inserito 07/05/2008

Jason Collett
Here's To being Here
[
Arts & Crafts/ Audioglobe
2008]



Le premesse erano già tutte presenti in Idols of Exile e Motor Motel Love Songs: Jason Collett ci è sempre parso un autore da seguire con attenzione, anche se mai completamente sbocciato. Nessun mistero infatti sulle sue qualità di pittore della parola e di impressionista del pop rock, ballate al velluto e omaggi ai 70's racchiuse in un suono caldo che in passato profumava di morbida Weast Coast, di nobile pop "settantesco" e rock da strada. Si sono scomodati per lui paragoni altisonanti, anche se muoversi sul terreno della classicità e al tempo stesso provarla a rivestire di una sensibilità moderna non è operazione da cui uscire indenni: la concorrenza è agguerrita e le prove offerte con i suoi progetti paralleli, primo fra tutti l'ensemble della Broken family Band, hanno forse distratto la maggioranza dalla carriera solista, persino più interessante per chi aprezza il songwriting di qualità.

Peccato davvero perché questo ragazzo di Toronto ha talento e appetito sufficienti per deliziare con un amarcord rock che potrebbe conquistare gli affezionati sostenitori dei più recenti Wilco. Frutto di due sessioni di registrazione con Howie Beck e Marty Kinack lo scorso autunno, Here's to being Here ne ricalca in parte le atmosfere, risultando "svogliatamente" armonioso eppure legato alle radici country rock senza sbilanciarsi eccessivamente sul versante tradizionalista. È un disco perfetto per un mattino di sole primaverile, all'inizio attendista e sornione nella candenza trasognata di Roll on Oblivion e in quella assai più sbarazzina di Sorry Lori. Sono in fondo gli episodi meno intriganti e semplicemnte più gigioni di una raccolta che strada facendo si fa seriosa e soprattutto matura, seguendo un tracciato personale: la voce docile e pigra di Collett prende confidenza con le chitarre di Afie Jurvanen e il piano di Mike O'Brien, che spalleggiano il protagonista alla ricerca della sua vera espressività.

Capita allora che il frizzante power pop di Out of Time e Papercut Hearts sia soltanto una tappa dischiusa alle tenerezze di Henry's Song, splendida ballata piano e slide guitar che apre seriamente il sipario su Here's to Being Here. Charlyn, Angel of Kensington muovendosi al ritmo di un sinuoso reggea, ricorda alcuni esperimenti dell''ultimo Iron&Wine, brano di rottura che spalanca le porte al piatto forte: No Redemption Song volteggia per le praterie del country rock più ingentilito, Through the Night These Days ricama un gioello pop rock che non dispiacerebbe proprio a Jeff Tweedy, Waiting for the World possiede un'evidente impronta dylaniana, Nothing to Lose trotterella leggiadra e Not Over You ne porta avanti il testimone, facendo persino il verso al Tom Petty più orientato alla California dei seventies.

Di questo passo Jason Collett si ritaglia il suo posto al sole: Here's to Being Here è il disco che il collega Josh Rouse vorrebbe a tutti i costi realizzare da qualche anno ma che non gli è riuscito ancora di incidere.
(Fabio Cerbone)

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www.myspace.com/jasoncollettofficial


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