Di Ryan Anthony Massaro, in arte Amos Lee, siamo
sinceri, su Roots Highway avevamo perso un po’ le tracce negli ultimi
anni. Non che sia venuta meno la stima nei confronti di questo cantautore
che, in passato, ha avuto momenti di grande creatività (bellissimo il
suo Mountain Of Sorrow,
River Of Song, del 2013), raggiungendo perfino il così detto mainstream
(con Mission Bell, del 2011 raggiunse la vetta della classifica
americana), tuttavia la direzione artistica scelta con i suoi ultimi album
non lo ha più fatto rientrare, evidentemente, nei nostri radar.
Oggi l’ormai quarantaseienne della Carolina del Sud, presenta il suo ultimo
lavoro in studio intitolato Honeysuckle Switches: The Songs Of Lucinda
Williams, interamente dedicato a quella che è ormai unanimemente
considerata la Regina dell’Americana. E lo fa pescando a piene mani (ben
la metà dei brani scelti) da due suoi dischi che potremmo definire "minori",
ancorché amatissimi dai suoi fan: Essence e West. In particolare
sono sempre stato personalmente innamorato della seconda delle opere citate,
perché là si trova la Lucinda più malinconica e intima, capace di dedicare
un intero LP alla morte della propria mamma, il cui effetto devastante
nella sua vita emerge nella più totale vulnerabilità. Amos Lee sceglie
di trattare il tutto con pieno rispetto, e con una produzione ridotta
all’essenziale, a partire dall’iniziale ed ipnotica Are
You Alright? che, ripetendo quasi fino allo sfinimento la domanda
retorica in questione, arriva a cantare i versi che nessuno al mondo vorrebbe
pronunciare nei confronti di chi gli ha dedicato una vita intera di amore
ed attenzioni. Anche la delicata versione di Everything Has Changed
non è da meno con quella sua dichiarata incapacità di ritrovarsi nuovamente
nella propria quotidianità.
Mi rendo conto che nel recensire un disco di cover ci si dovrebbe concentrare
maggiormente sull’esecutore, invece che sull’autore delle canzoni, ma
il mio intento è anche quello di evidenziare positivamente il repertorio
scelto, che in questi casi fa la differenza. Dai due capolavori di Lucinda
(gli inarrivabili Car Wheels e Where The Spirit Meets The Bone)
Lee ha deciso di prendere un brano soltanto per ciascuno: Greenville,
storia d’amore finita male, e la triste Compassion, dedicata alla
scomparsa del padre e che finisce per rendere il tema in questione fra
i più ricorrenti del disco.
Nel complesso un plauso ad Amos Lee per aver sfruttato l’occasione senza
strafare e rendendo un omaggio più che degno di lode a un’artista che
pur essendo ormai conosciuta meriterebbe di raggiungere un pubblico ancora
più ampio per la sua grandezza, che sulle nostre pagine non le è mai stata
oggettivamente negata. Consiglio a tutti gli amanti della Williams di
ascoltarlo, magari per consolidare ancor di più la convinzione sulla sua
classe, per evidenziare la quale basterebbe anche solo la finale Bus
To Baton Rouge (qui in versione stripped, da brividi, piano
e chitarra). Splendore infinito.
La scaletta, le cover 1. Are You Alright
2. Fruits Of My Labor
3. Get Right With God
4. Compassion
5. Everything Has Changed
6. Greenville
7. Little Angel Little Brother
8. Sweet Old World
9. I Envy The Wind
10. West
11. Bust to Baton Rouge