The Last of New York City Poets
Intervista a Elliott Murphy

Il prossimo disco, trentasette anni dopo il primo, dovrebbe chiamarsi molto semplicemente "Elliott Murphy". Ma non ha solo questo in cantiere il sessantunenne songwriter americano. Da sempre non c'è solo la musica tra le sue passioni. Murphy sta scrivendo infatti anche un nuovo romanzo, dopo che gli ultimi due sono usciti tradotti pure in Italia ("Café Notes" e "Poetic Justice"). Poi ci sarebbe il cinema, anche questo un discorso sempre aperto, iniziato quasi quarant' anni fa proprio nel nostro paese (con una collaborazione con Fellini). La sua è una lunga carriera, piena di esperienze artistiche. Nato a New York da una famiglia benestante nel 1949, ha iniziato giovanissimo a vagare per il mondo. Negli anni Sessanta ha girato l'Europa, suonando assieme al fratello nelle metropolitane delle città. Nel 1971 fece ritorno a casa a New York City, e due anni dopo registrò il suo primo disco "Aquashow", chiamato così perché questo era lo spettacolo che il padre aveva inventato nei '50.

Da più di vent'anni Mr. Murphy vive a Parigi. Un po' rocker, un po' troubadour. Proprio in Francia è iniziata per lui una seconda giovinezza. Qui si è sposato e qui è nato il figlio Gaspard, musicista pure lui. Ma anche a livello artistico ha trovato la sua anima gemella. Con il chitarrista Olivier Durand sono sempre in tour, e con la band non si fanno mai mancare un centinaio di date all'anno. Dal 1989, anno in cui si è trasferito definitivamente a Parigi, ad oggi sono usciti a nome Elliott Murphy più o meno venti dischi. Non solo in studio ma anche raccolte dei due decenni precedenti e live. L'album spartiacque di una lunghissima carriera è 12. Uscito nel 1990, è il dodicesimo album in studio e il primo parigino. In quei giorni nasceva anche il figlio. Per Murphy una rinascita, dopo gli anni americani belli e sfortunati. Nel 1995 l'amico di una vita Bruce Springsteen, per il disco Selling the Gold, si presentò in studio per cantare assieme a Murphy "Everything I do(Leads me back to you)". Con Springsteen hanno iniziato a suonare negli stessi anni e il Boss è uno che non dimentica certe cose.

Quando suona a Parigi, spesso lo chiama sul palco per un duetto. L'ultima volta on stage è finito anche Gaspard Murphy, in una serata che il ragazzo difficilmente scorderà. Il rapporto con Durand invece è iniziato nel 1998. L'album si chiamava Beauregard, il primo di una trilogia che è completata da Rainy Season del 2002 e da Soul Surfing di due anni più tardi. Da ricordare è anche il doppio String of the Storm del 2003. Dopo Murphy Gets Muddy (2005), nel quale ha coverizzato non solo Waters. Dopo Coming home again (2007) e Notes from the underground (2008) ora aspettiamo di sentire cosa combinerà nel disco prossimo, di cui Murphy in questa intervista ha già anticipato il titolo.
(Alberto Facchinetti)

www.elliottmurphy.com


L'intervista
(a cura di Alberto Facchinetti)



Cosa bolle in pentola, Mr. Murphy?

Ho un album in uscita che è prodotto da mio figlio Gaspard. Penso lo chiamerò… Elliott Murphy. L'anno scorso ho fatto un film e mi piacerebbe farne ancora (Spielberg che stia leggendo questa intervista?). Intanto sto scrivendo un nuovo romanzo, gli ultimi due che ho scritto ("Cafe notes" e "Poetic Justice") sono stati tradotti anche in italiano. Poi credo continuerò ad andare in tour finché posso e a scrivere canzoni fino a quando la chitarra mi darà la stessa magia di quando avevo 12 anni.

Torniamo indietro di qualche decennio. Nel 1973 hai registrato il tuo primo album "Aquashow" al Record Plant di New York. Le New York Dolls erano negli stessi studi per il loro secondo disco. Che ricordi hai di quella band?

Al Record Plant io ero al decimo e le Dolls al piano terra: volli andare a incontrare la band e fu come essere ad un party! Avevo già visto suonare le Dolls qualche volta in NYC, prima che iniziassi a registrare al Record Plant. Fu memorabile il concerto con i Modern Lovers come gruppo d'apertura. Penso fosse il giorno di capodanno del 1973 al Mercer Art Center. Io avrei fatto il mio primo show lì solo una settimana dopo. Poco dopo che "Aquashow" uscì, io iniziai ad avere come manager Leber&Krebs che lavoravano anche con le Dolls (e con gli Aerosmith). Qualche volta ho aperto i loro concerti in NYC e a Boston. Diventai anche amico di David Johansen e molti anni dopo abbiamo condiviso i French Ticklers, una band che ha fatto anche un live. Tra l'altro io sono stato scoperto da Paul Nelson, che aveva messo sotto contratto le Dolls per la Mercury. Insomma, avevamo molto in comune. Allora pensavo che avessero uno stile incredibile e molto coraggio. Tanti anni dopo vidi Johnny Thunders in Francia, quando suonammo insieme in alcuni festival.

La New York di oggi è molto diversa da quella degli anni Settanta e Ottanta?

Il mio mondo è diverso, questo è sicuro. E suppongo che anche New York lo sia. Io penso che la questione sia dove la nuova generazione trovi il proprio spazio per creare. Negli anni '20 era Parigi. Poi nei '60 fu San Francisco. Probabilmente ora è Brooklin. La differenza è che la vita ora è molto più costosa e che la gente vuole sicurezza. Nei '70 New York era aperta a me e alla mia musica e io là ho avuto un successo molto rapido. Non ci misi molto a firmare un contratto e ad iniziare ad andare in tour. Oggi è molto più complicato per certe cose, per altre no. Una città ha una personalità? Gli edifici e i parchi sopravvivono alle persone.

Willy De Ville e Jim Carroll se ne sono andati l'anno scorso. Sono stati dimenticati troppo in fretta?

Il livello di rumore nei media è oggi così alto che tutto è dimenticato troppo in fretta. Io non scorderò Willy perché noi dividevamo lo stesso tastierista, il grande Kenny Margolis, e una volta gli feci una lunga intervista per il Mucchio Selvaggio. Jim Carroll era un poeta vero, qualcosa di raro nel mondo del rock 'n roll. Dio solo sa, se entrambi saranno ammessi nella "Rock 'n roll Hall of fame.

Federico Fellini, morto nel 1993 per un attacco di cuore, soffriva negli ultimi tempi di non poter più lavorare. È difficile vivere senza la tua passione (il cinema per Fellini, la musica per te)?

Questo non lo sapevo. Fellini mi scrisse una lettera molto carina prima che morisse. Io gli avevo scritto per ringraziarlo di avermi inserito nel suo film Roma e per dirgli che quella fu un'esperienza che mi cambiò la vita. Anche con la passione per la musica è difficile combattere la depressione. La creatività è ciò che succede tra l'ansia e l'esaltazione. Io sono fortunato, ho scoperto la chitarra all'età di 12 anni ed è incredibile che questo incredibile viaggio continui ancora. Io ritrovo la mia passione nelle facce del pubblico davanti al palco. Un audience che ti acclama è una cura magica per la depressione di ogni artista.

Sei anche un giornalista e uno scrittore. Cosa ti piace della scrittura?

Mi piace il suono delle mie dita che battono molto velocemente parole sul mio computer. Scrivere è una delle mie migliori capacità ed è un po' come suonare la chitarra. Per me il rapporto tra la letteratura e il rock and roll è sempre stato chiaro ed evidente. Scrivere mi rende calmo e introspettivo e mi aiuta a focalizzare i miei pensieri, mentre il rock and roll mi fa venire voglia di esplodere!

Sei un buon amico di Bruce Springsteen. Ti piacciono le sue Seeger Session?

Mi piace quasi ogni cosa faccia Bruce. È un artista così poliedrico e fa musica straordinaria in diversi modi. Rock, Folk, R&B. Qualsiasi cosa voglia fare. Ho visto alcuni degli show della Seeger Session e il pubblico era incantato come ad un incontro religioso. Bruce è stato una forza positiva nella musica e nel nostro mondo. Ed è un vero amico.

Chi è l'ultimo dei NYC rockers?

Io.

 


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