Hank Williams - Alone with His Guitar Mercury 2000
 

"Tutti vorrebbero essere Hank Williams, ma nessuno è disposto a morire" dice il Kinkster in persona, ovvero Kinky Friedman, in una delle pagine cruciali di A New York Si Muore Cantando e c'è della sostanza in questa frase che lascia cadere così nel bel mezzo di una storia che eleva Hank Williams allo status di simbolo della cultura americana. L'hanno chiamato poet of the people, e un motivo ci sarà pure da qualche parte nelle sue canzoni. In tutte le sue canzoni: Alone With His Guitar è l'occasione per scoprirle nella loro essenza e la bella confezione del disco (con le note di William Gay e Colin Escott) non deve trarre in inganno. In Alone With His Guitar le canzoni sono ridotte al lumicino e anche se hanno titoli che sono veri e propri classici (Tennessee Border, Honky Tonk Blues o Blue Love e l'elenco va avanti per ben diciotto brani) bisogna raschiare sulla superficie per andare a fondo per cogliere l'essenza di un songwriting che ancora oggi, nonostante l'apparente semplicità, si rivela una fonte d'ispirazione infinita. Attenzione, però: gli appassionati di hi-fi, i neopuristi del suono digitale, gli innamorati dell'alta tecnologia qui si troveranno decisamente a disagio anche perché, come dicono gli stessi curatori, nonostante tutti gli sforzi, rumori di fondo e fibrillazioni assortite non si possono cancellare. Non che si potesse fare diversamente con registrazioni in gran parte amatoriali, ma non è questo il punto.

Coerentemente con la sua storia, Alone With His Guitar è un disco che, parafrasando quello che scrive William Gay nelle note di copertina, è the real thing e la cruda realtà su Hank Williams è esattamente questa. Tutto il resto (ma davvero tutto) lo si trova nell'imperdibile box di dieci compact disc The Complete Hank Williams, a cui prima o poi bisogna pur arrivare, ma qui, in queste scarnissime ballate che arrivano in gran parte da trasmissioni radiofoniche di cinquant'anni fa c'è tutto. Uno storyteller straordinario colto in momenti in cui sembra scrivere il suo diario (come dice Colin Escott a proposito di Weary Blues) e non è una questione da poco perché Hank Williams è stata la prima rock'n'roll star in assoluto il cui motto "vivi veloce, muori giovane e lascia un bel cadavere" ha trovato immediata applicazione.

Il vero fantasma americano è Hank Williams e ascoltando Alone With His Guitar lentamente si capisce perché. Tutti pensano di vedere Elvis Presley ad ogni angolo, ma è soltanto il ricordo di quello che hanno visto in televisione, un'immagine, la sorpresa di un attimo che è diventata proprietà di tutti. Hank Williams è invece un nome che si è imposto solo con la sua voce, con quelle canzoni che, e in Alone With His Guitar si sente, sono proprio spiriti (come direbbe il buon Dave Alvin) che non temono il tempo o banali distinzioni tra nuovo o vecchio. Più che icone, infatti, sono leggende. Esattamente come Hank Williams.
(Marco Denti)


Hank Williams - Blues Come Around Catfish 2000

 

A prima vista magari è un po' complicato trasformare Hank Williams, un'icona del country & western, in un bluesman, ma d'altra parte è anche giusto, e sensato, poter riscoprire una particolare sfumatura del suo songwriting. Anche perché certe distinzioni, agli albori della musica popolare americana, è difficile sostenerle. Quella di Blues Come Around è un'interpretazione di Hank Williams e, nota positiva, fortunatamente ci sono ancora etichette discografiche che riescono a produrre qualcosa che abbia anche qualche idea di fondo e non soltanto un budget, un tabulato o un ufficio da mantenere. Poi si potrà discutere, ma sono anni che parliamo di musica e che la musica fa parte della nostra vita, e non è questa la novità. Blues Come Around contribuisce, nel suo piccolo, a far riscoprire una figura determinante per il rock'n'roll e suggerisce una chiave di lettura, il che non è poco. Blues Come Around è anche piacevole e ben fatto: ventuno canzoni (tra cui le classicissime Lost Highway e I'm So Lonesome I Could Cry), incisioni che suonano più che dignitosamente, una confezione con un minimo di note di copertina (scritte da Pat Harrison che consiglia, per chi volesse saperne di più, la biografia di Hank Williams scritta da Colin Escott) e una veste grafica semplice, ma in linea con un personaggio che è un capostipite della musica popolare americana.

Se ancora dovete cominciare a scoprire Hank Williams potete partire tranquillamente da qui, e non sbagliate colpo. Però, bisogna dirlo, le alternative di questi anni sono tutte decisamente concorrenziali. Riassumendo: più o meno a parità di costo, c'è Alone With His Guitar (un capolavoro dal non perdere assolutamente, anche perché il disco è anche un nutrito cd rom che si può esplorare a lungo), una distanza abissale da Blues Come Around, e un'altro universo di Hank Williams, quello solitario e più intimo possibile. Ascoltate la versione di Alone & Forsaken, a riprova. Spendendo qualcosina in più (si tratta di un doppio) avrete Live At The Grand Ole Opry, che è un vero gioiello (il titolo dice già quello che c'è dentro).

Infine, ma qui bisogna davvero mettere mano al portafoglio, c'è il cofanetto (i cd in questo caso sono dieci) uscito qualche anno fa e che tra tutti i box prodotti dall'industria discografica dall'invenzione di questo feticcio è uno dei migliori (non a caso ha vinto un Grammy). Per cui cominciate da dove volete, ma Hank Williams è da (ri)scoprire.
(Marco Denti)