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Deer Tick
Emotional Contracts
[ATO records 2023]

Sulla rete: deertickmusic.com

File Under: we're an american band


di Fabio Cerbone (07/07/2023)

La rock’n’roll band fanno giri strani, cercano di sopravvivere nella corrente, si aggrappano a sogni troppo grandi, finiscono per prendere sonore cantonate o addirittura cadono rovinosamente. Qualche volta però gli capita di risollevarsi, trovando magicamente la fiamma perduta, e allora escono dischi come questo Emitional Contracts, la sorpresa migliore uscita dal cilindro dei Deer Tick dai tempi lontani di Born on a Flag Day (2009). Il quartetto di Providence, Rhode Island nel frattempo ha navigato a vista, con pochi sussulti e troppe idee confuse, nascondendo il talento (e le canzoni) in dischi a corrente alternata, fino a proporsi perfino in un’ambiziosa doppia formula (l’acustico ed elettrico di Deer Tick Volume 1 & 2) e nella più classica compilazione di outtake, cover e scarti vari (Mayonnaise), spesso sintomo di un impasse artistico alla disperata ricerca di ispirazione.

Il nuovo contratto in casa ATO porta in dono una svolta, di approccio e di attitudine, un breve raccolto di dieci canzoni, brani provati a più riprese nel loro personale rifugio e lasciati decantare prima di incontrare il produttore Dave Fridmann (The Flaming Lips, Sleater-Kinney), registrando l’album a New York. L’effetto è evidente sul grado di intesa e di espressività che la band ha potuto raggiungere, condividendo più di altre volte il materiale a disposizione: tutti contribuiscono al risultato finale, la gioia di suonare è palpabile e anche la consapevolezza di non avere più nulla da perdere, portando a casa il disco della maturità, nel quale dominano i temi adulti delle responsabilità di famiglia, del trascorrere inesorabile del tempo e dei bilanci che alcune scelte di vita hanno comportato.

Invece di risolversi in una tediosa raccolta di mezza età, Emotional Contracts ha scelto però intelligentemente la reazione, partendo dal riff “stonesiano” di If I Try to Leave, dove il leader storico del gruppo John McCauley insegue il segreto dell’eterna giovinezza di Keith Richards, mentre la spalla Ian Patrick O'Neil (ormai completamento ideale nei Deer Tick e in formazione dal 2009) firma lo scintillio power pop della successiva Forgiving Ties. E tra sussulti roots, bevute al bancone del pub rock, iniezioni soul e melodia elettrica, questi “contratti” conclusi con le proprie emozioni a suon di rock’n’roll hanno il merito di offrire un nuovo inizio alla storia della band, qui sostenuta in studio anche dall’amico Steve Berlin (Los Lobos) e da un contorno di strumenti a fiato e tastiere (lo stesso Friedman con il figlio Jon) che non fanno che aumentare i colori e la vivacità dell’album: dalle accelerazioni di Grey Matter al sobbalzare garage soul di If She Could Only See Me Now, dal rock rurale a tinte texane di Disgrace ai toni più urbani di una ballata sorniona come My Ship, fino al gioiello pop elettrico dell’intera raccolta, una Once in a Lifetime che parte sul morbido pulsare del basso di Christopher Dale Ryan e finisce tra uno luccichio sixties di chitarre, fiati e voci (ci sono anche quelle di Courtney Marie Andrews e Vanessa Carlton).

Dal momento che i Deer Tick restano comunque una piccola rock’n’roll band di teppisti, a cui la precisione va sempre un po’ stretta, nel disco meglio prodotto della loro carriera trovano il tempo di infilare anche i nove minuti della conclusiva, epica The Real Thing, confronto diretto di McCauley con la depressione di cui è stato vittima per lunghi periodi della sua esistenza. Più che contraddire quanto lo ha preceduto, è la degna chiusura di un disco che metterebbe d’accordo Tom Petty e Nick Lowe sulle sponde opposte dell’oceano.


    



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