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progressive Americana di
Fabio Cerbone (31/05/2013)
Oggetto curioso all'interno dello stesso movimento Americana, ultimamente troppo
ingessato per tentare una seppur minima, coraggiosa sperimentazione, Bow Thayer
completa un costante percorso di formazione con la creatura Perfect Trainwreck
(il collettivo musicale che lo accompagna da tre lavori a questa parte), pubblicando
questo strano, funanbolico ibrido fra mountain music e psichedelia intitolato
Eden. Sulle ceneri del già interessante Bottom
of the Sky, il musicista del Vermont (trasferitori nella zona rurale
delle Green mountains, ma originario di Boston) imbastice una sorta di concept
dove ogni suono confluisce in un'idea molto allargata di roots music.
Le
vibrazioni del banjo elettrico a cinque corde dello stesso Thayer sono sempre
al centro delle composizioni, di volta in volta arricchite da un quintetto dove
risaltano la pedal steel di Chris Mcgandy, dai toni fluttuanti e lisergici e le
colorazioni di fondo dell'organo (anche piano e mellotron) di James Rohr, entrambi
fulcro dei Perfect Trainwreck, allargati quindi alla presenza di una piccola sezione
fiati e del fiddle di Patrick Ross. Questa orchestra Americana sui generis prende
la forma di un viaggio svincolato dove lo spirito da jam band (il Vermont è pur
sempre la patria dei Phish…) e anche un briciolo di effluvi southern rock si coalizzano
in Blackstone Valley e nella stessa Eden,
ballate elettriche con uno spirito settantesco decisamente "free" e al tempo stesso
una carica rock più marcata rispetto ai dischi precedenti (lo si percepisce sin
dall'apertura di The Beauty of All Things, e così in seguito con Wreckoning).
Influenzato apertamente da temi naturalistici, con continui richiami al
rapporto fra uomo, natura eu animali (all'interno del libretto anche una sequenza
di foto che mostrano l'evoluzione di una crisalide in farfalla), Bow Thayer prova
a sciogliere le briglie del suo particolarissimo rock delle radici, passando attraverso
un scatenato hillbilly come 12 Inch Steel
e virando verso le commistioni tra country cosmico e soul di Inside Joke,
fino a spingersi nella lunga suite in quattro tempi di Parallel
Lives, tredici minuti che toccano elementi bluegrass, folk e persino
un rock plumbeo che evoca i migliori Sixteen Horsepower. Disco di non facile lettura,
si sarà intuito, e che tuttavia mostra quanto il talento di Thayer non fosse affatto
campato per aria (in lui ha sempre creduto Levon Helm, che a suo tempo lo invitò
a partecipare ai cosiddetti "Midnight Ramble concerts" in quel di Woodstock),
Eden richiede uno sforzo in più per uscire dal comodo guanciale
del linguaggio roots, proponendo brani umorali (A Bad Day at the Zoo, la
groovy e scura Trails) che potrebbero facilmente
ricordare dei Grateful Dead persi nei boschi del Vermont e se preferite la recente
svolta psichedleica della fratellanza di Chris Robinson (Black Crowes).