The Maldives
Muscle for the Wing
[
Spark and Shine Records
2012]

www.themaldivesmusic.com


File Under: alt-country, indie folk

di Fabio Cerbone (03/01/2013)

Tra le formazioni più interessanti che un asfittico panorama alternative country ha saputo proporre in stagioni recenti ci sono senza dubbio il collettivo The Maldives, una decina o quasi di musicisti della Costa Ovest, Seattle e dintorni, che ruotano fin dagli esordi intorno al songwriting e alla voce di Jason Dodson. È la sua scrittura cinematica, il suo intrecciare caratteri da fiction narrativa e agrodolci lamenti personali su amore, fede e speranza che caratterizzano l'impronta della band, un country rock dal passo epico dove un certo orizzonte indie pop alla My Morning Jacket sembra incontrare la brusca tempra del rock delle radici, rinnovando un genere che non sembrava potere più offrire grossi entusiasmi e rivelazioni.

Muscle for the Wing
, catturato con maggiori attenzioni per melodie e arrangiamenti insieme al produttore Shawn Simmons, sposta sensibilmente, pur senza stravolgerlo, il baricentro dei Maldives, che dalle lunghe cavalcate "younghiane" e dal roots rock malinconico dell'esordio Listen to the Thunder si muovono oggi verso paesaggi e visioni melodici e dilatati, traghettando in parte la tradizione che sta alla base del loro sound verso una ballata rock settantesca, la stessa che strizza l'occhio alla California (l'apripista I'm Gonna Try). Tutto ciò senza dimenticarsi le galoppate elettriche del recente passato (Come On, Come On) e quella drammaticità che la voce di Dodson e i reverberi delle chitarre accrescono negli intrecci di Blood on the Highway, brano non a caso scelto come primo singolo, sorta di trait d'union con il disco che lo ha preceduto. Lo stravolgimento non è straniante, confermando semmai The Maldives come una coda lunga e credibile dell'alt-country più passionale (e pastorale), ma nell'insieme la moderazione e la cura delle voci affievolisce un poco il selvaggio abbandono chitarristico degli esordi, preferendo lo zucchero West Coast di Lately I e Muscle for the Wing, dove quella vena pop poc'anzi evocata pare sovrapporsi all'ordito di banjo, steel e organi che gonfiano il suono della band.

L'operazione è spontanea e non sembra esserci un calcolo eccessivo, nonostante qualche momento di routine affiori nella parte centrale (la spiritosa Raven Riley, titolo-dedica ad una famosa pornostar americana, una innocua It's Like, You Know), lì dove The Maldives non se la sentono di lasciarsi del tutto alle spalle la componente rurale della loro scrittura. È innegabile tuttavia che nel tentativo di contaminarla e espanderla scaturiscano i risultati più interessanti: mentre la tenerezza country di Sally Mae esplode in accenti da nuova "California Dreamin", accostando la band a giovani colleghi come Dawes, My Way torna verso l'inquietudine folk in un falsetto dolcissimo e Go Back to Virginia innalza un canto finale con un crescendo di chitarre e voci che mette insieme la prima e l'ultima generazione dell'alternative country, creando un ponte ideale con i Jayhawks e quella fronda che ha sempre guardato alla cura delle armonie come un elemento di distinzione.


    


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