Mandolin' Brothers
Far Out
[Ultrasound/ IRD 2014]

www.mandolinbrothersband.com

File Under: roots rock

di Fabio Cerbone (17/01/2014)


La vivace copertina, così come la grafica dagli accenti psichedelici che evoca lontane stagioni, dovrebbero riflettere una precisa intenzione, rispecchiata poi nella musica, ma forse quello che più conta è il titolo, Far Out: il magic trip dei Mandolin' Brothers, traslando più o meno dallo slang inglese, è davvero sorprendente e arriva lontano, soprattutto se si pensa alla crescita esponenziale della band pavese nel passaggio dal già ottimo Still Got Dreams alla breve parentesi americana di Moon Road (un ep registrato sulla strada per il Texas), per approdare oggi a quello che è indiscutibilmente il loro personale capolavoro. Far Out non è solo la dimostrazione che l'amalgama a sei con gli innesti di Riccardo Maccabruni e Marco Rovino (entrambi animatori anche del progetto Folk's Wagon) ha raggiunto oggi un perfetto equilibrio nel songwriting (cantano e compongono in tre, con la direzione del fondatore storico Jimmy Ragazzon), ma anche un punto di arrivo per l'intera, agguerrita scena roots rock italiana, la cui costante maturazione abbiamo potuto seguire passo dopo passo in queste stagioni.

Ci è voluto anche il contributo di Jono Manson, produttore guida e musicista aggiunto in Far Out, con tutta la sua sensibilità da scafato rocker, per esprimere questo salto di qualità nei suoni, ma in fondo tutte le carte vincenti i Mandolin' brothers le avevano già in mano da una vita: trent'anni e più di attività spesi con entusiasmo e con l'idea di fare dischi solo quando c'è qualcosa di veramente importante da dire. Ora raccolgono i frutti (anche grazie ad una oculata campagna di crowfunding) e dalla saggia accortezza di Jimmy Ragazzon e Paolo Canevari (una slide guitar che parla da sola, la sua), timonieri della band testardi e appassionati, alla freschezza compositiva dei citati Maccabruni (organi hammond, fisarmoniche e pianoforti con un gusto melodico ineccepibile) e Rovino (le migliori chitarre dalla fragranze southern roots che si possano trovare in circolazione), si crea un cortocircuito che non cede di un centimetro lungo i tredici episodi dell'album.

Dal timbro New Orleans che fu dei Little Feat al juke box rock'n'roll senza tempo dei Creedence, dagli Stones più campagnoli dei primi settanta alle jam sudiste dei fratelli Allman, Far Out è un perfetto bignami del rock delle radici e il fatto che uno dei prodotti migliori del genere ascoltati in questi mesi arrivi dalla provincia pavese dovrebbe ormai essere soltanto un dettaglio: Freak Out Train sussukta tra un piano da barrelhouse e qualche localaccio della Lousiana; Come On Linda, firmata a cantata in coppia da Ragazzon e Rovino, è il singolo roots rock ideale, elettrica e stradaiola nell'anima; Someone Else introduce la semplicità melodica e lirica di Riccardo Maccabruni, scivolando leggera sulle note di una luminosa ballata southern; in Circus arriva la chitarra weissenborn dell'ospite Cindy Cashdollar e una fisarmonica avvolge il canto rude e bluesy di Jimmy Ragazzon in una malinconica atmosfera, acustica e rurale. Quattro brani e abbiamo già attraversato uno spettro abbondante dei linguaggi del'american music, con una padronanza impeccabile degli stili e della sfumature che occorrono per passare dal semplice ruolo di imitatori a quello di autentici interpreti.

Il resto viene da sé ed è tutto in discesa, senza intoppi: la matrice dylaniana, mai rinnegata dalle composizioni di Ragazzon, esplode nella cruda cronaca di Nightmare in Alamo, epica e western al primo istante, mentre Ask the Devil cala nelle paludi del Mississippi e scaglia una freccia delta blues avvelenata, facendo bella coppia con la pungente ironia di Bad Liver, cronaca disincantata di qualche vizio di troppo. I suoni pastosi offerti dalla regia di Jono Manson sono la chiave per conservare le qualità dal vivo dei Mandolin' Brothers, che in Short Long Story e Lotus Eaters tornano sulle strade del country rock affrontato direttamente alla fonte nell'ep Moon Road, mentre i piccoli camei (tra gli altri l'armonica inconfondibile di John Popper dei Blues Traveler, che furoreggia nel divertente rock'n'roll di Sorry If, ed Edward Abbiati dei Lowlands, che presta la voce in una sensibile ed ecologista Black Oil, tono southern roots che fu del migliore Levon Helm) sono solamente la cigliegina sulla torta. Giù il sipario con un dolce passo di walzer accennato sul confine messicano: mancava soltanto l'orchestrina di Hey Senorita, colorita sezione fiati nel finale, per chiudere lo spettro delle mille influenze e suggestioni contenute in Far Out.

L'approdo naturale per i Mandolin' Brothers e le loro passioni, un altro esempio di vivacità per il sottobosco Americana che anima la penisola.


   

 


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