Se oggi individuare una qualsiasi "tendenza" - anche nell'ambito più ristretto delle nostre roots highways - è diventato un compito quasi impossibile, tanto il mercato (?) discografico appare polverizzato e chiuso a riccio nelle sue mille nicchie autocompiaciute, il 2012 ha comunque segnato un'improbabile (almeno in partenza) riscossa dei grandi padri della nostra musica. Era una traccia di fondo presente nelle vostre e nostre classifiche anche nelle stagioni precedenti, ma nel mix pur sempre stimolante (così ci pare) tra nuove proposte e vecchie glorie che ci ha caratterizzato fin dalla nascita di RoostHighway, questa annata passerà indiscutibilmente alla storia come la riscossa dei "dinosauri" (scusate la provocazione, ma è del tutto benevola). Che sia un segno dei mala tempora sociali, della nostalgia come antidoto alle incertezze, anche di una certa stanchezza propositiva, più in generale che rappresenti soltanto un'eccezione o una linea di tendenza, lo sapremo col tempo: l'unico dato certo è che Bob Dylan, Neil Young, Bruce Springsteen, Dr John, Ry Cooder, Mark Knopfler, Ian Hunter, persino il resuscitato Bill Fay continuano a scalciare con orgoglio e a popolare le vostre playlist. Tutto questo alla faccia dei contrasti fra la loro veneranda età e un mondo che parla adesso più che mai con la lingua "straniera" e ostile del File Hosting (a proposito: tanti saluti a Megaupload che ci ha lasciato...prontamente sostituito da altri), del Cloud, di servizi innovativi come Spotify e via di questo passo.

La differenza però, lasciatecelo reclamare a gran voce, è fra chi semplicemente (e in maniera sacrosanta, sia detto!) vuole mettere ordine tra le sue preferenze di ascoltatore e tenace appassionato e chi come RootsHighway, redazione tutta, vuole quanto meno tentare un consuntivo più o meno critico dell'anno appena trascorso. Altrimenti quale senso avrebbe ancora scrivere di musica nel 2012? Cercare forse di indicare un persorso, compiere propriamente delle scelte deve restare al centro di tutta la nostra azione. Dunque, con i soliti distinguo del caso e le differenze anche importanti nelle classifiche finali (buttare però un occhio ai voti dei lettori nelle posizioni di 11-20 fa piacere, perchè si ritrovano artisti giovani e nuove speranze che RootsHighway ha segnalato per primo), anche questa volta ci è parso di scovare un mondo della canzone rock più tradizionale, dalle certezze Americana alla più schietta roots music, passando naturalmente per escursioni folk indipendenti e alternative pop, dove i talenti e le attese conferme non hanno fatto mancare la loro presenza, reclamando un briciolo di attenzione e suscitando sani entusiasmi.

Allora il 2012 lo ricorderemo anche per la definitiva esplosione degli Avett Brothers come possibili future guide di un linguaggio roots aggiornato (e non scordiamoci il fenomeno Munford & Sons); per l'altra metà del cielo Americana di Tift Merritt e Anais Mitchell; per la strenua difesa delle radici rock più classiche di Lee Bains, Cory Chisel e Titus Andronicus; per la tenuta della tradizione d'autore con i White Buffalo; per il continuo animarsi della scena alt-country con la sorpresa Deep Dark Woods; per l'idea di un folk immaginifico e rinnovato con Father John Misty, John Murry, Sean Rowe e Hiss Golden Messenger. Tutti gli altri, dimenticati solo per questioni di spazio, vi aspettano nello speciale che segue.


RootsHighway Top 50 2012

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