inserito 26/05/2008

Miami & the Groovers
Merry Go Round
[Miami & the Groovers  2008]



C'è un luogo familiare per chi frequenta le pagine di questa rubrica: una combriccola di ragazzi cresciuti con il rock'n'roll e un'idea tutta immaginaria eppure vitale dell'America. È un universo parallelo e fuori tempo massimo, lontano dalle mode e dal presunto futuro di questa musica, un posto dove alzare un altro bicchiere alla salute del cosiddetto rock stradaiolo, senza troppe presunzioni ma con piccoli grandi sogni nel cassetto. Dalle parti di Rimini il club è presieduto con onore dai Miami & the Groovers, che di questa folta schiera sono fra i più credibili seguaci, una "cricca" del rock'n'roll che non ha ancora deciso se oltrepassare con coraggio il confine incerto fra la devozione totale per i propri miti personali e l'idea più ambiziosa di rischiare qualcosa di grosso.

Merry Go Round
, seguito del già positivo esordio Dirty Roads, mette a frutto gli anni on the road come si suol dire, i molti concerti macinati e il rispetto degli appassionati, che hanno trovato nelle canzoni di Lorenzo Semprini e nelle chitarre di Beppe Ardito una schiettezza di intenti ed un intero campionario cresciuto lungo la linea del rock'n'roll più fiero e marginale. I semplici versi di questi quindici episodi (aperti e chiusi da un breve strumentale, che ci introduce al personale luna park dei Miami & the Groovers) hanno ancora in bocca il sapore dell'ingenuità, quell'inseguire un sogno ad occhi aperti, portando da buoni gregari la borraccia di un genere che non meriterebbe di essere affatto ghettizzato. In aggiunta, a questo turno, la band riminese non ha badato a spese, imbarcando le collaborazioni di Ron Lasalle nel piccante duetto soul rock di Time Has Come, di Joel Guzman (accordion) e Bill Toms (dobro) nella dolcissima danza sul border di My Sweet Rose, di Jono Manson in Trust Revisited, altra gemma acustica. Sono segnali evidenti di un intero mondo in comune.

Al resto ci pensano però i Miami & the Groovers, non distanti da quanto fatto in passato, forse soltanto più sicuri dei propri mezzi: uno spazio ancora riservato ad una cover, quella Night on the Town (Del Fuegos) simbolica più che mai e rispettosa, forse fin troppo, dell'originale, e poi via alla festa di One Way Ride, Jewels and Medicine e Broken Souls, rockacci tutto asfalto e benzina con buoni contrappunti del piano di Alessio Raffaelli, alle trame hard rock di una lunga e rodata (da tempo un must nella scaletta dei loro show) Sliding Doors, arrivando in fondo al viaggio con un buon carico di romaticismo (It's getting Late, la filastrocca rock della stessa Merry Go Round).

Nel cammino, come sottolineato, qualche debito di troppo verso i propri riferimenti musicali americani, anche qualche incertezza nell'interpretazione vocale di Lorenzo Semprini, che richiederebbe a tratti timbro e pronuncia più scuri e decisi, seppure l'innocenza, la passione, il paziente lavoro di retrovia di questa band non siano certo in discussione.
(Fabio Cerbone)

www.miami-groovers.com
www.myspace.com/miamiandthegroovers


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