inserito 21/06/2010

Evasio Muraro
O tutto o l'amore
[Fragile/ Universal  2010]



C'è un luogo un po' appartato nella nostra canzone d'autore, un luogo abitato negli anni '70 da musicisti liberi, irregolari, incatalogabili, accomunati solo dall'autonomia d'espressione, dalla pratica ostinata di una poetica che si faceva umilmente musica. Penso a Ivan Graziani, Alberto Fortis, il primo Camerini. Quel luogo è rimasto per lungo tempo disabitato, finché non sono tornati a popolarlo, un po' alla volta e lontano dai riflettori, alcuni giocolieri della canzone provenienti dall'esperienza del rock alternativo (milanese, per lo più) degli anni '90. Nomi come Luca Gemma o il redivivo Stefano Edda Rampoldi. Mi piace pensare che a questo luogo appartenga Evasio Muraro, anch'egli protagonista di quella stagione e ora felicemente ritrovato in piena fertilità creativa. Solo un anno dopo Canzoni per uomini di latta è di nuovo qua - con passo leggero, com'è suo stile - con altre storie, impressioni, immagini da condividere.

C'è una scelta esplicita, al fondo di questo disco: o tutto o l'amore, appunto. E l'amore è anche quello per la musica, riacceso dopo un tour che ha soffiato su una fiamma mai sopita ma che per troppo tempo aveva covato un po' nascosta. Così, senza perdere tempo, l'inverno è stato dedicato a mettere insieme nuovi e vecchi spunti, cucire vestiti diversi per antiche canzoni, trovare l'abito adatto a quelle nuove. Ne è risultata un'opera che, nonostante la rapidità di realizzazione (appena qualche mese, contro i due anni di gestazione di Canzoni per uomini di latta), suona sicura, sciolta e matura: la voce di un autore che ha raggiunto la sicurezza dei suoi mezzi. Un album personale, intessuto di suggestioni liriche, pennellate impressionistiche avvolte in una coperta musicale calda e fragrante. La voce si leva in primo piano, mentre gli arrangiamenti adagiano le canzoni sulle trame della chitarra acustica - fingerpicking ariosi ma anche pennate nervose, quando serve - e lasciano gli altri strumenti a riempire gli spazi (prezioso il lavoro alle tastiere di Fidel Fogaroli), a dare una tinta al pezzo senza calcarne i contorni (la chitarra di Daniele Denti, che produce anche questa volta, a fare capolino qua e là).

Pur non suonando come un disco ruffiano, fatto per piacere a qualcuno, contiene brani dal potenziale commerciale evidente. A voi la scelta: il folk-pop di Non respiro, il riff sincopato e appiccicoso di Smetto quando voglio (l'ironico primo singolo), l'arpeggio circolare della title-track, il crescendo drammatico di Se (recupero di un bell'inedito dei Settore Out), il gancio rock di Un'ora d'aria, oppure la westcoastiana Vedo la tua ombra. Noi scegliamo il jazz-funk di Sussurrami canzoni, galleria d'immagini che scorrono su un giro di basso assassino, animata dalla prestazione maiuscola di Fogaroli e del batterista Stefano Bertoli. A chiudere, una coppia di cover diversamente significative. La prima è una versione di Solitary Man di Neil Diamond introdotta dal mandolino di Dino Barbè e dal dobro di Maurizio Gnola Glielmo, per cui Evasio si è servito del testo italiano (Se perdo anche te), ma il cui arrangiamento scarno ricorda Johnny Cash; la seconda, un omaggio a un grande milanese che se ne è andato proprio un anno fa: Ivan Della Mea. La lezione civile di O cara moglie, oltre a essere un ponte verso il passato prossimo di Evasio (il suo lavoro di ricerca sui canti di lavoro), non suona affatto datata. Anzi.
(Yuri Susanna)

www.evasiomuraro.com
otuttoolamore.blogspot.com



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