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Tom
Waits
Ci scusiamo Mr. Waits se
per un attimo abbiamo dubitato di lei. Ma anche lei però poteva dircelo subito
che ci stava pigliando in giro un'altra volta!. Negli anni novanta dopo sei anni
di silenzio in cui sosteneva di aver passato il tempo a leggere riviste di meccanica
(!) ci ha sorpreso con Mule Variations, l'ennesima evoluzione in chiave
blues di quello stile alla Captain Beefheart abbracciato nel 1983 con Swordfishtrombones
e mai più abbandonato. Con quel disco tirammo un sospiro di sollievo, perché Black
Rider ci aveva lasciato l'amaro in bocca, e il suo stile tutto percussioni
e cabaret Brechtiano sembrava essere arrivato al capolinea. Poi però sono arrivati
Alice e
Blood Money,
tanta carne al fuoco ma sostanza al di sotto della sua media. Poco male abbiamo
pensato, ma con Real Gone è successo il fattaccio: per la prima
volta ascoltando un suo disco abbiamo pensato "Bello, però è la solita solfa…".
Orrore! Mai era successo, ogni suo disco era una storia diversa, un colpo diretto
assestato ai nostri organi, un mondo a parte senza possibilità di replica. E abbiamo
ceduto alla tentazione di infilare anche lei nell'universo dorato dei buoni rockers
in pensione, quelli che ci licenziano il loro disco con regolarità senza spostare
virgole e accenti per non scontentare nessuno. Così lei, che evidentemente è anche
un po' permaloso, ci risponde subito vomitandoci 30 - dico 30! - canzoni nuove
unite a 26 perle sparse per anni in progetti alternativi per un totale di circa
due ore e mezzo di full-immersion nell'universo Waits. Un operazione che va molto
oltre le "Tracks" springsteeniane o i Lost Dogs dei Pearl Jam, perché qui abbiamo
almeno tre album nuovi con un titolo e un' anima indipendente. Cominciamo dai
Brawlers (i "fracassoni"….): Lie to Me, che lo crediate o
no, è puro rock and roll alla Gene Vincent. In Lowdown invece, udite udite,
compare la prima batteria normale, come non la sentivamo dai tempi di Heartattack
and Vine, quel mostro bifronte che faceva da spartiacque tra il Waits classico
e quello moderno. Questo brano, insieme agli straordinari 7 minuti di Road
To Peace, sono tra le migliori sorprese del primo cd. Affiora qui il lato
più blues (se non addirittura più rock) del nostro, tra brani già noti (2:19
e Buzz Fledderjohn le avevamo nella versione del John Hammond di Wicked
Grin), cover dei Ramones e di Leadbelly. Tutti i 16 brani sarebbero degni di menzione:
da solo questo cd vale l'acquisto e conquista le nostre quattro stellette e mezzo.
Passiamo poi al secondo cd, i Bawlers (gli "strilloni"), e qui affiora
il suo lato più sentimentale. Anche su questo versante il livello torna alto,
con il recupero di capolavori già noti come Long Way Home (sentita anche
da Norah Jones), Little Man, Little Drop of Poison (i più piccoli
la ricorderanno cantata da Capitano Uncino in Shrek 2) o Fannin Street
e nuovi emozionanti brani come Down There By The Train. C'è tutto lo spirito
delle sue gloriose notti giovanili, quando trapassava il cuore del sabato sera
con due note al pianoforte con una facilità impressionante e un tasso alcolico
che la buona Mrs. Brennan, la sua dolce metà, non le permette più. Facendo finta
che sia per caso, con Bawlers lei ci consegna quel seguito di Blue Valentine che
ci ha negato per anni: da solo meriterebbe quattro stellette. Infine i Bastards
(devo tradurlo?),il lato più sperimentale ma anche più letterario, giustamente
rappresentati da un brano della coppia Brecht-Weill in apertura, con letture musicate
tratte da Kerouac, Bukowski, Woyzeck, sorprendenti traditonal-folk (Two Sister),
frammenti, rumori dall'inferno e altre diavolerie a cui siamo già ben abituati.
Il risultato è simile alle sue opere più ostiche come Black Rider, ma è ormai
impossibile prescindere anche da questo Tom Waits in versione da ultimo
ritrovato della Beat Generation per amare l'artista al 100%. E d'altra parte risentirla
impersonare Brontolo che torna dalla miniera nella Disneyiana Heigh Ho è ancora
un vero spasso. Approfitti pure della nostra benevolenza di oggi e si prenda pure
3 stellette e mezzo anche per questi bastardi… Se voleva impressionarci, caro
Mr. Waits, sappia che c'è riuscito in pieno. |