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My
Morning Jacket
Evil Urges
[Rough
Trade
2008]

Uno, due, tre: i colpi sono ben assestati e danno l'esatta dimensione
della svolta decisiva, come se tutto dovesse bruciare in un pochi istanti,
lasciando scarso margine di manovra. I My Morning Jacket vogliono
scrollarsi di dosso le ultime avvisaglie del tempo che fu, quelle definizioni
strette dentro le quali erano stati rinchiusi: basta dunque ciarlare di
presunto nuovo verbo sudista, di rinnovamento psichedelico, di classicità
folk rock, perché il vero obiettivo di Jim James e compagni è forse
sempre stato quello di maturare in una sorta di caleidoscopio di umori
e sensazioni che inglobassero ogni sfumatura di antico e moderno. Sulla
linea di demarcazione che già il precedente Z
aveva cercato di destare con maggiore concentrazione, Evil Urges
apre i giochi lacerando gli scampoli del loro songwriting: il falsetto
inconfondibile di James si trasforma in un sussurro soul sofisticato nella
title track, spingendosi fra ritmiche funky e pulsioni danzerecce in Touch
Me I'm Going to Scream, Pt. 1 e nella più ardita
Highly Suspicious, un pasticcio techno-rock che manderà
su tutte le furie chi li aveva eletti, noi per primi, incontrastati paladini
di un risorgimento dell'epica Seventies, sublimata nello strepitoso doppio
dal vivo Okonokos.
Evil Urges inizia così, cancellando con un colpo di spugna e molto coraggio
i luoghi comuni o le conquiste, a seconda dei punti di vista, della carriera.
Lo fa però tentennando, affidandosi ad una produzione (Joe Chiccarelli,
una vita da ingegnere del suono fra underground e mainstream) meno eqilibrata
del solito, ma soprattutto sguainando canzoni raffazzonate, confuse, pretenziose.
Jim James, portavoce indiscusso della band, ci parla di un disco finemente
"politico" e di rottura, con la voglia di attraversare la corrente, ma
all'affronto dei primi tre episodi corrisponde poi una decisa normalizzazione
del suono My Morning Jacket, come se avessero lanciato il sasso e nascosto
subito la mano.
Arrivano in blocco ballate anonime, un suono soft leccato che flirta con
un generico pop rock che non si addice alla loro caratura: I'm
Amazed, l'evanescente Thank You Too!,
persino alcune scontate bizze elettriche come la plateale accoppiata di
Aluminum Park e Remnants
non valgono la spesa del biglietto. Ci sono scintille sparse lungo il
tragitto, dalla carezzevole mistura di folk rock, West Coast e dolcezze
beatlesiane in Look at You alla mansueta
confezione acustica di Librarian,
momenti in cui prende il sopravvento il songwriting di James e la sperimentazione
è lasciata in un cantuccio a leccarsi le ferite. Non è sufficiente però
a pareggiare le cadute di stile, l'inconsistenza svelata in Smokin
from Shootin e ancor di più nella velleitaria ripresa di Touch
Me I'm Going to Scream, Pt. 2, otto interminabili minuti di
battiti da club rock e tastiere ridondanti che non approdano da nessuna
parte.
Se i My Morning Jacket volevano saltare il guado non ci sono riusciti
affatto: Evil Urges è forse soltanto un disco di transizione che tiene
i piedi in due scarpe e aprirà probabilmente ad un futuro tutto da riscrivere.
(Fabio Cerbone)
www.mymorningjacket.com
www.myspace.com/mymorningjacket
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