Alan Lomax

Forse è impossibile trovare dei confini, anche approssimativi, alla musica nera, intesa come genere o come insieme di generi. Come ogni storia che si rispetti, essa diventa cronaca e man mano che si descrive, man mano che aumentano le conoscenze, i limiti tra genere e genere diventano vieppiù sfumati. Il blues appare essere un dedalo, nella sua vicenda ormai più che centenaria. Oggi sembra scontato parlare di storia del blues, perché questa almeno "per metà" è stata scritta. Ciò è stato possibile anche grazie all'ausilio di tanti intraprendenti ricercatori, da Howard Odum, già attivo all'inizio del ventesimo secolo, agli storici (già ha senso parlare in questi termini) più recenti, come Paul Oliver o Chris Stratchwitz.
Alan Lomax
fu uno dei più attivi studiosi, uno dei pionieri "in senso moderno". Ma anche uno degli anticipatori e uno dei primi a capire l'importanza di una collocazione sistematica dei vari generi, riconducibili tanto alla musica nera, quanto più generalmente alla musica popolare di matrice statunitense. Lomax era nato nel 1915, figlio di una benestante famiglia di Boston. Il padre John era negli anni trenta responsabile dell'Archivio della Library Of Congress, anche lui interessato (oltre che "appassionato") di musica popolare già fin dal secondo decennio del secolo. Nel 1933 i Lomax intraprendono un primo viaggio nel profondo sud, riferendosi a Virginia e Mississippi. L'anno seguente, "scoprono" il Texas e un personaggio chiave come Huddie Leadbetter, meglio noto come Leadbelly (all'epoca detenuto all'Angola Penitentiary), grazie al quale viene fissata una grossa fetta di patrimonio tradizionale. Per tutto il decennio e fino all'inizio degli anni quaranta, Alan Lomax effettuerà questi viaggi, permettendo di posare l'orecchio su un gran numero di artisti, dalle interviste a Jelly Roll Morton della fine degli anni trenta, a Muddy Waters, immortalato nel 1941 (le famose incisioni della Stovall Plantation), a Mississippi Fred McDowell, rintracciato durante un lungo "field trip" nel 1959. L'attività di Alan Lomax si è sempre estesa alla musicologia in senso più ampio. Durante gli anni sessanta ha partecipato a numerosi folk festivals e nel 1992 ha pubblicato il fondamentale The Land Where The Blues Began, titolo di uno splendido compact uscito alla fine dello scorso anno, 2002, giusto pochi mesi dopo la morte del grande ricercatore.


Alan Lomax - Blues Songbook Rounder 2003

La Rounder seguita con l'emissione di lavori riguardanti il grande ricercatore ed etnomusicologo Alan Lomax. Lomax ebbe la genialità di intuire l'importanza del catalogare e del raccogliere sistematicamente le varie forme di cultura popolare americana (e non solo), dal blues al country a quell'universo identificato come folk, fino a ogni sorta di quella che oggi chiamiamo "old time music". Di qui i suoi ben noti "viaggi sul campo", che Alan insieme al padre intraprese a partire dal 1933, proseguendo fino agli anni quaranta. Rounder, qualche mese fa, ha pubblicato lo splendido The Land Where The Blues Began, dal titolo di un libro redatto da Lomax e pubblicato dieci anni fa; inoltre ha dato vita alla recente serie "Southern Journey", rendendo un pizzico d'idea di quanto sterminato e variegato fosse il campo d'azione entro cui si è mosso il ricercatore. Il valore di quanto da lui documentato va forse al di là dei confini strettamente musicali, chiamando in causa motivazioni storiche e sociologiche, vicende di rapporti sociali e razziali. Il blues rappresenta innegabilmente uno degli obiettivi privilegiati del suo lavoro. In tal senso questo Songbook, due compact per quarantuno brani, rappresenta un ché d'esemplare, un buono sguardo d'insieme verso l'attitudine di Lomax per la comprensione delle dodici battute. Un'opera di grande importanza e intensità emotiva, corredata da un eccellente volumetto. La vicenda copre un arco di tempo piuttosto esteso, dal 1934 (Blind Lemon Blues di Leadbelly registrato al penitenziario di Angola) alla fine degli anni settanta e passa per artisti come Blind Willie McTell, Sam Chatmon, Albert Ammons, Mississippi Fred McDowell, Jack Owens (un inedito del 1978, Cherry Ball Blues, insieme all'armonicista Bud Spires), Son House, (la bellissima The Pony Blues, 1942) Sonny Terry, John Lee "Sonny Boy" Williamson, David "Honeyboy" Edwards, prima della "riscoperta", Memphis Slim, Memphis Jug Band, Pete Johnson, arrivando fino a R.L. Burnside, in un inedito del 1978, Boogie Instrumental. Nomi noti, da Big Bill Broonzy a Muddy Waters (I Be's Troubled, parte delle famose incisioni alla Stovall Plantation) e meno noti, come Lucius Curtis, lo straordinario Cecil Augusta, il suonatore di banjo Dock Boggs, Elinor Boyer e tanti altri. Gente che ha davvero fatto la storia. Un documento impedibile.
(Roberto Giuli)



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