Titus Andronicus
Local Business
[
Xl Recordings
2012]

www.titusandronicus.net

File Under: punk rock for a new generation

di Gabriele Gatto (02/11/2012)

Che i Titus Andronicus non fossero una delle tante bar-band in circolazione lo si era capito fin dall'uscita, non più tardi di due anni fa, di quel The Monitor che aveva costituito una delle più grandi sorprese della prima decade di questo nuovo Millennio. A far la differenza era un'attitudine letteraria molto più spiccata ed una tendenza ad uscire dai canonici ritmi del rock'n'roll, mischiando reminiscenze celtiche, improvvisi e brucianti "accelerando" a base di chitarre elettriche deflagranti, brusche frenate e sterzate al limite dell'uscita di strada. Non era un disco semplice, The Monitor: il suo tema centrale, la guerra, era sviluppato in modo da richiedere all'ascoltatore una predisposizione d'animo ed una buona dose di attenzione, senza la quale la gran parte del senso dell'opera non sarebbe stata colta.

Ora, dopo due anni, la band del New Jersey ritorna a presentarsi sulla scena con un disco più maturo e, oseremmo dire, quasi "canonico" rispetto al precedente, senza che tuttavia questo ne pregiudichi il risultato né l'urgenza creativa. In alcune recenti interviste, il leader della band, Patrick Stickles, ha dichiarato che questo nuovo album è un disco che sviscera il tema dell'odio che l'uomo ha per se stesso. Forse, leggendo i testi delle canzoni, che ne costituiscono un elemento essenziale ed assolutamente imprescindibile, sarebbe più appropriato dire che i Titus Andronicus si soffermano sulle paranoie dell'uomo di oggi, sospeso fra una sempre crescente tendenza edonistica ed un ultimo ed inesorabile senso di perdita del senso dell'esistenza, soffermandosi a narrarle quasi sempre in prima persona. E in questo senso, gli estremi - musicalmente opposti - del disco ne costituiscono uno spacco molto rappresentativo. Se nella vibrante Ecce Homo, ricca di sferzate punk e vaghi rimandi al Bruce Springsteen più stradaiolo, i Titus Andronicus urlano della noia come "crimine più terribile" dell'uomo, nella conclusiva Tried to Quit Smoking, che riporta alla mente alcuni episodi desertici dei Two Gallants, emerge il grido drammatico ed agghiacciante di un uomo le cui mosse non sembrano più significare nulla. "Non volevo ferirti. È solo che non mi importa nulla di ciò che faccio".

Il resto è un viaggio vorticoso e quasi solipsistico a base di un rock'n'roll talmente vivo e sanguinante da contrastare drasticamente il pessimismo dei testi. Così, le cavalcate di Still Life with Hot Deuce on Silver Platter e Upon Viewing Oregon's Landscape with the Flood of Detritus, forse fin troppo verbose nei contenuti, sembrano quasi recuperare musicalmente la rabbia gioiosa di certi Clash. Ma è dopo il breve intermezzo punk'n'roll con tanto di armonica di Food Fight che il disco decolla con gli oltre otto minuti di My Eating Disorder, un pezzo totalmente autobiografico che racconta dei problemi alimentari che hanno per lungo afflitto il leader della band, dalla maestosa coda strumentale. Ancora un breve intermezzo e nei due pezzi seguenti, In a Big City e In a Small Body - nella quale fanno perfino capolino degli archi - sembra quasi che i Titus Andronicus abbiano raggiunto una classicità compositiva solo sfiorata negli episodi precedenti (ed ancora una volta alcune tessiture pianistiche sembrano figlie della migliore E-Street Band) senza che ciò ne infici l'urgenza espressiva. A seguire, l'interlocutoria (I am) The Slectric Man, che sembra scritta da un Mellencamp ubriaco di vino ed elettricità, è il preludio alla conclusione di Tried to Quit Smoking, di cui già si è detto.

Una volta concluso il vortice, siamo pronti per ripartire da capo, con la certezza che questo Local Business è un grande passo di crescita per una band che, se le premesse stanno così, potrà dire ancora moltissimo. Sempre che non si perda troppo nell'autocompiacimento lirico, unico rischio che al momento Stickles e compagni sembrano correre.



     


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