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2012:
I 50 dischi di RootsHighway | ||
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"...niente di speciale in verità: solo un uomo che sorprendentemente dimostra un gran mestiere e una capacità di rendere meravigliosa un voce secca e poco espressiva, quasi che avesse passato gli ultimi decenni a calcare le scene e non occupato in chissà quale lavoro per campare..." | ![]() | ![]() | ||||
"...Josh Haden con The Soul Of Spain fa ancora di più: evolve il suo mood con un sound che ha la sua "anima" e la sua personalità ricca di chitarre liquide e narcolettiche, tocchi di piano e hammond, il tutto con l'abilità di colpirci ancora una volta dritti al cuore, proprio come fece con quell'indimenticabile esordio..." | ![]() | ![]() | ||||
"...un album che spazia su tutto il territorio country folk e Americana e, fosse anche solo per questo motivo, non annoia mai, proprio come il viaggio un po' spartano al quale allude lo sgangherato furgone azzurro della copertina..." | ![]() | ![]() | ||||
"...in questo This Magic Door ritornano a caratterizzare il mood generale quelle note di blues e di radici americane che sprizzavano da tutti i pori degli ultimi due lavori dei Black Crowes, seppur filtrati da un approccio della band di supporto molto meno irruente e più rarefatto..." | ![]() | ![]() | ||||
"...in contrasto con un orizzonte musicale rilassato - immaginate un tramonto sbirciato da una sedia a dondolo nel patio - le storie di Taylor schizzano caratteri in bilico sul baratro della dannazione, tracciano la traiettoria di una ricerca spirituale che anela alle stelle ma non riesce a liberarsi del fango..." | ![]() | ![]() | ||||
"...questi novanta minuti a rotta di collo sulle ali dell'entusiasmo, doppio monumentale album e ardua scalata all'ascolto, hanno invece il proposito di scardinare ogni indugio, di assecondare la pura gioia, un po' solipsistica, dell'intreccio strumentale fra i musicisti..." | ![]() | ![]() | ||||
"...un disco aggraziato che sparge effluvi soft rock e country lisergico, ballate struggenti che uniscono il sole scuro della California di Dennis Wilson con l'eleganza di Harry Nilsson, le fragranze agresti di un fuorilegge texano (il country in salsa swamp di Well, You Can Do It Without Me pare degno di Waylon Jennings) con l'inquietudine sudista di Gram Parsons..." | ![]() | ![]() | ||||
"...si comprende perché, non solo è il suo miglior disco da Time Out Of Mind in qui, dato che può valere a fini contabili più o meno utili, ma anche come fa Dylan a imporsi un gradino sempre più alto. E' la forza delle proprie ossessioni e di scelte che si sono coalizzate attorno a poche e scarne certezze..." | ![]() | ![]() | ||||
"...la convincente formula di Election Special non si ferma al dato contenutistico, perché diversamente saremmo nel campo di un semplice, seppure efficace pamphlet politico. Il fatto è che, sulla scia del già persuasivo e impegnato Pull Up some Dust and Sit Down, il nuovo album chiude un viaggio di ritorno alle radici..." | ![]() | ![]() | ||||
"...i suoi testi disegnano un ritratto mitizzato della vecchia America, quella del vecchio West. Un paese ancora popolato da fuorilegge, sognatori, imbroglioni e falsi eroi (come nei romanzi di Cormac McCarthy) che si muovono in small town polverose prima dell'avvento di Mc Donalds e dei centri commerciali..." | ![]() | ![]() | ||||
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