Danny & Dusty
Here's To You Max Morlock
Live in Nuremberg (2cd + DVD)
[Blue Rose/ IRD  2007]

1/2

Uno scherzo del destino prima ancora che una vera rock'n'roll band, un'amicizia non solo artistica che oggi si fa davvero fatica a comprendere se non si ritorna ad una precisa stagione del rock americano. È significativo riconoscere al progetto Danny & Dusty un ruolo che va oltre il semplice carattere gioioso e sfaccendato del trovarsi insieme a suonare: pur nella sua totale informalità ha sempre rappresentato la sublimazione di un periodo magico della California e non solo dei primi anni '80, quando un manipolo di cani sciolti formatisi tanto sulle ceneri del giovane punk quanto sulla polvere del passato, fra psichedelia, Dylan, Young e tradizione folk, hanno ridato un senso al rock'n'roll mantenendone i legami con la storia e nello stesso momento spostando in avanti il baricentro. Dentro la creatura Danny & Dusty convivevano allora il country straccione dei Green on Red, il roots rock chitarristico dei Long Ryders, la tensione punk dei Dream Syndicate, fotografando musicisti, vite, affetti che andavano oltre il dato discografico. Vent'anni dopo rispolverare quella sigla non è stata certo un'operazione calcolata e di marketing, ne tanto meno una di quelle reunion votate all'accatto monetario, piuttosto una questione nostalgica, forse spinta dalla stessa richiesta del pubblico che se li era persi due decenni prima. Del disco uscito questa primavera, Cast Iron Soul, ne abbiamo parlato con accondiscendenza, riconoscendovi una scintilla di onestà e ardore, senza purtroppo l'esuberanza di un tempo. Di questo Live in Nuremberg del 19 aprile del 2007, che testimonia l'apertura del tour europeo che in seguito li ha portati anche dalle nostre parti, dobbiamo invece sottolineare la capacità di ridare linfa al repertorio vecchio e soprattutto nuovo, diminuendo le distanze, pure evidenti, fra quello che è stato e quello che effettivamente rappresentano oggi Danny & Dusty. Danny è Dan Stuart, ritornato a nuova vita dall'inferno: cappellino in testa, tenuta da pescatore, loser per eccellenza, le immancabili birre in mano, entra sul palco e sembra meno spaesato del solito, ma soprattutto ha mantenuto quella voce, unica, sgraziata, inconfondibile. Dusty è Steve Wynn, sempre sul pezzo, immutato timoniere che sorregge il compagno Danny e guida la band con l'entusiasmo che gli è solito. Il resto non è un controno: ci sono ancora i vecchi compagni delle prima ora Chris Cacavas, insostituibile al piano, e Stephen McCarthy alle chitarre e lap steel, con l'aggiunta di Bob Rupe (basso) e Johnny Holt (batteria), sezione rimtica indispensabile e assai più affiatata di quella sentita nelle date italiane di questa estate. Registrato al K4 di Norimberga, terra tedesca patria della Blue Rose, e intitolato in calce Here's to You Max Morlock (omaggio all'eroe calcistico locale, campione del mondo nel 1954 con la Germania), il doppio live in questione (generosamente allargato ad un terzo dischetto, l'intero DVD dello show registrato con i soliti pochi mezzi e la tanta buona volontà) sbanda fra passato e presente, ma riesce a divertire e convincere. Lo scompenso fra il repertorio è evidente: il saltellare country rock da bettola di The Word is Out e la svogliata preghiera di Song for the Dreamers accendono la miccia concedendosi subito ai ricordi. Certo il passaggio a New York City Lullaby e alla stessa Cast iron Soul, tratti dal recente come back artistico del 2007, è brusco: eppure nel suono diretto e poco imbellettato di questo Live in Nuremberg suonano assai più rodate. Un discorso che vale la pena estendere alla pigra cantilena di Warren Oates e The Last of the Only Ones, esempi di quel country rock da crepuscolo su cui i Green on Red hanno costruito la seconda parte della loro carriera. Ciò nonostante tutto sfuma di fronte ad una seconda parte in cui rispuntano le scintille alcoliche dell'esordio The Lost Weekend: Bend on the Road, Down to the Bone, The King of the Losers, Baby We All Gotta Go Down sono un'inno alle bevute di un tempo, suonate con il dovuto trasporto (infallibile McCarthy alla solista) anche se manca evidentemente il fuoco sacro della gioventù. Non è tuttavia il caso di lamentarsi, lasciandosi anzi condurre verso un finale inatteso che sfodera un'inedita e godereccia Honey in My Tea, honky tonk al fulmicotone dove le voci di Danny & Dusty si rincorrono a vicenda, cercando il giusto riposo in fondo alla strada con That's What Brought Me Here, filastrocca che allarga un sorriso sui volti degli ascoltatori, rinviando l'attesa per un'altra reunion.
(Fabio Cerbone)

www.myspace.com/dannydusty
www.bluerose-records.com


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