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2012:
I 50 dischi di RootsHighway | ||
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"...sembra quasi che non vedesse l'ora di poter raccontare le esperienze raccolte in quasi cinquant'anni di vita da strada, e le svela divertendosi e divertendo parecchio, in barba ad una malattia che più di dieci anni fa sembrava averlo fatto giungere al capolinea..." | ![]() | ![]() | ||||
"...la band del New Jersey ritorna a presentarsi sulla scena con un disco più maturo e, oseremmo dire, quasi "canonico" rispetto al precedente, senza che tuttavia questo ne pregiudichi il risultato né l'urgenza creativa. In alcune recenti interviste, il leader della band, Patrick Stickles, ha dichiarato che questo nuovo album è un disco che sviscera il tema dell'odio che l'uomo ha per se stesso..." | ![]() | ![]() | ||||
"...Feeling Mortal, bellissimo e disarmante titolo, è il terzo capitolo di quella che a tutti gli effetti si dipana come una trilogia sotto l'egida del produttore Don Was, completando un percorso di rifioritura inaugurato con This Old Road e proseguito attraverso lo scheletrico suono acustico di Closer to the Bone..." | ![]() | ![]() | ||||
"...The Wilderness, dopo i pellegrinaggi sperimentali di Renmin Park, le canzoni di Vic Chesnutt raccolte in Demons e il distorto panorama elettrico di Sing In My Meadow, assomiglia a un riassunto dell'anima più intimista e caratteristica dei Cowboy Junkies..." | ![]() | ![]() | ||||
"...con una copertina che raffigura il nostro cowboy in solitario in un paesaggio apocalittico (con la neve del Canada o la polvere del Texas), anche Cabin Fever è politicamente scorretto con lyrics che vanno contro le banche americane e l'attuale crisi economica, oltre ad avventurarsi nel profondo West Americano..." | ![]() | ![]() | ||||
"...poteva essere pubblicato unicamente a suo nome, frutto della sua espressività di musicista e archeologo del rock'n'roll: strada facendo prende forma una raccolta quanto mai eterogenea eppure tradizionalissima, dimostrazione ulteriore di un artista capace al tempo stesso di sintesi e progresso, di guardare al passato senza risultare per forza conservatore..." | ![]() | ![]() | ||||
"...è proprio la voce dell'uomo di Montreal la cosa più bella di questo Old Ideas, una voce incredibilmente bassa che sembra parlare al cuore e ai suoi più profondi desideri. Rispetto agli ultimi due album, Cohen riesce ad innalzare le sue ballate e i suoi monologhi all'essenzialità di un tempo, tralasciando arrangiamenti e orchestrazioni inutili..." | ![]() | ![]() | ||||
"...The Salesman and the Shark non lascia dubbi sulle qualità misteriose, quasi "magiche" parafrasando il suo predecessore, di questo autore. Una vocalità baritonale che cala la sua stentorea forza su buona parte del nuovo materiale, senza sterzate brusche, semmai approfondendo il discorso avviato con una maturità più spiccata... " | ![]() | ![]() | ||||
"...il classico passaggio all'età della ragione, distanziandolo dai lavori più scontrosi di inizio carriera, ma di fatto nella sua alternanza di ballate disadorne, flash improvvisi di folk allucinogeno e estasi pop colorata si caratterizza come una delle opere più profonde che certo cantautorato indie folk abbia regalato in tempi recenti..." | ![]() | ![]() | ||||
"...la musica imbastita con i Wandering Sons peraltro non mente: è Americana nel cuore senza suonare per forza di cose antiquata, con quel piglio melodico che rende queste elegiache ballate una via di mezzo fra un Ryan Adams in veste soul e un Tom Petty più rustico..." | ![]() | ![]() | ||||
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