Se tra i ranghi della Randm Records, etichetta presso la quale si sono recentemente
accasati, figurano già i "figli bastardi" di Johnny Cash,
ThePalominos possono essere considerati, a tutti gli effetti, i
"nipotini illegittimi" di Buck Owens. A differenza dei succitati "figli d'arte"
cashiani, con all'attivo una discografia fattasi ancor più corposa con la pubblicazione
del recente New Old
Story, il quartetto, di stanza a San Diego, giunge solo oggi al proprio
debutto discografico. Un esordio, Come On In, seppur nella sua breve
durata (in realtà trattasi di un ep), a dir poco pregevole, quanto capace, nel
ristretto spazio pentagrammatico di sette composizioni, di mettere in luce il
diligente approccio musicale dei countrymen californiani. È ovviamente al verbo
del proprio "progenitore musicale" che il quartetto, capitanato dai fratelli Thomas
e James Zurek, guarda con dedizione e rispetto, facendo proprie le solari trame
di quel Baskerfield sound del quale Owens fu tra i pionieri.
Puro West
Coast country, quello impresso su nastro dai nostri, a rievocare quanto partorito
dalla fervida scena musicale nata e sviluppatasi, verso la fine degli anni Cinquanta,
nella cittadina della San Joaquin Valley, in contrapposizione alla stucchevolezza
zuccherina tracimante dalle produzioni nashvilliane del tempo. Musica verace e
genuina, ove alle armonizzazioni vocali e agli evocativi fraseggi della pedal
steel, venivano uniti il twang elettrico della Telecaster, e il sobbalzare percussivo
del primigenio rock'n'roll. Una baldanza che rivive oggi immutata attraverso l'opera
dei Palominos, fedeli osservanti dei precetti originari, tanto che non avrebbero
sfigurato, ai tempi, sui palchi degli innumerevoli honky tonk bar affollanti le
vie di Baskerfield, contendendo anzi la scena, alla pari, ad autentiche star di
prima grandezza quali, tra gli altri, il già ampiamente menzionato Buck Owens,
Tommy Collins e Merle Haggard.
Basti ascoltare, a riprova di ciò, il genuino
trasporto messo in mostra nella title track, e ribadito nella conclusiva You
Provide The Heartbreak (I'll Provide The Wine), dove sembra di trovarsi
di fronte ai redivivi Buckaroos, per non parlare dei pruriti rock'n'rollistici
d'un altrettanto movimentata It Could Happen To Anyone,
con il sincopato tambureggiare di Craig Packham ben in evidenza. È tuttavia l'armonizzarsi
tra le voci di Thomas Zurek e Lance Hawkins, così come l'intreccio elettroacustico
tra le loro rispettive sei corde, a rappresentare l'anello di congiunzione tra
passato e presente, come si evince nella spigliata No You Don't, o in una
Macon, Georgia, irrobustita proprio dal twanging
riverberato della chitarra elettrica. Un esordio di corroborante freschezza, Come
On In, nel suo riproporre, senza derivatismi di sorta, sonorità ancor oggi fresche
e frizzanti. D'altra parte gli stessi Palominos si definiscono "Not contemporary
in style, but certainly timeless in sound" e, alla luce di quanto ascoltato, come
gli si può dar torto?