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Basko
Believes |
L'intervista
Quando e perché hai deciso questo cambio di nome, in Basko Believes? C'è qualche ragione particolare per distinguere la tua produzone come Johan Örjansson e quella di adesso? Per quasi un anno ero stanco di fare musica. Sentivo che stavo scrivendo non per me stesso ma per qualcun altro. Mi sono diviso dalla mia band e non ho più prodotto nuove canzoni per diverso tempo. Quando finalmente ho ripreso in mano la penna ho iniziato a scrivere in modo differente, a pensare alle canzoni in un'altra maniera. Volevo un nuovo inizio attarverso queste canzoni. Questa è la ragione principale per cui è saltato fuori questo alter ego chiamato Basko Believes. Ci puoi raccontare come hai conossciuto i ragazzi dei Midlake e gli altri musicisti americani coinvolti nel disco? Ho incontrato McKenzie Smith e Joey McClellan
durante il tour con Israel Nash Gripka. Facevano parte della sua band in quel
periodo. Mi hanno parlato della studio di registrazione che stavano costruendo
e mi hanno invitato a visitarlo. Gli altri musicisti che suonano nel nuovo disco
sono loro amici. C'è davvero una bella situazione dalle parti di Denton, con un
sacco di gente talentuosa che fa musica. Perché hai scelto il Texas per registrare il nuovo lavoro? Immagino certo sia stata una soluzione ideale per il tuo tipo di musica, ma cosa cercavi che non avresti trovato in Svezia? Ho registrato in quel posto semplicemente perchè ne ho avuto l'opportunità, non è qualcosa che ho cercato volontariamente. È soltanto successo e sono contento per questo. Avevo ascoltato i Midlake per diverso tempo e sapevo che McKenzie Smith e Joey McClellan sarebbero stati capaci di catturare il suono che stavo cercando. Mi chiedo a questo punto se avrai l'opportunità di fare un tour negli Stati Uniti e di mantenere i contatti avviati con la scena texana. È dura! Ci sono un sacco di band che ci stanno provando. Stiamo lavorando perché accada e incrociando le dita potrà succedere, ma al momento non c'è nessun tour programmato da quelle parti. Chi o cosa si trova sulla Idiot's Hill? Insomma, dove nasce il partocolare titolo che hai dato al nuovo disco? Idiot's Hill è il soprannome del luogo in cui è stato registrato il disco. Aveva un senso incollare tutto quanto insieme con questo titolo, perché è il posto dove le canzoni hanno preso vita per la prima volta. In alcune canzoni ho notato che torna spesso la parola "casa", home. Dunque mi chiedevo se queste liriche nascessero da un periodo particolare della tua vita, magari infuenzate dal fatto di essere un musicista sempre "on the road"... Molte di queste nuove canzoni sono state composte mentre ero in tour, ma non credo sia questa la ragione principale. Ero arrivato ad un punto in cui sentivo che avevo bisogno di trovare un posto nella mia vita, dovevo fare un sacco di sacrifici e di cambiamenti. È da qui che ha preso forma Idiot's Hill. Diversi testi colpiscono per la semplicità, appaiono quasi come preghiere o invocazioni personali. E poi hai inserito questi due strumentali all'inizio e alla fine del disco: come dobbiamo intendere il tutto, è una sorta di concept, un ciclo chiuso di canzoni? Si, direi che questo album è un viaggio alla ricerca di una "casa", come accennavo prima. Ogni singola canzone ha bisogno dell'altra perché la sua storia sia raccontata. Chi sono i "Lupi", Wolves, da cui ci dobbiamo guardare e che stanno arrivando, come canti nell'omonima canzone? Questo è un segreto. Beh, allora se questo è un segreto, svelami almeno quello sulle tue ispirazioni musicali: a volte l'uso dei fiati negli arrangiamenti mi ha riportato verso un filone country soul che evoca The Band... Ci sono molte cose che mi ispirano, c'è così tanta grande musica là fuori. Ho ascoltato molto i Beatles mentre crescevo e direi che sono la ragione principale per cui scrivo canzoni. Accetti volentieri la descrizione di Americana per la tua musica? A volte non posso negare che il tuo cantato e lo stile folk sensibile degli arrangiamenti mi abbiano riportato a Ryan Adams... Si, non ho problemi con questo paragone, ma non è neppure qualcosa a cui penso. Sono un grande fan della musica di Ryan Adams e anche di altri artisti che sono inclusi in questo genere. Ogni volta trovi ispirazione e poi scrivi le tue canzoni. L'etichetta Rootsy è una delle tante interessanti realtà discografiche del nord Europa. Abbiamo scoperto diversi interessanti artisti svedesi in questi anni, tutti legati alla scena folk rock o alt-cuontry. Hai qualche nome da suggerirci? Penso che la scena musicale stia costantemente crescendo in Svezia. Ci sono alcuni songwriter veramente bravi in questo momento, che la stanno alimentando. Daniel Norgren per esempio è uno di loro. Ti consiglio fortemente di ascoltarlo.
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