Popa Chubby
Big, Bad and Beautiful - Live

[Dixiefrog/ IRD 2015]

www.popachubby.com

File Under: american rock blues

di Paolo Baiotti (16/01/2016)

Dopo avere celebrato 25 anni di attività con la pubblicazione di I'm Feeling Lucky, il bluesman più corpulento e "tamarro" del mondo ritorna sulle scene nella dimensione che gli è più congegnale, quella sul palco. Registrato a marzo del 2015 tra Montpellier, Tolosa, Bordeaux e Seignosse, Big Bad And Beautiful è un doppio disco dal vivo che esprime il lato più convincente e apprezzabile del debordante chitarrista di New York. Accompagnato da un trio formato dalla sezione ritmica italiana di Francesco e Andrea Beccaro e dalle notevoli tastiere di Dave Keyes, Popa dimostra di possedere discrete doti vocali e uno stile chitarristico più vario e adattabile di quanto lascino trasparire alcuni dischi in studio.

La scaletta recupera parecchi episodi sia dagli anni novanta, in particolare dal celebrato Booty And The Beast, il disco del '95 che lo ha rivelato al grande pubblico, che dagli episodi più recenti come Universal Break Down Blues, con l'inserimento di un inedito mini-set dedicato ai Rolling Stones. Nel primo dischetto si apprezza la fluidità del chitarrista sia in up-tempo come Blues Bearing Down o la jammata Stoop Down Baby, sia nel mid-tempo 69 Dollars valorizzato dal dialogo con le tastiere di Keyes, sia in tracce più riflessive come lo slow Same Old Blues di Don Nix o la swingata Sweat, meno caciarona del solito. La granitica Angel On My Shoulder è valorizzata dal finale improvvisato, mentre convince per l'energia il funky-soul di Palace Of The King dal repertorio di Freddie King. Meno riuscite la cover velocizzata di Rock Me Baby e il rock rappato di Life Is A Beatdown, un po' troppo sopra le righe lo strumentale Chubbafatha Medley che comprende la ripresa del tema del film Il Padrino.

Il secondo dischetto è più alterno. La rilassata Rock On Blues Man è un buon punto di partenza per il timbro vocale, per la chitarra orgogliosa e per l'apporto delle tastiere, seguito dal blues di stampo british Take Me Back To Amsterdam con un assolo espressivo e coinvolgente e da una vigorosa cover di I Was Looking Back con un riuscito amalgama di piano e chitarra. A questo punto si inseriscono i tre brani dedicati ai Rolling Stones, un po' deludenti rispetto al resto della scaletta. Love In Vain di Robert Johnson, un classico delle pietre rotolanti nel periodo con Mick Taylor alla solista, è indurita e velocizzata perdendo efficacia nonostante la slide robusta di Chubby, ma neppure lui salva una pesante Brown Sugar e una Wild Horses un po' banale e scolastica, priva delle necessarie sfumature vocali. Con la cadenzata Another 10 Years il musicista torna al repertorio più consueto, mostrandosi a proprio agio nella ritmata Caffeine and Nicotine che ricorda le tonalità di Stevie Ray Vaughan, nella stringata The Finger Bangin' Boogie e nel lungo slow People's Blues. In chiusura lo strumentale Somewhere Over The Rainbow riafferma le doti non indifferenti di un musicista che a volte dovrebbe cercare di contenersi per risultare più efficace.



    


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