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old time rock'n'roll di
Fabio Cerbone (07/01/2014)
Si scrive Dan Baird and Homemade Sin, si legge Georgia Satellites: invertendo
l'ordine dei fattori, o meglio scambiando un solo numero all'interno della formula,
il risultato magicamente non cambia. Avrà un bel dire il nostro Dan che si tratta
di una seconda vita, ma alla fine torniamo sempre all'ovile, con Mauro Magellan
dietro i tamburi a martellare un boogie sudista incessante e Keith Christopher
al basso che tiene la bussola del ritmo. Insomma i tre quarti della rock'n'roll
band di origine sono garantiti e se il chitarrista oggi si chiama Warner Hodges
la differenza è proprio minima, anche perché il passato di quest'ultimo porta
il nome di Jason & The Scorchers, vicini nell'anima e nei riff alla filosofia
elettrica di questi ragazzi mai cresciuti. Baird ha sempre giocato con questi
impercettibili scambi di persona, mai veramente intaccando le fondamenta delle
sue passioni: nel progetto degli Yayhoos, ad esempio, si era servito di Eric Ambel,
altro inflessibile agitatore del roots rock più sanguigno.
Cambiare per
non cambiare dunque, restando ancorati all'idea di un rock'n'roll tutto chitarre
e sudore, con un feeling che staziona da qualche parte tra il veccho Sud confederato,
lo swamp dei Creedence di John Fogerty, gli Stones straccioni dei primi anni Settanta,
e molti loro epigoni di lusso, a cominciare da Humble Pie e Faces. Questa più
o meno la genealogia di Dan Baird & Homemade Sin, che nel nuovo Circus Life
propongono esattamente il secondo tempo dell'omonimo
esordio per la Jerkin' Crocus (etichetta inglese che con Ian Hunter, Del Lords,
Mick Ralphs frequenta i "bassifondi" di una scuola rock dura a morire). E come
tutti i sequel non fa esettamente l'effetto della prima volta, semmai si propone
come un buon piatto riscaldato che dalla ficcante introduzione di Fall
Apart on Me allo scatenato sobbalzare honky tonk di Little
Darlin', passando attraverso le tappe obbligate della ballata mainstream
rock (Break Down and Cry), della lunga cavalcata di routine (Thousand
Little Pieces) o tra i graffi di Long Way Down
(Hodges è sempre un manico di prima scelta) sintetizza il pensiero in musica di
Baird e soci: suonare con in testa l'idea di una immediata trasposizione dal vivo,
una scusa come un'altra per prendere amplificatori e custodie, caricare il furgone
e cercare la verità là fuori, da qualche parte sulla strada.
Tanto era
sembrato vitale, perfino travolgente il ritorno sulle scene della band nel 2008,
quanto appare un po' rimasticato l'intreccio di Baby This e Outlivin',
quell'insistente impasto boogie rock che Dan Baird va rigirando sui soliti tre
accordi dai tempi dei suoi esordi solisti. In fondo qualsiasi canzone in scaletta
su Cicurs Life potrebbe essere scambiata con quelle presenti in Love Songs For
The Hearing Impaired o Buffalo Nickel - i primi passi discografici del dopo Georgia
Satellites, con l'etichetta di Rick Rubin - con la differenza che la spontaneità
e la freschezza di quelle incisioni non può sortire lo stesso risultato nel 2013.