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"cantantesse" americane di
Marco Restelli (19/10/2015)
C'è
qualcosa nelle canzoni di Amanda Pearcy che, non so spiegarlo, riesce a
stregarmi. Forse ciò che più mi ha colpito, anche del precedente e affascinante
disco Royal Street,
è il suo timbro vocale così unico e sensuale che - unito a quell'accento così
marcatamente texano (la donzella è di Austin) - sa regalare ai suoi pezzi non
solo un semplice suono, ma addirittura quel profumo capace di evocare spazi, immagini
e città del sud degli States. An Offering, nuova prova discografica
che esce a due anni di distanza come produzione indipendente, ma sotto le mani
esperte del sodale Tim Lorch, ha tutte le carte in regola per spingerla un gradino
ancora più su del citato predecessore e aiutarla a proporsi come eventuale outsider
di "cantantesse" più note nel campo dell'Americana (Lucinda Williams, per forza
espressiva, il più immediato e naturale accostamento).
Il potenziale del
disco lo si intuisce da subito, ascoltando tutto di un fiato il trittico iniziale
che ti cattura, trascinandoti con sé in un vero e proprio vortice di emozioni.
Ribbons and Bows, in apertura, dall'andamento
volutamente lentissimo, sa togliere il fiato per la sua dolcezza, mentre la Pearcy
cuce le diverse parti strumentali del brano, dilatate al punto giusto con maestria.
Parla della notte, il brano, quella notte oscura che prima o poi dobbiamo tutti
affrontare e foriera, a intermittenza, di sogni, di incubi e, a volte, anche di
peccati. Seguono il blues/gospel sinuoso di Every Now
and Then (dominata dall'Hammond B3 di Stefano Intelisano) e una versione
ipnotica - sembra uscita da un sobborgo di New Orleans - di Ode
to Billie Joe (cover di Bobbie Gentry). Quando arriva Pawn Shop
Gun - midtempo dalla melodia più lineare e dai suoni più acustici con l'illustre
partecipazione di Jimmy LaFave - a spezzare la sostanziale malinconia di
partenza, ti accorgi facilmente che la nostra Amanda ha fatto veramente centro,
svariando di fatto un po' su tutti i fronti. Lo farà di nuovo con la morbida ballata
country Birds on a Wire, cesellata da archi sognanti e un'immancabile pedal
steel guitar (Mike Daly) o, ancor di più, nell'elettrica
Comfort the Soul of a Man, dall'anima musicalmente gioiosa e spensierata,
e nella latineggiante Selfish Lover (ancora l'organo Farfisa di Intelisano).
L'artista insomma sa toccare le corde del cuore, ma non disdegna di smuoverci
dalla sedia per farci ballare, senza mai rinunciare, tuttavia, a voler sedurre
l'ascoltatore.
Una parola a parte, a mio avviso, va spesa per la title track (riproposta
nel finale anche in versione strumentale) che, in quanto tale, resta l'ideale
portabandiera del nuovo progetto. La vita di Amanda Pearcy, va detto,
non è stata tutta rose e fiori (dopo aver perso il marito da giovane,
quando aveva un figlio piccolo da tirare su, recentemente ha dovuto sopportare
anche il dolore di un familiare incarcerato) e detto per inciso, anche
per metter su questo disco, è stata costretta a ricorrere al crowdfunding
di Pledge Music. An Offering rappresenta quindi il brano del ringraziamento,
attraverso il dono di sé e del proprio amore - per esser riuscita a superare
le "mille e una" avversità che la vita le ha posto davanti, con l'invidiabile
orgoglio tipico dei "sudisti americani". Intimo e commuovente. Che dire
di più: anche noi la ringraziamo per questo gioiellino che ci ha regalato
e che farà molto parlare di sé, statene certi.