Reduci da un tour europeo
come gruppo di supporto a Lenny Kravitz, passati la scorsa primavera anche
per l’Italia, Durand Jones and the Indications riprendono le redini
di una carriera “interrotta” nel 2021 dopo la pubblicazione di Private
Space, album che si orientava con decisione verso contaminazioni funk
e disco. Nel frattempo il leader Durand Jones ha trovato lo spazio necessario
per il suo esordio solista, Wait Til I Get
Over (2023), lì dove trovavano posto canzoni molto personali e anche
dal grido sociale, mentre il batterista Aaron Frazer ha proseguito la
sua parallela produzione con Into the Blue (2024) e il chitarrista
Blake Rhein si è dedicato al progetto Patchwork Inc.
Il trio originale degli Indications, così come si formarono nel 2012 presso
l’Università dell’Indiana, ha ritrovato così la strada di casa passando
da Chicago, negli studi gestiti dal citato Rhein, e provando con Flowers
a rimettere insieme i pezzi di un percorso che si era un po’ allontanato
dalle intenzioni new soul degli inizi, quando la band aveva suscitato
l’interesse della specializzata Colemine, firmando in seguito un contratto
con la Dead Oceans, pronta riproporre anche il loro omonimo debutto del
2016.
Flowers non rappresenta esattamente un ritorno alle origini, piuttosto
una mediazione fra passato e presente alla luce di una maturità musicale
raggiunta da ciascun membro, superata la trentina. Come gli Indications
stessi si affrettano a definire, i “fiori” sono il simbolo di una nuova
primavera della loro vita, che tradotto in termini concreti significa
una raccolta di brani più cesellati, eleganti, dove una forma adulta di
"smooth soul" prende il sopravvento fin dalla breve introduzione
strumentale della title track e il morbido falsetto (che sarà una caratteristica
vocale ricorrente) della successiva Paradise. Dolcezze da cosiddetto
"Philly Soul" da seconda metà dei Settanta, falsetto di rigore,
carezze percussive in adorazione di Marvin Gaye e Curtis Mayfield, il
solco è tracciato con la gioiosa melodia di Lovers’
Holiday, i fiati vellutati di I Need the Answer, una
Flower Moon che ondeggia leggiadra in pista e le moine irresistibili
di una Really Wanne be With You che
è davvero una sorta di Marvin Gaye apocrifo di fine 70s.
Lo spirito dunque è ancora “revivalista”, ma con più malizia e qualità
innegabili negli arrangiamenti, anche se il campo in cui hanno deciso
di giocare Durand Jones and the Indications è molto agguerrito e il rischio
di restare sempre un passo indietro ad altri colleghi è evidente: Rust
and Steel la potremmo apprezzare anche nel canzoniere di Michael
Kiwanuka, ma saremmo certi che riuscirebbe a farle compiere un salto di
categoria, mentre If Not for Love avrà senz’altro colpito Lenny
Kravitz, tanto appunto da chiamarli come band spalla in tour, e così il
finale di Without You è un ponte ideale fra Isaac Hayes e i Black
Pumas, senza tuttavia mai cancellare l’impressione di un buon esercizio
di stile.