight Dance. Per il nuovo cd ho voluto fortemente registrare Stone Cold Heart e Waitin' On A Day: sentivo che questi brani dovevano essere registrati di nuovo, dovevano continuare a vivere

Cosa ti affascina della country music?

Le prime cose che mi ricordo veramentre nella mia vita sono due: A Hard Days Night dei Beatles, che non era proprio un pezzo country (ma una grande canzone si) e Jambalya di Hank Williams. Hank era la purezza country. Mio padre suonava sempre la sua musica e mia madre possedeva dischi di Johnny Cash. Ho scoperto poi gente come Roy Acuff e Hank Snow, collezionando vecchi vinili country ai mercatini dell'usato. La musica country...quando ne parlo mi riferisco a Johnny Cash, Waylon Jennings, Hank Williams e Lefty Frizell. È come il blues, è vera, onesta e divertente da cantare. L'America è un grande posto, così non c'è niente di meglio che guidare attraverso il paese sulle strade meno batttute ascoltando Hank o Patsy a tutto volume

Perchè hai scelto di aprire il disco con un brano come I’m a sucker 4 you? E' un pezzo divertente ma molto distante dal contenuto musicale che viene in seguito

È divertente vero? Ma c'è anche una verità tragica contenuta in essa.
Quando ho deciso di chiamare il disco Avenue Of Ten Cent Hearts - avrai probabilmente notato che molte canzoni parlano di persone deluse da storie d'amore o sconfitte dalla vita, ma che hanno ancora un barlume di speranza - ho pensato ad una vecchia espressione che girava al tempo della Grande Depressione in America. Diceva qualcosa come "fratello, puoi prestarmi dieci cent". Be' ho pensato di aprire il disco con una canzone che avesse questo feeling, così ho scritto I'm A Sucker For You, un pezzo tra jazz e blues ambientato nel periodo del proibizionismo, delle rivendite clandestine, tra le donne e il fumo delle sigarette. Il personaggio della canzone è caduto in disgrazia. La sta vivendo sulla sua pelle, sulla Avenue of Ten cent Hearts Così anche i personaggi delle altre canzoni che vengono dopo e che vivono ai giorni nostri: una coppia di innamorati preda di un'avventura in un piccolo appartamento, in Smoke And Fire, oppure un ragazzo che vive A Lifetime Of Bar Band Dues o qualcuno in cerca del The Heart of this Land Cambiano solo le persone. Le facce

A proposito di (Lifetime of) Bar band Dues: sembra un sorta di anthem, un inno ai sogni di una piccola rock'n'roll band...

So che in che questo momento, mentre stiamo parlando, ci sono persone che stanno cantando con il cuore in mano in una stanza vuota o in qualche bettola per pochi soldi. E lo fanno perché amano la musica, devono farlo, come Van Gogh doveva dipingere. Era la sua passione. Con la speranza di un cambiamento, meritandolo. Ma vivere così è meglio che compromettere la tua integrità. Il costo è molto alto a livello emotivo, è un setimento di solitudine. Chiudere la tua chitarra nella custodia, prendere i tuoi pochi spiccioli, un caffè e usicre nella fredda notte

Riesci a suonare parecchio? Hai un buon seguito?

Faccio molte serate, suono praticamente ogni notte quando posso, non vorrei mai fermarmi. Suono sia da solo, con un set acustico, che con la mia band. Come dice la canzone di prima, quella canzone è la mia vita

In questo ti aiutano molto strumenti come Internet e le radio indipendenti?

Senza alcun dubbio si. Per esempio il tuo magazine Rootsighway è un grande supporto e così le radio indipendenti e Internet, sono vitali, danno speranza.
È tutto quello che serve ad uno che scrive canzoni. È una delle ricompense per tutti i sacrifici fatti ed l'unico modo per la vera musica di esistere. L'unico modo attraverso il quale questa American music può uscire allo scoperto e raggiungere tutto il mondo, come era solita fare la radio un tempo. Tutto quello che so è che c'è un posto dove suonare, una strada da percorrere e una canzone da cantare. Mi puoi trovare là, non ti puoi sbagliare

Grazie Micheal per la lunga chiacchierata

Continua così l'ottimo lavoro che stai facendo con il tuo magazine


<Credits>