La generosità,
e una coerenza artistica che per una volta non è affatto
segno di inerzia, sono i tratti che accompagnano da sempre
Graziano Romani, rocker emiliano che sfiora i quarant’anni
di discografia, dal roots rock mai dimenticato dei Rocking
Chairs alle numerose incarnazioni soliste, in lingua italiana
e inglese, portando in dono il nuovo album Looking
Ahead.
Il precedente Still
Rocking aveva rimesso al centro le sue canzoni,
tra inediti, recuperi dal passato e cover, mentre oggi è
il tempo di una piena maturità e di uno sguardo alla strada
percorsa, con dodici brani che esaltano costantemente quella
voce ardente che gli riconosciamo e quell’anima soul rock
che vede nel Jersey sound di Springsteen, nell’epopea della
Stax records e nel trasporto del Van Morrison degli anni
Settanta i suoi principali punti di riferimento, come ribadito
dalla radiosa presenza di Middlejune,
primo singolo estratto, di Lay Down These Arms, This
Kind of Spark e Bright Side of the River, tutte
poste a ravvivare l’ideale facciata A del disco.
Unafraid si colora invece
di orizzonti Americana che piacerebbero a Joe Ely, con la
presenza dell’accordion, la richiesta d’amore di Univesal
Law possiede una carica da ballata rock che risale
in superficie, mentre il finale attenua giustamente la tensione
accumulata, prima riprendendo i fili del soul in Back
Alley Beauty e poi scegliendo i chiaroscuri, alternando
speranza e nostalgia, di Looking Ahead e The Last
Jukebox on Earth.
Sognatore, appassionato, con uno slancio verso il futuro
e la consapevolezza di quanto macinato in tutti questi anni,
Romani sceglie la sicurezza dei musicisti più fidati, dai
“vecchi compagni” Max Marmiroli ai fiati e Franco Borghi
alle tastiere, fino alla sezione ritmica formata da Lele
Cavalli e Nick Bertolani e alle chitarre di Follon Brown,
per imbastire un disco a suo modo ineccepibile per la storia
stessa dell’autore, dove pulsazioni r&b, rock’n’roll dal
cuore classico e abbracci soul sono la trama che accompagna
i suoi bilanci di uomo, padre e musicista.