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  Stefano Dentone & The Sundance Family Band
Growin' Up Blues
[Go Country records 2023]

Sulla rete: stefanodentone.com

File Under: roots & blues ballads


di Fabio Cerbone (18/03/2024)

Prende maggiore identità la collaborazione fra Stefano Dentone, chitarrista e autore livornese, e la Sundance Family Band, inaugurata due anni fa con l’album di esordio Sunday Ranch e ora protagonista di questo interessante secondo capitolo, intitolato Growin’ Up Blues, sempre pubblicato dalla Go Country records. Il nome dell’etichetta può in parte suggerire il raggio d’azione musicale, anche se il suono del gruppo si rivela assai più multiforme, disposto ad abbracciare l’intera gamma dei colori della tradizione, in quello che oggi potrebbe essere riassunto come Americana. D’altronde quel blues nel titolo (che ritorna nella canzone omonima e in Make You Mine Blues) non è messo a caso, e proprio nella radice “southern”, che si colora anche di spunti gospel, affonda l’albero piantato dalla Sundance Family Band, aprendo le canzoni persino alle vibrazioni elettriche del rock.

Un’attitudine “comunitaria”, che lascia libera la strumentazione e conserva una certa impronta live della registrazione di studio, caratteristiche che avevamo notato già nell’album precedente e che oggi sono ribadite con maggiore espressività, cercando di far dialogare testi, interpretazione e suoni seguendo il filo rosso che unisce i brani nel tema della crescita. Dentone, musicista di origini liguri ma trapiantato da anni a Livorno, vanta già una ricca produzione, sotto forma di collaborazioni, dal duo con Antonio Ghezzani all’avventura con The Running Chickens, una quindicina di album in tutto che tuttavia sembrano avere trovato una forma più compiuta proprio grazie al binomio artistico creato con la Sundance Family Band, lì dove l’apporto fondamentale di Chiara Cavalli al violino e Valentina Fortunati al mandolino e al banjo forniscono gli spunti più rootsy, mentre Marco Fontana alle chitarre elettriche ricama e rafforza dove necessario con accenti blues e rock, e Francesco Coppedè al contrabbasso e Filippo Meloni alla batteria completano la sezione ritmica, cercando di intervallare vuoti e pieni, momenti intimi e altri maggiormente carichi di energia.

L’esempio è l’alternanza fra la title track d’apertura - tra gli episodi migliori, un country folk rarefatto dove entrano subito in gioco anche il flauto dell’ospite Beppe Scardino e le voci delle coriste Francesca Carrera e Letizia Pieri – e la successiva Come Out, attraversata da una slide guitar e uno sviluppo ondeggiante tra chitarre, mandolino e violino. All’apparire dei toni sudisti e country gospel di The Love I Need o della nitidezza roots di How Far You Go (presente il trombone di Tony Cattano) è chiaro che Stefano Dentone (convincente in generale anche la sua prova vocale, mai forzata e semmai attenta a seguire certi languori insiti delle canzoni) e band al seguito hanno deciso di lasciarsi trascinare dagli umori della loro passione per l’american music. Blu Sky risulta così più jammata ed elettrica, toccando i cinque minuti con un contributo essenziale del violino di Chiara Cavalli e nel finale del sax diropente di Beppe Scardino. La segue a stretto giro una I Want You dai toni più drammatici, ancora incrociando folk, americana e tentazioni rock&blues sopite, quelle che invece emergono in maniera esplicita in Ride On, Betrayed e Heaven on Earth, quest’ultima arricchita dalla presenza di un flauto che dona profumi sixties e richiami folk rock di una stagione lontana.

Un disco suonato prima ancora che pensato, che anche nella sua ingenua freschezza "dal vivo" cerca e trova una buona personalità.