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A.J. Croce
By Request
[Compass 2021]

Sulla rete: ajcrocemusic.com

File Under: request songs

di Fabio Cerbone (15/02/2021)

Colpi duri dalla vita ne ha ricevuti parecchi Adrian James Croce, A.J. per tutti quelli che ne seguono le gesta musicali. Figlio d’arte che ha sempre dovuto convivere con l’ombra di un padre (Jim Croce) scomparso quando Adrian aveva soltanto due anni, sballottato in seguito con la madre lungo gli States, parzialmente lesionato nella vista fin da ragazzo, il destino si è accanito fino a portagli via la compagna Marlo, morta improvvisamente per una malattia al cuore nel 2018. Da quel dolore profondo e incomprensibile per la perdita della moglie, A.J. Croce cerca di risollevarsi trovando conforto nell’unica sua autentica medicina, la musica, ma soprattutto in quelle canzoni in grado di risollevarne spirito e animo. By Request diventa così qualcosa di più di una semplice, banale raccolta di cover, magari pubblicata per temporeggiare in attesa di nuove idee: è una forma di cura che va a pescare in quel songbook che il pianista e autore conosce a memoria e spesso utilizza per galvanizzare il pubblico e la stessa band che lo accompagna.

Letta in questo modo, la scaletta di dodici brani altrui acquista ancora più spigliatezza rispetto a una già adorabile rivisitazione del repertorio, che riporta A.J. Croce sui sentieri di quel rock’n’roll intriso di umori soul e gospel, di notti a New Orleans e bevute a Memphis che ne annunciarono il fascino a inizio carriera (la promessa di That’s Me at the Bar, il suo album a tutt’oggi più ricordato, o il successivo, grintoso Fit to Serve). Inciso insieme alla sua touring band, con qualche fiato a dare manforte e la partecipazione di Robben Ford alla chitarra, il disco non aggiunge nulla di nuovo al canone estetico di Croce, e tuttavia, se risulta di conforto all’artista, perché negarne il fascino e la positività? Così accade che nessuna delle interpretazioni risulti mai scontata, pur nel rispetto della forma originale (San Diego Serenade di Tom Waits forse la più prevedibile), oltre a evitare di soffermarsi su brani fin troppo abusati: c’è il brio rhythm’n’blues di Nothing from Nothing (Billy Preston) in apertura a sancire la bontà dell’operazione, con il piano saltellante di Croce che impazza e tutta la band che si trascina appresso al leader.

Un bel biglietto da visita, che subito trascende nel curioso abito gospel che A.J. cuce intorno al classico di Neil Young, Only Love Can Break Your Heart, qui infusa anche dalle voci femminili di sostegno. La baraonda di Have You Seen My Baby (Randy Newman) è puro r&b di marca New Orleans che passa per il fantasma di Little Richard, ideale ambientazione per l’ugola arrochita di Croce e il suo pianismo boogie, i quali tornano come un fulmine in Stay With Me dei Faces, la più animosa a rock dell’intero album. Tempo per un romantico Sam Cooke d’annata in Nothing Can Change this Love, che è già tempo di blues in Better Day, brano di Brownie McGhee qui abbandonato su un letto di swing e piccanti interventi della slide dell’ospite Robben Ford. Si accennava al fatto che By Request evitasse i luoghi comuni e le luci della ribalta: così si spiegano i ripescaggi di gemme poco note come Brickyard Blues di Allen Touissant (vale la pena ricordare un’adorabile versione dello scozzese Frankie Miller), Ooh Child dei Five Stairsteps e persino i Beach Boys di Sail on Sailor.

Memorie di un’educazione musicale e di una passione condivisa, le canzoni di By Request serviranno forse ad A.J. Croce per trovare una ragione in più per proseguire il suo viaggio artistico.


    

 


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