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  Light and Scars
LITOW (Love Is the Only Way)
[Strade Blue Factory 2023]

Sulla rete: lightandscars.com

File Under: all you need is love


di Nicola Gervasini (25/07/2023)

Per chi fin dagli anni Novanta bazzica la scena “roots” nostrana, il nome di Sergio Marazzi non è certo nuovo. Noi ce ne eravamo occupati già nel 2011 in occasione del suo primo album solista, This Man, ma anni prima era diventato noto nella scena con la band dei Bluebonnets (un solo disco, No Man’s Land del 1999), con all’attivo più di dieci anni di attività in cui condivisero il palco con parecchi grandi artisti americani, e curiosamente fecero anche da backing-band all’avventura musicale del calciatore americano Alexi Lalas (a Padova se lo ricordano bene, ma anche la caviglia di qualche attaccante nostrano probabilmente).

Tenendo fede ad una curiosa cadenza dodecennale per ogni suo album, Marazzi torna cambiando ancora una volta ragione sociale e adottando un nickname quasi da indie-folker d’altri tempi, Light and Scars. L’idea è quello di non limitarsi soltanto alla audience nostrana per questo genere e guardare più all’Europa, con un album sempre anglofono in cui Marazzi torna a proporre le sue pigre, indolenti ballate con una ben più consapevole maturità. La scelta di mettersi nelle ormai consolidate mani di Don Antonio - alias Antonio Gramentieri - era forse perfin quasi scontata, visto che si tratta di uno dei pochi artisti e produttori in grado di spogliare questo tipo di prodotti da quella patina di improvvisazione da home-made-record che troviamo spesso nella scena italiana (ma ormai non solo italiana direi). Don Antonio ha il pregio di avere una buona personalità, ma non troppo invasiva quando si tratta di produrre dischi di altri, anche se in questo LITOW (acronimo di Love Is The Only Way) porta in dote, oltre ad alcuni rodati musicisti come Nicola Peruch e Piero Perelli, anche la partecipazione straordinaria dell’amico Alejando Escovedo, che presta la voce in Dreamer.

Per il resto Light and Scars è il soprannome giusto anche per raccontare una serie di canzoni dove le ferite, che i rapporti amorosi inevitabilmente ci lasciano, sono curate con una visione tutt’altro che pessimista (significativamente il brano di apertura si chiama Hope e quello di chiusura A New Day’s Gonna Come) sull’’opportunità di insistere a mettere i rapporti con gli altri in cima alle nostre priorità di vita (Next To You). L’amore è dunque l’unica via per sfuggire all’orrore del presente (Sad Times), anche se fa male e lascia i segni (Tragic Spell). Marazzi non cerca troppo la varietà quanto la sostanza in quello che non è un vero concept-album, ma idealmente è come se lo fosse, forse il punto di partenza di una nuova carriera che speriamo non debba attendere davvero altri 12 anni per conoscere un nuovo capitolo. Almeno per sapere se, nel frattempo, quel suo nuovo giorno è davvero arrivato.