Dan Baird and Homemade Sin
Circus Life
[Jerkin' Crocus
2013]

www.danbairdandhomemadesin.com


File Under: old time rock'n'roll

di Fabio Cerbone (07/01/2014)

Si scrive Dan Baird and Homemade Sin, si legge Georgia Satellites: invertendo l'ordine dei fattori, o meglio scambiando un solo numero all'interno della formula, il risultato magicamente non cambia. Avrà un bel dire il nostro Dan che si tratta di una seconda vita, ma alla fine torniamo sempre all'ovile, con Mauro Magellan dietro i tamburi a martellare un boogie sudista incessante e Keith Christopher al basso che tiene la bussola del ritmo. Insomma i tre quarti della rock'n'roll band di origine sono garantiti e se il chitarrista oggi si chiama Warner Hodges la differenza è proprio minima, anche perché il passato di quest'ultimo porta il nome di Jason & The Scorchers, vicini nell'anima e nei riff alla filosofia elettrica di questi ragazzi mai cresciuti. Baird ha sempre giocato con questi impercettibili scambi di persona, mai veramente intaccando le fondamenta delle sue passioni: nel progetto degli Yayhoos, ad esempio, si era servito di Eric Ambel, altro inflessibile agitatore del roots rock più sanguigno.

Cambiare per non cambiare dunque, restando ancorati all'idea di un rock'n'roll tutto chitarre e sudore, con un feeling che staziona da qualche parte tra il veccho Sud confederato, lo swamp dei Creedence di John Fogerty, gli Stones straccioni dei primi anni Settanta, e molti loro epigoni di lusso, a cominciare da Humble Pie e Faces. Questa più o meno la genealogia di Dan Baird & Homemade Sin, che nel nuovo Circus Life propongono esattamente il secondo tempo dell'omonimo esordio per la Jerkin' Crocus (etichetta inglese che con Ian Hunter, Del Lords, Mick Ralphs frequenta i "bassifondi" di una scuola rock dura a morire). E come tutti i sequel non fa esettamente l'effetto della prima volta, semmai si propone come un buon piatto riscaldato che dalla ficcante introduzione di Fall Apart on Me allo scatenato sobbalzare honky tonk di Little Darlin', passando attraverso le tappe obbligate della ballata mainstream rock (Break Down and Cry), della lunga cavalcata di routine (Thousand Little Pieces) o tra i graffi di Long Way Down (Hodges è sempre un manico di prima scelta) sintetizza il pensiero in musica di Baird e soci: suonare con in testa l'idea di una immediata trasposizione dal vivo, una scusa come un'altra per prendere amplificatori e custodie, caricare il furgone e cercare la verità là fuori, da qualche parte sulla strada.

Tanto era sembrato vitale, perfino travolgente il ritorno sulle scene della band nel 2008, quanto appare un po' rimasticato l'intreccio di Baby This e Outlivin', quell'insistente impasto boogie rock che Dan Baird va rigirando sui soliti tre accordi dai tempi dei suoi esordi solisti. In fondo qualsiasi canzone in scaletta su Cicurs Life potrebbe essere scambiata con quelle presenti in Love Songs For The Hearing Impaired o Buffalo Nickel - i primi passi discografici del dopo Georgia Satellites, con l'etichetta di Rick Rubin - con la differenza che la spontaneità e la freschezza di quelle incisioni non può sortire lo stesso risultato nel 2013.

    


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