:: Dirk Hamilton
Sulla strada con Dirk

Dirk Hamilton è un personaggio fuori da ogni schema. E' uno che è sempre andato in fondo alla sua strada, magari avanzando lentamente e con difficoltà ma mai rinunciando alla sua integrità di artista. Negli anni '70, qualcuno gli aveva fatto intravedere la possibilità di un grande successo (di seguito, subito prima dell'intervista, vi proponiamo tre segnalazioni dai suoi più interessanti dischi del periodo, You Can Sing on The Left..., Meet Me at The Crux e Alias I). La realtà, però, fu ben diversa e Dirk si trovò a piedi, senza contratto e senza più la voglia di fare musica. Una lunga pausa di dieci anni, piena di grandi esperienze di vita, e poi, piano piano, torna la voglia di suonare, per sé e per il proprio pubblico, perché "fare musica fa bene all'anima". Lo incontriamo a distanza di un paio d'anni dall'ultima volta, durante il suo tour italiano, in mezzo ad uno zoccolo duro di fans che non lo hanno mai abbandonato e che lo supportano con un calore infinito e riscopriamo un uomo che, dietro un aspetto burbero ed imponente (per la cronaca, Dirk è alto due metri…) nasconde una sensibilità assolutamente fuori dal comune.
(di Gabriele Gatto)

www.dirkhamilton.com


You Can Sing on the Left or Bark on the Right
[Akarma/IRD 2005]

A suo modo, un classico. L'esordio del cantautore americano Dirk Hamilton, anno di grazia 1976, è una delle testimonianze più importanti... [leggi la recensione]
Alias I
[Akarma/ IRD 2006]

Alias I è un disco più personale e più legato alle passioni e alle radici musicali di Dirk Hamilton, Van Morrison prima di tutto... [leggi la recensione]
Meet me at the Crux
[Akarma/ IRD 2006]

Meet Me At The Crux, uscito originariamente per l'Elektra, è l'ultimo anello della trilogia ed è anche il miglior disco dell'autore, che avrebbe abbandonato il mondo della musica dopo l'ennesimo insuccesso... [leggi la recensione]

L'intervista

Sono diversi anni che giri con il gruppo emiliano dei "Bluesmen". Sarà vero quel che dice Elliott Murphy, cioè che un onesto rock'n'roller invecchiando rischia di diventare un bluesman?

Per me il blues c'è sempre stato. Il blues è una parte del rock and roll, io ho sempre suonato blues, folk ed a volte ho avuto delle influenze jazz.

Quando sei stato intervistato l'ultima volta per questo sito, avevi sospeso il giudizio sul tuo ultimo album "SexspringEverything", dicendo che avevi bisogno di un po' di tempo per darne un parere più completo. Ora, come lo vedi dopo un paio d'anni?

Anni fa avevo registrato il mio primo album con gli Yestermen, lavorando alla maniera degli Steely Dan, e mi sono accorto che questo modo di lavorare non funzionava granchè bene con la mia musica. La mia musica è molto meglio registrata live in studio. Il produttore di "SexspringEverything" aveva un approccio molto simile al produttore del mio primo disco e quindi non mi piace quanto gli altri album che ho registrato dal vivo, come Meet me at the crux, Yep! e Sufferupachuckle. Non mi piacciono molto gli overdubs…

Credo che Meet me at the Crux sia uno dei "capolavori perduti" degli anni '70. Dopo tanti anni, come giudichi questo disco?

Meet me at the crux è stato registrato dal vivo in studio, a parte qualche overdub su percussioni e seconde voci, ed è uno degli album che effettivamente mi piacciono di più. Comunque, generalmente non ascolto i miei dischi dopo averli registrati, penso sempre al prossimo piuttosto che al precedente.

Quali sono i tuoi progetti futuri? Stai lavorando ad un nuovo album?

Ho finito di registrare un nuovo album, intitolato The ghost of Van Gogh, che uscirà in autunno e ricomincerò a registrare verso novembre con la mia band americana. Spero di registrare un altro disco prima dell'estate prossima, un disco con canzoni che suonano decisamente differenti.

Tornando al passato, nella tua lunga "pausa" degli anni '80, hai lavorato per diversi anni in una comunità per ragazzi disagiati. In cosa questa esperienza ti ha influenzato?

La cosa principale che ho imparato, lavorando con questi ragazzi, è che non posso avere il diritto di essere triste per me stesso. Devo essere grato per tutte le cose belle che ho nella mia vita e non posso ripiegarmi su me stesso. Mai.

Gli anni '90 sono stati un periodo di rinascita per il cosiddetto movimento dei "singer-songwriters". Come ti spieghi questa rinascita?

Guarda, non ne ho proprio idea!

C'è qualche musicista in particolare che ti piace nell'attuale scena musicale?

Mi piacciono in molti…ma preferisco non citare nessun nome perché mi dimentico sempre qualcuno e poi mi sento a disagio quando incontro qualcuno che mi dice "Ehi, perché non hai parlato di me?". Posso dirti però che in Italia mi piace molto Graziano Romani. E' veramente un grande cantante!

Negli anni '70, la leggenda racconta di una clamorosa rissa fra i membri del tuo gruppo e del gruppo di Warren Zevon, con cui eri in tour. Come ricordi quei giorni travagliati?

Erano tempi strani per tutti, tutti festeggiavano troppo, bevevano troppo, prendevano troppe droghe ed in quel periodo sono successe un sacco di cose negative per tutti. Io ho perdonato tutti quanti, perché nella mia vita non c'è mai stato nessuno con cui abbia avuto qualche problema che poi non abbia perdonato. Tutti quanti abbiamo dei periodi duri e tutti imparano e crescono attraverso i propri errori. La vita è troppo corta per essere arrabbiati con qualcuno. Io sono convinto che ogni volta che succede qualcosa di spiacevole con qualcuno, bisogna aspettare finchè non giunge il tempo di perdonare e poi perdonare! La vita è troppo breve!

 


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