Ryan Purcell and The Last Round
Pick Me Up
[
Ryan Purcell
2012]

www.myspace.com/ryanpurcell
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File Under: roots rock, Americana

di Alberto Facchinetti (19/06/2012)

Un anno e mezzo fa ci aveva confidato che quello che stava per registrare sarebbe stato un grande album e di successo. Ecco, la gloria probabilmente non arriverà neanche questa volta per Ryan Purcell. Nonostante tutto il suo ultimo Pick Me Up, uscito con un anno di ritardo rispetto a quanto promessoci nell'intervista per RootsHighway e a quattro di distanza dal buonissimo Kick The Dirt, è veramente un ottimo disco. Però no, il successo non giungerà nemmeno in questa occasione. E Purcell se ne farà di sicuro una ragione, perché non è certamente quello che va cercando il rocker di Seattle, il quale sbarca il lunario facendo un altro mestiere e intende quello del musicista come un "labour of love". Il dischetto, a nome Ryan Purcell and the Last Round, parte con due rockacci ben scritti e ben suonati. Purcell sa che con un paio di accordi si può fare una bella canzone. Anche con una voce che è più grintosa che non aggraziata.

Non si capisce come Cover Your Tracks, che apre il lavoro, non dia anche il titolo al disco, visto quanto rappresentativa è la canzone. Forse per togliere ogni ambiguità sul fatto che questo è un progetto composto da canzoni originali: Purcell ha sempre pensato alla musica con l'ottica del songwriter e non dell'esecutore di pezzi altrui. Get it Right è un po' più bluesy della precedente, ma altrettanto trascinante. Il disco non poteva partire meglio. Draw a Line attacca con il piano di Charles Rowan (rispetto a Kick The Dirt, oltre a Ryan, è rimasto soltanto il fratello Evan e il produttore Johnny Sangster) che certo di primo acchito un po' lascia perplessi, ma poi questa chilometrica ballata, la più lunga dell'intero lotto, diventa bella. Ed è pure una delle preferite dall'autore. Così come sono tra le sue favorite le successive due: Worrying Kind, appunto, è un honky tonk che - magari assieme a Happy Hour - andrebbe gustato, birra in mano, dal vivo in qualche bettola della periferia americana.

A dare il titolo al disco è una canzone d'amore a tutti gli effetti, Pick Me Up. Purcell credo non si offenda se diciamo che negli ultimi tempi avrà ascoltato molto sia Peter Wolf sia Bob Seger e magari qualche band hard rock anni Ottanta, che le ballate, a volte forse banali, però le sapevano scrivere. L'album nel complesso contiene tre canzoni lente, perché verso la conclusione si aggiunge anche Long Road. Makes You Wanna Cry e Good Looking SOB sono invece due rock and roll che sanno molto di anni Cinquanta. Chuck Berry, ma con quel piano là anche Jerry Lee Lewis. Ovviamente in chiave più moderna, anche se non robuste come ad esmepio nello stile della Jim Jones Revue. Si chiude con Hole In The Sky, una canzone azzeccata che deve qualcosa ai Social Distortion, e che sembra quasi avere il passo di un pop-rock da radio fm. Forse neanche undici canzoni così basterebbero a Ryan per arrivare al successo. Anche per questo teniamocelo stretto.



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