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  Ellen River
Life
[Ellen River 2023]

Sulla rete: ellenriver.bandcamp.com

File Under: life of a singer-songwriter


di Fabio Cerbone (25/04/2023)

Il sorriso è coinvolgente, anche se la foto è leggermente sfocata, con quel soggetto bucolico sullo sfondo che sembra già richiamare alcune suggestioni musicali dell’album: nella copertina di Life è racchiuso il doppio volto di queste canzoni, spesso luminose dal punto di vista sonoro, ma che nascondono un’anima più sofferta, un percorso di vita che la stessa autrice suggerisce nelle note interne del disco, parlando di anni impegnativi “a livello fisico ed emotivo”. La cura è rappresentata dalla bellezza di ventisette tracce e un ambizioso doppio album, che mette in gioco tutte le passioni di Ellen River, nome d’arte della modenese Elena Ortalli, a cinque anni dal primo vero e proprio esordio, Lost Souls, sotto questo pseudonimo.

Fin troppo facile muovere subito l’appunto che ci sia troppa abbondanza, soprattutto da una musicista indipendente che prova a ritagliarsi il giusto spazio sulla scena italiana, quella che guarda all’America dei grandi songwriter e del folk rock a tinte tradizionaliste: peccato che passaggi a vuoto o peggio cadute di tono non ve ne siano affatto in Life, giusto qualche ripetizione della formula che per nulla scalfisce la superficie brillante che Ellen River e i suoi collaboratori (con la produzione di Gianluca Morelli) sono stati capaci di imprimere a questa notevole raccolta, fatta di sensazioni e racconti dal taglio autobiografico ed esistenziale.

Lo si poteva intuire sin dal primo singolo, la stessa Life, incantevole passo rock agreste che oggi passerebbe per Americana, ma arriva dall’Emilia, terra quanto mai sensibile negli anni a questo tipo di suoni. Qui tutto rimanda a quell’intreccio di radici folk, blues, country e filiazioni rock che costituisce l’ossatura di certo cantautorato ormai familiare su queste pagine: che a proporlo sia la voce - bella, trascinante e aggrazziata a seconda delle esigenze espressive del brano - di Ellen River non dovrebbe sorprenderci più del dovuto, perché il panorama di casa nostra è maturo da tempo per ricevere lavori discografici di questa qualità.

Non bastassero le descrizioni appena accennate, arrivano le sfumature “mississippiane” di Blues for G, che subito si tramutano nella drammaticità rock di Better than Me, per attraversare quindi i toni più dolciastri di Renata e quelli pastorali del county rock di Double Trouble, con la pedal steel dell’ospite Alex Valle. Sono soltanto alcuni esempi dell’agilità musicale con la quale Life ed Ellen River stessa traducono i diversi sentimenti richiamati all’interno di queste canzoni. Con le chitarre di Boris Casadei attente a sottolineare ogni cambio di umore, le coloriture essenziali del piano (Stefano Zambardino, anche all’accordion), dell’organo Hammond (Enrico Giannini) e del banjo ((Marco Maccari), solo una parte delle numerose scelte stilistiche e delle partecipazioni che Life prevede lungo il suo percorso, il disco riesce concretamente a non cedere sotto i colpi delle sue stesse aspirazioni, sebbene sia naturale che qualche numero brilli più di altri di luce propria: nella generosa offerta a disposizione, noi proviamo a citare il trascinante cuore soul di I See, tra le migliori in scaletta, la pianistica Waiting, capace di risaltare l’interpretazione emotiva di Ellen River, e ancora la scura tessitura tra gospel, rock e country gotico di Just a Bad Dream e Would You? (con l’intervento del violoncello di Enrico Guerzoni), la tenerezza di Lucy e i nitidi colori di Inside a Picture.

Ma per una volta davvero non è un luogo comune che sia l’insieme e non le singole parti a fare la differenza: c’è un angolo di Life per ciascun ascoltatore, materiale che potrà incuriosire o addirittura conquistare, e se più miti consigli avrebbero forse richiesto a Ellen River di condensare il meglio di questo raccolto, magari per sfruttarlo ancora in un album successivo, pare di poter dire che alla fine abbia avuto ragione lei.