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Sing This!
Brevi storie di brani e di alcune cover |
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#6 You Win Again [a cura di Gianni Del Savio] Uno dei capitoli (anche) poeticamente più dolorosi del grande cantautore dell’Alabama (scomparso ventinovenne il primo di gennaio del ‘53), che vanta una miriade di versioni dei suoi brani. Hank Williams sapeva comunicare stati d’animo, condizione psicologiche e riferimenti che andavano oltre i confini della pur vasta cultura country a cui apparteneva. Qui è la consapevolezza della perdita di un amore, ormai logoro, ma… Un eccellente, “rassegnato messaggio”, composto e inciso nel 1952 - al limitare del tempo che gli rimaneva da vivere -, e dopo aver divorziato dalla prima moglie, a cui qui si “rivolge”. Il brano vanta cover di artisti di stile e personalità molto diversi. Tra questi Willie Nelson (anche con Bob Dylan, in concerto), Jerry Lee Lewis, Roy Orbison, Grateful Dead, Elvis Costello.
Un tocco di classe tipicamente neorleansiano è quello proposto da Antoine “Fats” Domino (‘61), che mitiga tristezza e malinconia della situazione affettiva. Miscela adeguata alle sue modalità stilistiche che lo rendono più agrodolce che drammatico: quasi fossero ferite lievi e a cui bisogna rassegnarsi, tamponate dal tocco deciso dei tasti e dal sostegno del sax (sound tipico della produzione di Dave Bartholomew e degli studi di Cosimo Matassa). Del tipo: “Che ci vuoi fare? Questa è la vita”. Sempre nei ‘60, l’impareggiabile Domino, si rivolgerà altre volte al repertorio di Williams.
Ray Charles. La grande forza evocativa del suo stile l’aiuta a varcare i confini tipicamente black degli anni con l’Atlantic, per approdare (ABC) in terreno country e pop: l’album Modern Sounds in Country and Western Music (‘62) contiene il brano in questione (e Hey, Good Looking). Pur perdendo d’intimismo - violini e cori un po’ invasivi, gli aprono varchi verso un’area d’ascolto pop -, ripropone irresistibilmente il feeling dell’affascinante, doloroso clima williamsiano. Una diversa quasi “aristocratica” manifestazione del dolore sentimentale. Nel vol. 2 ci sarà anche Your Cheatin’ Heart, altro brano del singer-songwrighter dell’Alabama. Voce incomparabile.
Keith Richards. Come pensiamo che il flemmatico
grande “architetto stonesiano” affronti l’idea di un abbandono? Filosofica
rassegnazione, finto distacco-disinteresse… Un gioiellino espressivo-consolatorio,
a suo modo “vendicativo”. Canto strascicato, spezzettato, quasi irrisorio
e apparentemente rassegnato, sostenuto da un settetto, con la chitarra
che mescola lacrime, alcol, fumo e ironia … Sottolineatura “velenosa”
quando recita “I’m sorry for your victim nooow…”. Rintracciabile in Timeless,
album-omaggio a Williams (2001, condiviso coi vari Dylan, Cash, Petty
ecc.).
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