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Carter
Sampson di
Marco Restelli |
L'intervista
Il gentilissimo staff del Paradiso, vista la bellissima giornata ci fa accomodare in uno spazio sul retro del backstage che affaccia direttamente su uno dei bellissimi canali di Amsterdam e, con il mio I-pad a portata di mano, ci accomodiamo ad un tavolino che sembra perfetto per occasioni simili. Ciao Carter, grazie per il tempo prezioso che ci dedichi prima di questo importante concerto al mitico Paradiso. Finalmente ho la possibilità di incontrarti e assistere a un tuo concerto. Ti ho seguito per tutta l'estate ed è incredibile quanti concerti hai fatto negli ultimi tre mesi. Partiamo da questo lato "on the road" della tua vita: quanto è duro stare in giro a cantare per un periodo così lungo? Sì, in effetti questa estate è stata veramente un po' pazza e impegnativa per me, il che è una buona cosa. A febbraio sono andata ad una grande Conferenza a Kansas City chiamata Folk Alliance International dove ci sono 1500 cantautori come me che sperano solo che qualcuno possa ascoltarli e 400/500 operatori dell'Industria musicale e così ho conosciuto Bert Pijpers, il proprietario dell'etichetta Continental Record Services che ha deciso di distribuire Wilder Side in Europa ed è stato pubblicato qualche mese dopo a maggio. Originalmente il programma prevedeva che facessi il mio primo tour qui a febbraio 2017, ma l'album stava andando così bene da queste parti e così da febbraio ho già fatto su e giù dall'America 4-5 volte e in effetti sto in giro da sette-otto mesi e manco da casa da due mesi, ma chiaramente sono molto contenta. Al Buscadero Day in Italia hai chiuso la serata subito dopo il concerto di Suzanne Vega, che molti fan ancora ricordano con affetto. Cosa ha significato per te come persona e come artista avere questa occasione di condividere il palco con una "Big"? Al Buscadero day mi sono molto divertita, è stato il nostro primo show nel nostro tour italiano e sono stata abbastanza fortunata ad avere con me una band olandese sul palco che si chiama Hidden Agenda Deluxe e ho lavorato con loro per registrare un album di canzoni di Natale. La questione di Suzanne Vega è in effetti pazzesca per me, perché mio padre me l'ha fatta conoscere quando ero una teenager, avevo 15 o 16 anni. Mi svegliò e mi portò a una trasmissione che si chiama Austin City Limit dicendomi "devi venire a sentire quest'artista" e da allora l'ho sempre amata. Per me cantare a questo bellissimo festival in Italia e suonare subito dopo di lei è stata un'esperienza incredibile. Il tuo bellissimo Wilder Side, che ho recensito per RH, come accennavi prima è stato molto apprezzato in Europa. Raccontaci un po' di questo tuo nuovo album e come lo consideri in riferimento ai tuoi primi dischi. Il nuovo disco l'ho registrato a Norman, in Oklahoma, insieme a un produttore, chitarrista e polistrumentista fenomenale di nome Travis Linville, col quale avevo già lavorato in passato. Credo che l'ultimo disco che ho fatto con lui sia stato nel 2009. Il disco prima di questo, Mockingbird Sing, invece è stato concepito in Arkansas, dove ho vissuto per qualche anno e dove avevo una band molto più rock and roll, il che mi piaceva anche. Ma credo che la mia "comfort zone", quella che mi rende veramente felice, sia quella in cui ci siamo mossi per Wilder Side, con una musica più dolce e con arrangiamenti e suoni più semplici. Dietro alla canzone Let The Devil Run, che chiude l'album, c'è una piccola storia. Ci puoi raccontare qualcosa al riguardo? Mi trovavo a Memphis, in Tennesse, sempre per quella conferenza di cui ti ho parlato, che ogni tanto si sposta. Era sabato sera e qualcuno mi ha chiesto se volevo andare alla chiesa di Al Green, il giorno dopo. In realtà non sapevo neanche che avesse una chiesa e ci sono andata, sperando che ci fosse proprio lui, visto che a quanto pare non era in tour. E lì ho trovato tutto ciò che da sempre avrei voluto in una funzione in chiesa, con canti molto belli e gioisi. Sono cresciuta nella Chiesa Metodista che ha una liturgia musicalmente abbastanza noiosa, tipicamente con tante signore con la loro voce in stile "vibrato". Per cui ho sempre voluto andare a un Big Black Tabernacle, ed è stata un'esperienza fantastica. Una domanda un po' personale: in un verso di Runaway dici "I want to live the good life and I will probably never settle down". Rispecchia esattamente quello che pensi riguardo alla tua vita o erano solo sentimenti di un momento che hai buttato giù per la canzone? Sì in effetti questo verso parla proprio di me. Ho sempre amato viaggiare. Vengo da una famiglia che mi ha sempre incoraggiato in tal senso, visto che mia nonna ha sempre viaggiato in tutto il mondo. I miei genitori a 17 anni mi hanno fatto venire in Inghilterra e Scozia ed ero sola con un'amica. Ancora non ci credo che lo abbiamo fatto, ma devo ringraziarli perché ora mi sento veramente a mio agio quando viaggio. Tre anni fa circa ho comprato un camper abbastanza grande col quale ci giro gli Stati Uniti ed è un modo per avere il proprio letto dove dormire quando sono in tour. In sostanza è la mia casa e così posso avere dietro i miei vestiti e i miei stivali rossi, di cui possiedo diverse paia. In generale mi piace vedere posti nuovi, ad esempio qui ad Amsterdam ho due giorni liberi e sono contenta di vedere un po' la città. Certo dopo tanto girovagare è naturale che mi piacerebbe avere una sorta di "home base" dove tornare, ma oggi come oggi non sono così legata a un posto simile, perché non l'ho mai avuto. Mentre sei in tour trovi il tempo di scrivere nuove canzoni o sei il tipo di cantautrice che ha bisogno di riposo e concentrazione per la propria fase creativa. In effetti, in Wilder Side ci sono molte canzoni che parlano del viaggio, della strada, ma di solito per scrivere ho bisogno di restare totalmente da sola e a riposo in modo da potermi concentrare. Cosa che recentemente mi è capitato molto poco in realtà. Qualche volta, ma più di rado, mi è capitato di scrivere qualche pezzo mentre sono in tour, come nell'ultimo in Colorado dove ho scritto una canzone dal titolo Rattlesnake Kate che parla di una storia incredibile, ma resta un caso abbastanza isolato. Dai tuoi post su Facebook sembra che il tuo tour in Italia sia stato molto coinvolgente per te e la tua band. Avremo occasione di vederti di nuovo? L'ultimo tour in Italia è stato veramente fantastico. Io e Burt Pijpers abbiamo incontrato Andrea Parodi, che era il promoter del tour ed è una persona eccezionale. Ci ha fortunatamente fatto anche da traduttore. La gente che ho incontrato nei vari concerti è stata veramente molto calorosa, gentile e abbiamo avuto un'ottima risposta dal pubblico. Andrea ci ha portato a suonare in diversi posti in cui il palco magari era piazzato davanti a un'antica fortezza o cose simili. Per l'Accadia Blues Festival, l'ultimo al quale abbiamo partecipato, siamo andati in un posto in mezzo alle montagne che all'inizio sembrava una città fantasma, con dei ruderi ovunque derivanti da un terremoto antichissimo. C'era il palco già sistemato e in giro non c'era nessuno quando siamo arrivati, tanto che ho pensato "ma verrà qualcuno a sentirci?". Poi siamo andati a mangiare, cibo tra l'altro come sempre delizioso e, quando è stato il momento del concerto, era pieno di persone che erano venute apposta per noi. Una sensazione bellissima. È stato magnifico e spero proprio di risuonare nel vostro paese vista l'accoglienza. Ringrazio Carter Sampson per la sue gentilezza e disponibilità, lasciandola al rituale sound check prima del concerto.
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